Il lavoro ibrido porta le aziende a un bivio: mantenere gli spazi per gli uffici o liberarli?
I dipendenti si aspettano una cultura della libertà, ma se questa incide sul fatturato il modello ibrido dell'impresa moderna è destinato a fallire? L’analisi di VMware, azienda americana specializzata nel campo delle soluzioni cloud e di virtualizzazione
di Gianni Rusconi
4' di lettura
Il dibattito è aperto, e ruota sostanzialmente intorno a una domanda: la cultura del lavoro ibrido sta progressivamente venendo meno? Il post pandemia, in altre parole, ha ridimensionato l’idea che si possa lavorare parte in presenza e parte da remoto, fermo restando il livello di produttività agli standard richiesti?
Le chiavi di lettura di questa tematica sono diverse. Spencer Pitts, Chief Technologist Digital Workspace di VMware, azienda americana (sussidiaria di Dell Technologies) specializzata nel campo delle soluzioni cloud e di virtualizzazione, inquadra l’argomento ricordando le variabili che stanno mettendo in discussione il mantenimento di una forza lavoro flessibile, e cioè i rinnovi dei contratti di locazione degli uffici e le difficoltà che vivono oggi i manager per prendere le decisioni sui nuovi investimenti.
Due possibili strade
Il bivio al quale si trovano di fronte molte organizzazioni apre a due possibili percorsi. Il primo prevede il ritorno in ufficio per giustificare le spese destinate all’affitto degli immobili, con il rischio di creare insoddisfazione fra i dipendenti. Il secondo contempla l’opzione di perseguire politiche di lavoro ibride a lungo termine, riducendo gli spazi aziendali riservati al personale ma creando un potenziale impatto sulla qualità della collaborazione e (in alcuni casi) dell’efficienza operativa degli addetti.
Vi sono casi eccellenti di aziende i cui vertici hanno eliminato il lavoro da casa e imposto il rientro in ufficio (è il caso per esempio di Twitter e Starbucks), prendendo una decisa posizione su aspetti critici e strategici quali la sorveglianza delle persone da remoto. Altri casi, invece, vanno invece nella direzione opposta. «I dipendenti che hanno sperimentato modelli di lavoro ibrido – spiega il manager di VMware - non desiderano lavorare per aziende che impongono rigide politiche office-only, ed è proprio questa la grande sfida da affrontare. Tra due aziende che offrono lo stesso ruolo, con stipendi e benefit simili, la scelta del dipendente ricadrà su quella che offre l’impiego flessibile come standard».
Il futuro dei luoghi fisici
Se ragioniamo su scala globale, quale sarà dunque il futuro dei luoghi fisici dove opera la forza lavoro delle grandi multinazionali che impiegano migliaia e migliaia di addetti? I casi di abbandono degli spazi adibiti ad ufficio nei centri urbani, come confermano i dati di CBRE Investment Management, non sono rari e il caso di Londra, dove negli ultimi tre anni questo fenomeno è raddoppiato, è emblematico. Stando a una ricerca di VMware, inoltre, un'azienda su dieci attiva nell'area Emea ha completamente eliminato gli uffici fisici dopo la pandemia e più della metà ha ridotto gli spazi.
Il modello ibrido, come osserva Pitts, è concepito come un compromesso per supportare una forza lavoro distribuita, pur riconoscendo il valore delle connessioni di persona. Tuttavia, i dati dimostrano che le politiche di lavoro flessibile hanno un impatto negativo sulla capacità di un'organizzazione di innovare con successo.
I dipendenti si aspettano una cultura della libertà, ma se questa incide sul fatturato il modello ibrido dell'impresa moderna è destinato a fallire? Quasi due terzi degli intervistati da VMware affermano in proposito come il loro lavoro sia più innovativo se svolto in ufficio e i team che faticano a innovare (da remoto) diventano inevitabilmente una possibile minaccia per la longevità della stessa organizzazione. Se i dipendenti non sono in grado di essere creativi e di sviluppare idee e progetti da remoto, questo l’assunto dell'analisi, l'ascesa del lavoro ibrido avrà vita breve e non riuscirà a diventare realtà.
Il lavoro flessibile non è un fallimento
Etichettare il lavoro flessibile come un fallimento in risposta alla mancanza di innovazione, per contro, sarebbe sbagliato. E lo dicono ancora una volta i dati. I team distribuiti sono la nuova realtà, visto che la stragrande maggioranza degli addetti in Europa (e precisamente l'81%, percentuale che in Italia scende al 79%) si sente maggiormente soddisfatta se può lavorare da casa o da qualsiasi altro luogo. Le politiche di lavoro da remoto post-pandemia hanno inoltre avuto un impatto positivo generalizzato, con la metà degli intervistati a livello Emea che ha riscontrato miglioramenti della propria esperienza professionale in termini di comunicazione con i manager, morale e collaborazione.
Alla luce di questi indicatori, sottolinea in proposito Pitts, i responsabili aziendali non possono permettersi di dubitare del valore del lavoro flessibile, perché rischiano di far crollare l'employee retention (il grado di fidelizzazione dei dipendenti) e di vanificare gli sforzi dell'organizzazione in fatto di nuove assunzioni. Il punto focale della questione diventa dunque anche la gestione degli immensi open space dedicati alle postazioni e alle sale riunioni, che non dovrebbero essere abbandonati senza criterio come conseguenza dell’adozione sistemica del modello ibrido.
Raggiungere un equilibrio
Quale soluzione risulta dunque essere la migliore? Mantenere lo status quo pre-pandemia o rivedere completamente l'organizzazione e liberare totalmente (o in parte) gli spazi adibiti ad uffici? La risposta, come spesso accade, sta nella capacità di raggiungere un equilibrio. «La strategia ideale – suggerisce infatti Pitts - risiede nei vantaggi offerti dalla tecnologia, nella cultura aziendale e, naturalmente, nelle persone stesse, alle quali deve venir garantito di poter lavorare nel luogo migliore per loro e per l'organizzazione, che sia completamente a casa o in ufficio».
Per raggiungere questo equilibrio, secondo VMware, la ricetta da seguire è sulla carta semplice: sfruttare appieno gli strumenti progettati per facilitare l'innovazione e dare continuità alla creatività digitale e accelerare l'accesso sicuro all'intelligence aziendale (dati, sistemi, informazioni, applicazioni) per tutti i dipendenti, indipendentemente dalla loro ubicazione. Lavorare da qualsiasi luogo è ormai parte integrante del moderno Dna aziendale, e i manager devono concentrarsi di conseguenza sull'investimento giusto da fare per garantire la longevità dell'organizzazione.
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