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Il lusso è il tempo: così lo raccontano 60 personaggi di spicco

Da Riccardo Muti a Francesco Piccolo, passando per Samantha Cristoforetti, Giovanni Soldini e il premio Nobel per la medicina John Gurdon, hanno spiegato il proprio concetto di lusso: eccellenza, conquista, sfida e bellezza. Ma soprattutto tempo. Il libro «Il lusso secondo me», edito dal Sole 24 Ore, raccoglie le loro interviste

di Nicoletta Polla-Mattiot

«Il lusso secondo me», in un libro le 60 interviste di How To Spend It

5' di lettura

La forza di molti incontri a tu per tu è legata ai luoghi. Con Riccardo Muti siamo nel foyer del teatro di Piacenza, si è appena conclusa la prova dell’orchestra giovanile Luigi Cherubini e ho ancora nelle orecchie l’andante maestoso della Quinta Sinfonia di Cajkovskij, ripetuta due, tre, cinque volte, sempre uguale e infinitamente varia, perché il maestro, movimento dopo movimento, interrompe, scompone, riprende, chiede più malinconia al clarinetto, meno enfasi al corno, più corpo ai timpani. Così quando deve rispondere alla domanda «Che cos’è il lusso, secondo te?», la risposta è quasi naturale: «Il tempo di ascoltare. Di fronte all’orchestra, riesco a seguire 120 persone che suonano insieme cercandosi, avvolgendosi l’un l’altra, pur mantenendo la loro identità. Le posso seguire tutte contemporaneamente e le avverto tutte diverse. C’è un lusso meraviglioso che regala la musica: l’intensità nella delicatezza, quel saper suonare piano e intenso, a cui invitava Toscanini. È anche un modo di vivere. Sentire la semplice, abissale differenza che passa fra urlare “ti amo” o sussurrarlo».

Il lusso vero è tempo e dedizione
Con Samantha Cristoforetti il luogo è lo Spazio e si vola a 28mila chilometri orari. «L’immagine più bella è la vista dalla cupola, meravigliosa», dice, ma subito si corregge: «Però, se avessi fatto altro nella vita e qualcuno mi avesse presa e magicamente teletrasportata nella stazione spaziale a guardare la Terra, non sarebbe la stessa emozione. Ogni esperienza ha significato perché c’è una storia, una narrazione dietro. Altrimenti diventano momenti di adrenalina pura, fine a se stessa, come fare bungee jumping. Non è equivalente a un salto nel vuoto sognare qualcosa tutta la vita, prepararsi per anni e poi arrivarci. Sono un’astronauta perché l’ho voluto, l’ho fortemente desiderato e ho lavorato moltissimo per ottenerlo».

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Il lusso è dedizione, è il tempo che investiamo in un’impresa, un progetto, un oggetto, un obiettivo a renderlo speciale per noi e unico. Lo sa bene chi crea bellezza con le mani, con quella lentezza nel plasmare e una ritualità dell’attesa che è parte integrante del risultato. Il pregio dell’artigianalità è che il traguardo conserva il percorso fatto per raggiungerlo. Così un altro luogo magico per un incontro a tu per tu è il Castello Romitorio dove si produce uno dei migliori vini rossi del mondo, il Brunello di Montalcino. Abita qui il pittore protagonista della Transavanguardia, Sandro Chia ed è passeggiando fra i suoi vigneti dalle sfumature gentili e l’odore fragrante della terra che viene spontaneo ragionare di arte e di vino come privilegi vitali. «L’effetto-arte non è altro che l’effetto-immortalità. Il che vale anche per i beni di lusso. L’oggetto di qualità, dalla moda al design, costa molto più dei suoi componenti. Ciò che acquisti è il simbolo. Tu compri non oggetti, ma vita. È tutto nella nostra mente. Anche il vino è un buon esempio di macchina per sconfiggere il tempo. In vino veritas: la verità che si produce è quella che non siamo solo corpo, solo fisico, ma anche metafisica. È una soglia: come un dipinto è un trampolino fra la concretezza della tela, dei colori, degli oli, cioè tutti gli ingredienti che lo rendono visibile e tangibile, e l’altrove a cui rimanda».

Il viaggio e la natura incontaminata
Se viaggiare è un altro grande lusso, ci sono luoghi fatti apposta per incontrarsi: per esempio, la libreria sterminata di Raffaele La Capria, una casa con più pagine e dorsi e volumi e copertine e fascicoli che pareti a vista. «Il lusso, in genere, s’identifica col superfluo: abbiamo l’indispensabile e desideriamo di più. Non è semplice espressione di ricchezza, richiede gusto estetico, altrimenti è solo la volgare dispendiosità della vita di un cafone. C’è invece un certo tipo di arte minore, che nasce dal piacere di circondarsi di cose belle. Anche la letteratura fa parte di questo di più dell’anima che va oltre il necessario e il tangibile. Per me però il lusso è quando la bellezza e la natura si incontrano. Tutta la mia scrittura nasce da lì. La mia prima lezione di estetica è stata il mare».

Al mare avviene l’incontro con Giovanni Soldini, velista con decine di regate transoceaniche alle spalle, due giri del mondo in solitario, la linea retta dell’orizzonte come unico limite. «Conoscere, scoprire, andare lontano, essere completamente autonomo, con la mia barca: questo è il lusso». Da una parte il cielo, dall’altra le onde, e tu nel mezzo: forse non c’è un modo altrettanto preciso ed elementare di disegnare la libertà. Ma il mare è anche paesaggio e sfida ecologica: «Persino le Maldive non sono più le stesse, a causa del riscaldamento globale. Con lo strascico e l’overfishing i fondali vengono distrutti e ci mettono decenni per tornare a crescere», avverte Giuseppe Notarbartolo di Sciara. «Per questo il vero lusso è la qualità dell’aria che respiriamo, dell’acqua in cui nuotiamo...».

La natura, almeno quella incontaminata, sta diventando un privilegio, raggiungibile solo in parti remote e sempre più rare del pianeta. Ecco perché la sua conservazione è il cuore del nuovo benessere. «Dovremmo prendere lezioni dalle piante, che sono intelligenti senza usare il cervello», spiega il neurobiologo vegetale Stefano Mancuso. «Pensiamo, per esempio, all’organizzazione aziendale. Tuttora adottiamo modelli di tipo animale, cioè improntati a risposte di velocità e movimento. Sistemi verticistici, dove poche persone decidono per tante. In un mercato che richiede risposte efficienti, è ovvio che questa sia la soluzione più rapida, ma la vera innovazione e creatività passa dall’intelligenza distribuita. Le società cooperative sono meno performanti, ma, in periodi di crisi, più resistenti e adattabili. Rispondono a un modello organizzativo vegetale, un cervello collettivo e capillare».

Una sfida contemporanea a doppia velocità
Non molto diverso il punto di vista del fisico Fritjof Capra: «Niente può essere risolto da soli, tutto ci riguarda. Il che dà l’opportunità di fare la differenza, a livello personale e professionale, di incidere nel modo in cui mangiamo, compriamo, ci spostiamo, facciamo investimenti. Il cambiamento chiave è passare dalla quantità alla qualità, da un’idea di crescita illimitata a una crescita sostenibile».

Ne esce un’idea del lusso come sfida contemporanea, non ricerca fattiva del meglio, a livello individuale, ma anche tutela dell’esistente, slancio a far crescere, germogliare, proteggere quel surplus di impegno che nutre il quotidiano e il prosaico di progettualità e di sogno, e funziona come antidoto alla rassegnazione dell’accontentarsi, al pessimismo del niente cambierà o del di-male-in-peggio.

Per il premio Nobel della medicina John Gurdon il lusso è «guardare avanti, è l’ottimismo di nuove frontiere scientifiche da esplorare». Per un grande esperto di globalizzazione come Ian Goldin è «conservare la curiosità per ciò che ancora non sappiamo. Non esiste un solo muro capace di metterci al riparo dalle crisi finanziarie, dal terrorismo, dagli attacchi informatici, dalle pandemie. Dunque, anziché opporci al cambiamento, è meglio conoscerlo, e soprattutto partecipare. Chi si chiude alla diversità rigetta il progresso e si condanna a essere tagliato fuori».

Scegliere lo spazio di un’intervista a tu per tu è importante, lo è ancora di più il momento. Tutti, proprio tutti i sessanta intervistati, sono concordi su un punto: lusso e tempo sono sinonimi. Finiscono per coincidere perché qualunque sia il desiderio - acquistare, costruire, investire, divertirsi - quello che serve è prima raggiungerlo e poi goderselo, assaporarlo, centellinarlo. Lo riassume, a nome di tutti, Francesco Piccolo: «Il lusso è andare a due velocità. Con una mano collezionare attimi, con l’altra progettare senza fine».

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