Il lavoro, Marco Biagi e l’arte del costruire al di là delle ideologie
di Marco Ferrando
3' di lettura
Dopo Piersanti Mattarella, testimone di un’intenzione al cambiamento strutturale e pervasiva, ecco Marco Biagi che proprio sul cambiamento ha fondato la sua proposta di ri-costruzione, guardando oltre le ideologie e le resistenze.
C’è un legame profondo tra le ultime due figure simbolo scelte dall’Associazione Civile Giorgio Ambrosoli, che dopodomani celebra la Giornata per la virtù civile. Come l’anno scorso, anche nel 2021 la scelta di Marco Biagi si è rivelata quasi profetica per il crocevia politico e sociale che sta attraversando l’Italia. «Mai come in questa fase post-pandemica c’è molto da costruire – osserva Umberto Ambrosoli –, ma proprio per questo non ci possiamo accontentare di un processo condotto sugli stessi canoni di un recente passato che ci piace fino a un certo punto».
È proprio qui che emerge l’esempio e l’insegnamento di una figura come quella di Marco Biagi, capace di leggere con lucidità il contesto del lavoro di fine anni ’90 per anticipare i tempi e le forme di un cambiamento necessario a costruire nuovi paradigmi poi divenuti dominanti già a partire dagli anni Duemila.
«Ora, a vent’anni di distanza – ragiona ancora Ambrosoli – è evidente che il lavoro a tempo indeterminato sarebbe stato fattualmente messo in discussione dalle trasformazioni che hanno avvolto i sistemi economici e sociali. Il tempo ha dimostrato che la sua diagnosi era quanto mai a fuoco, e le resistenze che ha trovato, di cui ha pagato il prezzo più alto, frutto per lo più di ideologie».
Ideologie che in quella breve stagione della storia italiana hanno messo nel mirino chi osava mettere in discussione le regole di un gioco che stava cambiando, «perché non c’è solo Marco Biagi, ma anche Massimo D’Antona, anche lui chiamato a pagare con la vita, o Pietro Ichino, a sua volta finito nel bersaglio per le proprie idee solo apparentemente di rottura. Figure, queste, che in comune hanno avuto il coraggio di accompagnare alla diagnosi anche uno sforzo di accompagnamento della trasformazione, sempre in ottica costruttiva».
La giornata di giovedì, proprio dedicata al tema del costruire, ma con uno sguardo privilegiato sull’ambito del lavoro, si aprirà come da tradizione con gli elaborati degli studenti delle scuole primarie e secondarie di 1° e 2° grado di tutta Italia, che superata la prova della didattica a distanza sono tornati a cimentarsi con i concorsi dell’associazione Ambrosoli, spesso utilizzati come spunto per l’ora di educazione civica.
Al Conservatorio Giuseppe Verdi saranno loro i protagonisti delle attività in programma dalle 9 alle 16; seguirà dalle 17 un incontro pubblico dedicato agli studenti dell’università, con Claudia de Lillo che dialoga con Amalia Ercoli Finzi (Politecnico di Milano), Camilla Gaiaschi (Università di Milano), Riccarda Zezza (Ceo Lifeed). Alle 20 la tradizionale Lezione Giorgio Ambrosoli in ricordo di Marco Biagi, in collaborazione con il Centro Baffi Carefin dell’Università Bocconi: dopo l’introduzione di Umberto Ambrosoli e Donato Masciandaro, Ferruccio de Bortoli dialoga con Marina Biagi, Tito Boeri e Maurizio Sacconi. Previsti gli interventi del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, e la consegna della XI Borsa di Studio dell’Associazione Civile Giorgio Ambrosoli a uno scholar della Bocconi da parte di Giorgio Gobbi, direttore della sede di Milano di Banca d’Italia.
Conclude il programma la tredicesima edizione del Concerto civile Giorgio Ambrosoli, con l’Orchestra sinfonica del Conservatorio di Milano diretta da Pietro Mianiti che suona Sinfonia n. 3 in fa maggiore op. 90 di Johannes Brahms e la Verklärte Nacht di Arnold Schoenberg.
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