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Il Gruppo Prada investe 60 milioni in nuovi stabilimenti produttivi

In programma il raddoppio dello stabilimento di maglieria di Torgiano (Perugia), che diventerà il più grande al mondo, una linea automatizzata per la produzione di sneaker in quello di Levane (Arezzo), lo sviluppo della conceria di Limoges e delle manifatture toscane di Scandicci e Terranuova Bracciolini

di Silvia Pieraccini

Lo stabilimento Prada di Valvigna

3' di lettura

In una fase di risultati brillanti e di passi avanti sul fronte della sostenibilità, il Gruppo Prada sceglie di accelerare sulle fabbriche, quelle che hanno sempre rappresentato la sua cifra distintiva (oggi ha 24 stabilimenti produttivi di cui 21 in Italia) e che il fondatore e consigliere esecutivo Patrizio Bertelli, ieri nella sede industriale di Valvigna vicino Arezzo, ha descritto come «l’ambiente in cui i giovani devono essere orgogliosi di lavorare», paragonandole a «una famiglia che deve far sentire le persone integrate, partecipi e responsabili».

Prada Academy

«Una fabbrica con queste caratteristiche ha pure una redditività maggiore», ha chiosato Bertelli esaltando il lavoro manuale e i collaboratori storici come Lisetta, una signora di 75 anni che ha cominciato con lui nel 1971 facendo cinture, quando erano solo in tre (oggi il gruppo di moda ha quasi 14mila dipendenti), e che lavora ancora come responsabile del magazzino campionario dell’abbigliamento.

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La visita nell’Aretino, terra d’origine di Bertelli e cuore produttivo di Prada, mostra la forza industriale del gruppo di moda - che produce direttamente circa il 30% - e l’ultimo investimento, il polo logistico di Levanella che conta otto edifici, per un totale di 44mila metri quadrati e 226 dipendenti, e che è diventato pienamente operativo nel dicembre scorso: qui avviene il controllo finale di qualità di tutte le produzioni Prada, Miu Miu, Church’s e Car Shoe, sia quelle fatte internamente che quelle fatte da terzisti, e da qui partono borse, scarpe, abiti e gioielli diretti ai negozi in tutto il mondo e ai consumatori finali che comprano online.

La manifattura di maglieria a Torgiano (Perugia)

Dopo aver investito 70 milioni di euro nel 2022 nell’integrazione verticale della filiera e nei processi industriali e digitali (come la progettazione 3D), quest’anno il Gruppo Prada ha programmato 60 milioni di investimenti che serviranno - come hanno spiegato Lorenzo Bertelli, direttore marketing e della responsabilità sociale d’impresa, e Massimo Vian, direttore industriale - a raddoppiare lo stabilimento di maglieria di Torgiano (Perugia); a installare una linea completamente automatizzata per la produzione di sneaker nello stabilimento di Levane (Arezzo), poco diffusa nel mondo del lusso; a incrementare la capacità produttiva e l’efficienza della conceria di Limoges, in Francia; e a espandere la produzione negli stabilimenti di borse di Scandicci (Firenze) e di Terranuova Bracciolini (Arezzo).

Lo stabilimento di Montevarchi (Arezzo)

Nel 2024, poi, sarà costruita una seconda fabbrica di pelletteria a Piancastagnaio (Siena), progettata da Guido Canali che ha firmato anche la sede green di Valvigna e l’hub logistico di Levanella, dove sono già in corso le assunzioni di personale (nei giorni scorsi il Gruppo Prada ha annunciato la selezione di 450 figure nella filiera produttiva italiana). L’obiettivo è essere più integrati verticalmente, più rapidi nell’accesso al mercato e sempre più sostenibili.

«Il nuovo stabilimento di maglieria di Torgiano sorgerà vicino al Tevere - ha spiegato Vian - sarà circondato da un parco fluviale e diventerà l’impianto produttivo per la maglieria di lusso più grande al mondo, esteso su novemila metri quadrati e in cui lavoreranno circa 250 persone». La fabbrica sarà pronta per fine settembre 2023.

Polo logistico di Valvigna

A guidare la strategia del gruppo sarà sempre più la sostenibilità: «Vogliamo essere motore del cambiamento - ha detto Lorenzo Bertelli riepilogando i traguardi raggiunti negli ultimi due anni e racchiusi nell’ultimo report di sostenibilità -. Ci eravamo dati l’obiettivo della riduzione al 2026 delle emissioni Scope1 e Scope2 del 29% rispetto al 2019, ma a fine 2022 siamo arrivati già al -34%. Abbiamo fatto grandi progressi sulla decarbonizzazione, convertendo tra l’altro sette impianti di riscaldamento, e sulla circolarità, utilizzando tutto nylon riciclato e lanciando la collezione di gioielli in oro riciclato che ora altri marchi stanno studiando: Cartier e Tiffany hanno chiesto informazioni ai nostri fornitori. Grazie ai risultati ottenuti, il processo sta accelerando».

Lorenzo Bertelli ha poi spiegato di aver valutato, e scartato, il traguardo della certificazione B Corp perché «lascia scoperta la filiera produttiva e non è adatta per la nostra realtà del lusso: anche se quello che stiamo facendo va nella direzione che definisce una B corporation - ha aggiunto -dobbiamo fare ancora di più di quanto essa prevede».

Infine, sulle ispezioni che nei giorni scorsi sono state annunciate dalla Commissione europea Antitrust nei confronti di alcune società di moda e del lusso in diversi Stati membri, Bertelli ha detto di non sapere se Prada è coinvolta «perché non abbiamo avuto alcuna comunicazione».

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