Il M5S? «Un “esperimento” creato in laboratorio». Ecco la tesi del giornalista “sgradito” a Ivrea
di Manuela Perrone
5' di lettura
Perché Jacopo Iacoboni è giornalista così “sgradito” al M5S e a Davide Casaleggio al punto da negargli l'ingresso alla convention Sum di Ivrea e accettare il rischio di vederlo trasformato in eroe nazionale della libertà di stampa? Per capirlo è utile leggere il suo libro-inchiesta sul M5S, “L'esperimento”, edito da Laterza a inizio anno: una summa del suo lavoro di cronista che racconta il fenomeno Cinque Stelle dagli esordi, lanciando tanti interrogativi sulla nascita e l'evoluzione del Movimento. In maniera progressivamente più critica. Sino a guadagnarsi l'accusa di «sciacallo» da parte di Gianroberto Casaleggio, a cinque giorni dalla sua morte, quando scrisse delle sue cattive condizioni di salute e del «passaggio dinastico» con il figlio Davide.
Iacoboni non ha mai smesso di raccontare i lati oscuri del M5S. Anche inciampando in qualche scivolone, come quando presentò l'account twitter Beatrice Di Maio come un mediatore top nella galassia social pro-M5S attivissimo contro il Pd, mentre si scoprì che era registrato a nome di Titti Brunetta, la moglie di Renato. Sono questi i due episodi che Davide Casaleggio cita nel post con cui, oggi in serata, si assume la totale responsabilità di aver escluso Iacoboni. Il figlio del cofondatore ricorda sì che il giornalista della Stampa non aveva l’accredito, ma aggiunge che, davanti alla sua richesta di entrare, «in un evento per ricordare il pensiero e gli ideali di mio padre mi sono chiesto se lui avrebbe voluto che ci fosse una persona tanto meschina. E sulla risposta non ho avuto alcun dubbio».
Iacoboni vede il Movimento come un esperimento «che costruisce e organizza il consenso usando le reti». È questa la tesi esposta nel libro. Ed è attraverso questa lente che filtra ogni scelta e ogni passaggio “evolutivo” del M5S, fino all'incoronazione di Luigi Di Maio capo politico e alla metamorfosi “governista” degli ultimi mesi. L'origine di tutto, a suo avviso, è proprio Gianroberto, cui riconosce intuito e visionarietà: quel «perito informatico, ex studente non laureato di fisica all'Università, diventato programmatore e analista, poi amministratore delegato» di Webegg. Che cos'è? Una piccola azienda nata da una joint venture tra l'inglese Logica e la Finsiel, che viene assorbita infine in Olivetti, poi Telecom Italia. In Webegg, tra la fine degli anni Novanta e l'inizio del 2000, studia le intranet aziendali. A partire da quella della sua azienda, che fece da test. Come? Un ex dipendente rivela a Iacoboni che «si iniziò in Webegg a usare il forum per far passare certe posizioni di Roberto come se fossero frutto di una discussione democratica». Quella che lui chiamava «valanga del consenso». Pilotare i forum che si credevano “liberi”: in questo consisteva l'esperimento. Inserendo rotture o rumori di fondo, distorsioni pilotate, alla fine si riusciva a far convergere i partecipanti verso un'opinione predeterminata.
Esperimenti di ingegneria sociale, li definisce Iacoboni, considerandoli gli embrioni di quelle campagne basate sull'uso di reti social ingegnerizzate per la demolizione virale del nemico politico che molti anni dopo avrebbero fatto la fortuna di Trump o della Brexit. Da lì in poi la trama del libro è facile da intuire: la fondazione della Casaleggio Associati nel 2004, dopo che la Telecom di Tronchetti Provera decise di cedere a Value Partners quella piccola realtà sperimentale, che nel 2002 presentava un buco di 15,9 milioni su un fatturato di 26; la nascita di quel gruppo dirigente aziendale coeso e un po' misterioso, che rimane ancora oggi quasi intatto o almeno a gravitare nell'orbita (lascerà nel 2012 soltanto Enrico Sassoon); l'incontro quasi contemporaneo con Beppe Grillo, che Iacoboni chiama “il paziente zero”, il big influencer. E infine, nel 2009, il battesimo ufficiale del Movimento Cinque Stelle. Iacoboni sintetizza così la rivoluzione: «Non solo una piccola azienda ha edificato una forza politica che si autofinanzia, ma questa forza politica, ancor più da quando è entrata in massa in Parlamento, diventa essa stessa un asset economico - grande o piccolo che sia questo asset, non importa - dell'azienda». Un unicum nel mondo.
Il volume cerca di sbrogliare la matassa della pubblicità virale e degli introiti che genera, a cominciare dall'uso dei video dei volti noti del Movimento, quelli che in Rete hanno più seguito e che non vengono caricati su YouTube. Attribuisce ai tecnici della Casaleggio Associati grande abilità nella «profilazione», la capacità di individuare le caratteristiche di chi accede ai contenuti diffusi online e sui social diventata oggi di strettissima attualità con l'esplosione del caso Facebook-Cambride Analytica. Delle cui “information operation” - grazie alle competenze nell'estrazione dei dati e nel microtargeting - portate avanti con tecniche militari o di intelligence - nel libro si parla ampiamente. Così come dei nessi con la Brexit, e dunque con quel Nigel Farage dell'Ukip che siede all'Europarlamento nello stesso gruppo del M5S, l'Efdd, e con la galassia Trump-Putin. La convinzione di base è che «i dati sono oro nero, anzi, valgono più del petrolio». E che manipolarli con algoritmi sia la nuova frontiera della politica: inondare e saturare la Rete e i social con messaggi e video ripetitivi.
Il riferimento teorico sarebbe «la teoria delle reti», nella versione del “preferential attacchment” dello scienziato ungherese Albert-László Barabási, indicato tra i suoi autori di culto da Gianroberto Casaleggio in una delle sue rare interviste rilasciata nel 2013 a “La lettura” del Corriere. In sintesi: i nodi con più connessioni tendono ad attrarne sempre di più (come avvenne nei meetup più potenti sorti agli albori del M5S). Controllare i nodi significa controllare la rete. Tradotto in politica, rende bene l'idea di come la classica propaganda possa trasformarsi in qualcosa di molto diverso. Qui Iacoboni cita “Tu sei rete - La rivoluzione del business, del marketing e della politica attraverso le reti sociali”, scritto da Davide Casaleggio nel 2013, nella parte in cui individua nei formicai «il miglior esempio di auto-organizzazione», che si può però orientare definendo un obiettivo e un coordinamento. Verso qualunque direzione. Eliminando al contempo gli eretici, i dissidenti, i non più funzionali all'organizzazione.
Alla luce del quadro disegnato, il castello della democrazia diretta e della trasparenza sembrerebbe crollare. Ma il finale è aperto. Perché ci sono degli elementi di realtà da cui non si può prescindere: la Casaleggio Associati non pare essersi arricchita con la politica, anzi, a giudicare dai bilanci ufficiali. I parlamentari sì, tutti. E anche l'associazione Rousseau, che il presidente Casaleggio sostiene non abbia scopo di lucro, ma alla quale ogni neodeputato e senatore deve versare 300 euro al mese. Dal rendiconto annuale del 2018 potremo verificare come è stato speso questo milione di euro di soldi pubblici transitati all'associazione per la gestione della piattaforma, cuore digitale del M5S. L'altro fatto oggettivo di cui tenere conto è la vulnerabilità e la fragilità della piattaforma, più volte bucata dagli hacker e definita affetta da «obsolescenza tecnica» dal Garante della privacy, che ha comminato a Rousseau una sanzione di 32mila euro. Anche per la poca competenza tecnica dimostrata sinora, Iacoboni chiama la Casaleggio «un gigante dai piedi d'argilla». Insomma: non è Cambridge Analytica.
Ma quel che rimane quasi impossibile da decifrare, alla fine della lettura, è un punto: se il presunto esperimento si riduca a mera curiosità tecnica o se in realtà ad animarlo, e a contribuire al successo politico del Movimento, sia un anelito autentico a cambiare in meglio il Paese. Se sia tutto un bluff eterodeterminato dall'utilizzo spregiudicato delle tecnologie, realmente in grado di manipolare il consenso degli italiani-formiche come se il Movimento fosse una scatola vuota, o se invece non conti il fattore umano, il lavoro di questi anni in Parlamento, le battaglie concrete portate avanti: uomini e donne in carne e ossa con l'interesse genuino di migliorare il Paese. Mai come ora i Cinque Stelle hanno l'occasione di dimostrarlo, con oltre 330 parlamentari e Palazzo Chigi a portata di mano. Uno degli aforismi più noti di Casaleggio senior era: «La Rete distruggerà chi perde la reputazione». Vale anche come memento per il Movimento.
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