Il marchio Buitoni rimane su pizze surgelate, paste fresche e altri preparati
Nestlé continuerà a usare il marchio anche per le produzioni italiane di paste ripiene, salse fresche, basi gluten free, basi liquide
di Silvia Marzialetti
2' di lettura
Addio alla pasta secca a marchio Buitoni. Con l’inizio del nuovo anno, praticamente tutta la gamma dello storico stabilimento di Sansepolcro perde il brand della famiglia che fondò l'azienda nel 1827. Continueranno a essere prodotti a Sansepolcro, con i loghi Granfetta e Crostino Dorato, i prodotti da forno e con il marchio Delverde la pasta.
Dopo tredici anni la multinazionale Nestlé, proprietaria del marchio, in accordo con Newlat, non ha rinnovato la concessione al gruppo cui fanno capo anche una serie di brand nazionali ed internazionali tra i quali Naked (leader degli instant cup in Uk) e Birkel (leader nel mercato tedesco per la pasta).
Il Gruppo Newlat Food dal 2019 è quotato in Borsa. Esclusi i prodotti iconici di Sansepolcro (il cui stabilimento ha una capacità produttiva annua di 96mila tonnellate di pasta e 22.400 tonnellate di prodotti da forno), il marchio Buitoni continuerà a campeggiare sulle pizze surgelate prodotte nello stabilimento Nestlè inaugurato pochi anni fa a Benevento e sui best seller paste fresche, paste ripiene, salse fresche, basi fresche e gluten free, basi liquide prodotti in altri stabilimenti.
Per sugellare un legame forte con un marchio che ha scandito la storia della comunità locale e accompagnato la storia del nostro Paese, Angelo Mastrolia, presidente esecutivo di Newlat e, con la sua famiglia, azionista di controllo della società, ha annunciato di voler aprire entro il 2022 un museo storico dedicato al marchio Buitoni: «Possediamo archivi di materiali: foto, documenti, persino tutti i bilanci della società».
La scelta di abbandonare il brand, che ad oggi originava un fatturato pari a circa l'8% del totale di Newlat, per puntare su linee proprie era nell'aria da tempo. Già nella documentazione per la quotazione, avvenuta nel 2019, il gruppo dichiarava nero su bianco di non voler rinnovare il contratto con il colosso svizzero: pertanto la fine degli accordi su Buitoni ha seguito la scadenza naturale fissata al 31 dicembre 2020 per i Paesi extra Ue e al 31 dicembre 2021 per i Paesi Ue.
L’elevato costo delle royalties versate a Nestlè (circa 1,7 milioni di euro l’anno), impedivano inoltre al gruppo di liberare investimenti. L'ultimo anno e mezzo è stato pertanto scandito da un percorso preparatorio: «Abbiamo lavorato in co-branding con Buitoni su pasta, Granfetta e Crostini, per arrivare a una dismissione graduale del marchio», ha commentato Mastrolia.
Oggi il brand rimane proprietà di Nestlè, che per diciotto mesi si impegna a non venderlo, e che pertanto parla di una fase di stand by.Più volte, da due anni a questa parte parlando con la stampa, Mastrolia ha manifestato la volontà di acquistare il marchio (ipotesi caldeggiata anche dalla politica locale, per evitare ricadute occupazionali). Con lo stesso obiettivo il presidente ha ribadito di essere disponibile anche a un prolungamento della concessione per la pasta sul florido mercato tedesco. Aperture che fino a oggi non hanno trovato alcun riscontro.
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