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Il Mannarino, otto nuove macellerie con cucina e fatturato a +65% nel 2023

Giro d’affari a 22,5 milioni, già raddoppiato nel 2022, e margini preservati grazie a maggiori volumi ed efficienza. Con le nuove aperture 100 assunzioni per arrivare a oltre 300 dipendenti. Tra gli obiettivi la valorizzazione della carne italiana

di Emiliano Sgambato

Banco di specialità di macelleria de Il Mannarino pronte da cuocere

2' di lettura

Non rallenta l’espansione delle “macellerie con cucina” de Il Mannarino: l’obiettivo è arrivare a 22,5 milioni di fatturato a fine anno. Il 65% in più del 2022, che ha sua volta aveva registrato un raddoppio sul 2021. All’apertura di Busto Arsizio (provincia di Varese) di qualche giorno fa se ne aggiungeranno altre sette entro l’anno – le prossime a Como, Pavia e Ferrara. I locali già attivi sono tredici, comprese due “dark kitchen”, cioè punti di preparazione senza punto vendita diretto.

È quasi con incredulità che Filippo Sironi, ideatore e fondatore dell’insegna insieme a Gianmarco Venuto, racconta il successo dei suoi locali: «Siamo molto soddisfatti di come stanno andando le cose – dice – anche se eravamo certi che avrebbe avuto successo la nostra idea di trasformare in un format di ristorazione strutturato quello che da sempre può vedere chiunque vada in Puglia, e cioè macellerie dove è possibile anche mangiare la carne che si sceglie al bancone».

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L’offerta gastronomica si basa infatti sulla tradizione artigianale, di cui sono simbolo le Bombette di carne realizzate a mano: nel 2022 ne sono tate vendute 80mila chili. La soddisfazione è giustificata anche dal fatto che a pochi mesi dalla nascita, nel 2019, Il Mannarino abbia superato indenne l’ondata del Covid, quando sono stati provvidenziali l’ecommerce e l’asporto.

«Gli acquisti al banco e l’online restano per noi canali importanti – continua Sironi – e oggi pesano rispettivamente per il 15 e il 5% del business. Ora però fortunatamente è tornata la possibilità di mangiar fuori e soprattutto la voglia di farlo da parte degli italiani non sembra essere intaccata più di tanto dalla crisi e dall’inflazione. Il potere di acquisto è però diminuito e anche perché consapevoli che altrimenti avremmo perso clienti, abbiamo alzato i prezzi di solo il 5% contro ad esempio aumenti del costo della carne del 20 . Per fortuna almeno i costi energetici ora stanno calando».

Con prevedibili effetti sulla marginalità. «Ma moltissimo siamo riusciti a recuperare grazie all’efficientamento e ai volumi generati dalle nuove aperture che ci danno maggiore forza contrattuale con i fornitori», continua Sironi. Così non sono mancate nemmeno le risorse per crescere: «Stiamo investendo cinque milioni, in parte di tasca nostra e in parte con prestiti bancari. Si potrebbe dire alla vecchia maniera, senza venture capital e altre forme da start up, cosa che noi in realtà non siamo mai stati», dice ancora Sironi.

Tutti i locali sono e saranno in gestione diretta – «abbiamo timore che senza un controllo ravvicinato si possa perdere in qualità» – per un totale di oltre trecento dipendenti, di cui circa cento dalle nuove aperture. Difficoltà a trovare personale? «Nel nostro caso no, probabilmente perché gli stipendi sono sopra la media, gli orari sono regolati dal cartellino e abbiamo anche un piano di welfare: la soddisfazione dei lavoratori per noi è fondamentale».

Tra gli obiettivi de Il Marrarino c’è anche quello di «valorizzare le produzioni italiane di carne di qualità che sono in crescita, per ora l’85% della nostra offerta è made in Italy, ma la quota è destinata a salire», conclude Sironi.

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