Battesimo open air tra giardini, parchi e voli di farfalle
Il Labirinto del Castello di Masino riportato in auge dal FAI e da Selli
Ci si perde dentro il libro Labirinti italiani scritto da Ettore Selli, che pure ne crea a sua volta, persino coi girasoli. Uscendo fuori dal testo, edito da Pendragon, per penetrarne uno open air, si può scegliere il sommo esempio del Castello di Masino a Caravino in provincia di Torino: i suoi passaggi ortogonali, alle spalle del maniero, la sua forma curvilinea e sinuosa che si apprezza bene anche dal belvedere nell'adiacente radura, stimolano la sfida di domarlo come si farebbe con un purosangue botanico: vi si entra attraverso due ingressi ma questo non significa che sia più semplice dipanare la matassa del disegno a mo' di mezzaluna. Anzi, la sua asimmetria tende continue imboscate all'interno dei 1500 metri di nodi e grovigli che vennero orditi nel corso del XVII secolo: di certo fu smantellato dal conte Carlo I di Valperga a metà del ‘700 per dare spazio a un maneggio. Il FAI ha avuto il grosso merito di ripristinarlo affidandone il design all'architetto paesaggista Paolo Pejrone. Si può poi soggiornare a Villa d'Azeglio, una palazzina di inizio Novecento, svegliati dal canto degli uccelli che vivono nel suo parco.