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Il kimono come alternativa alla giacca da uomo. Funzionale e adattabile

Rivisitato con proporzioni e gusto occidentale, è un capo passepartout che si presta sia a occasioni formali sia a uno stile più rilassato

di Silvia Paoli

Giacca kimono in tweed di lino e cotone rigato, con leggera imbottitura che ne enfatizza la forma, VISVIM (2.380 € su Mr Porter).

4' di lettura

Tagli dritti di tessuto cuciti insieme, che creano un capo perfetto per ogni tipo di corporatura. Facile da indossare e infinitamente adattabile. La quintessenza della funzionalità, ma con una valenza fortemente simbolica, espressa dal tessuto, dal colore, dai motivi. E poi le varianti formali e informali, le appropriazioni culturali sbadate (lato sinistro sul destro, il contrario si fa solo ai funerali). Di fronte al kimono, serve essere umili. Avvicinarsi con rispetto per poter godere dei tanti privilegi della sua maestà, tra cui quello di offrire al vestire maschile contemporaneo un'alternativa alla giacca. Ma rimanere elegante, come si conviene alla maestà. Poi, come chi si tatua un ideogramma senza saperne il significato, sta al singolo indagare il significato della scelta di kimono, e dedurne il senso (comprensibile solo dai connoisseur) da tessuto, colore, fantasia.

Se è di seta e floreale, ad esempio, come quello mandato in passerella da Etro (kimono doppiato di seta stampata, 3.450 euro, abbinato a pantaloni in seta, 1.450 euro), a portarlo, con uno styling più formale e secondo quanto tramandato, dovrebbe essere soltanto un uomo di nobili natali. Però, dal momento che oggi si può salire sull'ascensore sociale, che almeno sia “nobile” l'occasione, come una festa oppure un evento ufficiale.

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La conoscenza della materia è d'obbligo, specie per chi viaggia e ha occasione di scambi interculturali, perché il taglio kimono copre un arco piuttosto ampio di ruoli: dall'accappatoio vestaglietta (yukata) da mettersi uscendo dal bagno – in cotone, estremamente informale – fino all'haori, la giacca, ripara-polvere, da sovrapporre al kimono. Oggi, siccome anche i materiali non connotano più in modo univoco la destinazione d'uso di un capo (la felpa si porta in ufficio, il cashmere è per il leisurewear), anche la seta sfumata del kimono di Marcelo Burlon County of Milan (parte della sfilata commemorativa dei dieci anni del brand, prezzo su richiesta) può star bene tra le mura di un ryokan (albergo con bagni pubblici giapponesi, un po' le nostre terme) come a un'uscita con dress code glamour.

Ma torniamo agli esercizi semantici sul kimono. Se è in tinta unita, in colori scuri, ha un piglio elegante: non c'è ombra di dubbio sulla giacca Hanten (una sottodefinizione del kimono, modello con maniche tubolari e chiusura a lacci, spesso imbottito) in lana di Sasquatchfabrix. (1.705 euro). Imbottita e in un blend di lana, cotone e lino è la giacca Kiyari di VisVim (2.830 euro) con motivo a righe e di sapore più casual, sebbene preziosa.

In ogni occasione il suo kimono, passepartout del guardaroba

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Per quanto esistano numerose varianti legate più che altro ad ampiezza e attaccatura delle maniche, l'archetipo del kimono è il medesimo da sempre, e dunque il tessuto, il colore e i motivi – o la presenza di Kamon, gli stemmi di famiglia – a distinguere ambiti e ceti (nella stratificata società del periodo Edo, dove il nome del capo era ancora kosode) davano un contributo decisivo. Il mix dei vari elementi lo rendeva unico per ogni persona, quasi fosse un codice fiscale, un documento identificativo a riconoscimento immediato. E quando solo ai nobili fu concesso di portarlo dipinto o con motivi decorativi, chi non lo era affidò agli interni i suoi sogni di gloria, sotto forma di fodere preziose e colorate.

Anche nella trasposizione occidentale, la forma originale, pura o rivisitata, si indirizza a un ambito più o meno formale, in virtù del materiale in cui è realizzato. È giovane e disinvolto il blazer oversize in denim con inserti in pelle di Fendi (prezzo su richiesta), che ibrida il kimono con una giacca destrutturata, unendo i bottoni e un piccolo colletto alla forma boxy e alle maniche non affusolate. Se ci si allontana dall'icona, pur rimanendo nella fascinazione dell'Oriente, gli esperimenti possono condurre a giacche con “collo” a V e senza bavero, chiuse da bottone e con marsina, come quella di Homme Plissé Issey Miyake, abbinata ai pantaloni a forma di calla (prezzo su richiesta).

Reminiscenze d'Oriente si avvertono anche nella chiusura a fascia della giacca-camicia di Emporio Armani, con laccio e bottoni sulla spalla (770 euro, abbinata a pantaloni classici gamba dritta con spacco laterale, 550 euro). E così pure nelle sete preziose e nella lavorazione maniacale della camicia-giacca in seta dalla lucentezza estrema firmata Kiton, frutto di 22 passaggi a mano realizzati nel laboratorio di Napoli, in cui ogni taglio di tessuto è stato allineato per rendere il disegno uniforme in qualsiasi punto. Anche i dettagli di questo capo arrivano da lontano: i bottoni sono realizzati infatti in madreperla Sidney di tipo “Pinctada Maxima”, allevata nei mari australiani.

Chiudiamo la nostra disamina relativa al kimono e variazioni sul tema, arrivando a un capo che ne sfrutta uno dei materiali favoriti, la seta (qui mista lino) in un color rosa Sakura, la fioritura del ciliegio. È la giacca monopetto con tasche di Canali (1.760 euro, abbinata al pantalone in lino seta senza pieghe, 800 euro), i cui profili netti sembrano tagliati con la lama di una katana, la spada dei samurai, di cui il kimono è la divisa.

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