Il mercato dei capitali Ue? Ha troppi nodi strutturali
L’allarme dell’Associazione europea dei mercati: troppo ampio il gap con gli Usa
di Morya Longo
I punti chiave
- A 30 anni dalla creazione del Mercato Unico Europeo, il mercato dei capitali nell’Unione resta sottosviluppato in termini relativi
- I dati, pubblicati da Afme nella ricerca annuale sulla Capital Market Union, parlano chiaro
- Nella prima metà dell’anno, solo il 10,3% delle risorse finanziarie raccolte dalle aziende (sommando capitale e debito) è arrivato dal mercato.
3' di lettura
Perché in Europa relativamente poche aziende sbarcano in Borsa? Perché non poche società guardano più a Wall Street che ai listini del Vecchio continente? Perché a 30 anni dalla creazione del Mercato Unico Europeo, il mercato dei capitali nell’Unione resta sottosviluppato in termini relativi rispetto ad altre parti del mondo? Perché il 2023 ha registrato un calo della competitività internazionale del mercato dei capitali europeo? La risposta la offre un’indagine effettuata dall’Afme, l’Associazione per i mercati dei capitali in Europa: perché il Vecchio continente ha alcuni nodi strutturali che impediscono e rallentano un sano sviluppo del mercato dei capitali. Il problema è che questo gap, rispetto per esempio agli Stati Uniti, penalizza le nostre imprese e la crescita economica dell’intera Europa.
Le risorse dal mercato
I dati, pubblicati da Afme nella ricerca annuale sulla Capital Market Union, parlano chiaro: il mercato resta una fonte residuale di finanziamento per le imprese europee. Nella prima metà dell’anno, solo il 10,3% delle risorse finanziarie raccolte dalle aziende (sommando capitale e debito) è arrivato dal mercato. Meglio rispetto al 7,8% del 2022 (annus horribilis per i mercati globali), ma peggio rispetto al 14,0% del 2021. E, soprattutto, meno dell’11,5% medio registrato tra il 2016 e il 2019, prima della pandemia.
Le Ipo
Questo perché le imprese del Vecchio continente continuano ad affidarsi in gran parte sul sistema bancario e ogni passo in avanti che fanno verso i mercati, è seguito da passi indietro. Non solo. I dati del 2023 dimostrano che a non tenere il passo sono gli sbarchi in Borsa: stando ai dati al primo semestre 2023, il calo delle Ipo (quotazioni sul listino azionario) è stato del 72% rispetto al 2021, mentre a tenere alti i numeri sono state le emissioni di bond (+27% quelli investment grade, +76% quelli speculativi, +176% i convertibili).
«Molte società europee preferiscono quotarsi negli Stati Uniti perché riescono ad avere valutazioni più elevate di quelle che ottengono in patria - osserva Adam Farkas, Amministratore delegato dell’Afme -. E questo dipende dal fatto che in Europa ci sono alcuni problemi strutturali sul mercato dei capitali. Se l’Unione europea non li risolve e non chiude questo gap di valutazioni, le nostre aziende resteranno sempre penalizzate nel reperimento di fondi».
La liquidità sui listini
Farkas elenca con grande lucidità i problemi strutturali. Il primo gap che separa l’Europa dagli Usa, e che rende l’America molto più attrattiva, è legato al fatto che un’azienda che si quota oltreoceano accede a un bacino di risparmio molto più ampio rispetto alla stessa azienda che si quota in un Paese europeo. «Se un’impresa si quota a Milano, a Parigi, a Francoforte o in qualunque Borsa europea, accede al risparmio del proprio Paese - osserva Farkas -. Perché è vero che un investitore tedesco può comprare azioni in Italia e viceversa, ma questo resta un investimento estero. Mentre chi dal Texas compra azioni a New York, esegue un’operazione domestica».
La seconda differenza strutturale è che negli Stati Uniti il mercato secondario è molto più efficiente e liquido. «Oltreoceano ci sono molti più investitori istituzionali, come per esempio grossi fondi pensione - prosegue Farkas -. In Europa ci sono invece tanti fondi pensione nazionali e il sistema è frammentato. Questo riduce gli investimenti potenziali. Servirebbero invece incentivi per far confluire i risparmi in un fondo pensione europeo, che poi investa sulle aziende del continente». Il mercato, insomma, in Europa non funziona perché è troppo frammentato. Serve l’Unione dei mercati dei capitali.
L’italia
La ricerca si sofferma anche sull’Italia. Il Paese si classifica al nono posto tra i Paesi dell’Unione europea nella classifica della competitività dei mercati dei capitali. E per essere la terza economia continentale, non è un buon risulato. Ma l’Italia registra la maggiore quantità di sbarchi in Borsa (Ipo) di tutti i Paesi europei nel 2023 . E resce in tama di sostenibilità (Esg).
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