Il mercato dell’antico risponde alle opere d’impatto e ben stimate
di Silvia Anna Barrilà
2' di lettura
L'asta di arte antica che si è tenuta il 17 ottobre presso la casa d'aste di Vienna Dorotheum ha dato risultati solidi per il mercato dell'antico, secondo quanto ha dichiarato lo specialista Mark MacDonnell. Il totale di 9.052.929 euro è in linea con i risultati degli anni precedenti; la percentuale di venduto per lotto, pari al 54%, rivela un mercato selettivo, che non risponde se si trova di fronte ad un'opera sovrastimata.
«È un mercato vivo, competitivo e selettivo» commenta MacDonnell, «che dà risultati interessanti per i quadri ben stimati e d'impatto visivo; i collezionisti vogliono immagini forti». Per esempio i quattro dipinti dello Spadino (Giovanni Paolo Castelli, 1659-1730) con allegorie antropomorfe delle quattro stagioni, venduti in sala per 436.956 euro, prezzo record per l'artista. Oppure la “Santa Prassede” del Ficherelli (1603-1660), opera nota perché ha ispirato uno dei maggiori artisti della storia dell'arte, Vermeer, venduta per 350.508 euro. Altrimenti è un artista le cui composizioni sono state vendute di recente per cifre sui 40.000 euro. «Questo è il bello dell'antico – spiega MacDonnell – che non ci sono canoni di prezzi. Sul contemporaneo è più facile confrontare le quotazioni, mentre sull'antico è il quadro in sé che conta e la risposta del mercato dipende dalla forza di quel quadro in particolare».
Mentre entrambe queste due opere sono andate a collezionisti privati europei, è andata ad un museo europeo la terza opera dell'asta per realizzo, un ritratto a grandezza naturale del francese Simon Vouet (1590-1649), «anche in questo caso un'opera di forte presenza, che dimostra nuovamente la tendenza verso l'immagine forte che, comunque, è apprezzata anche da un'istituzione».
Le tendenze. E a livello di generi, correnti e provenienze geografiche, quali tendenze si notano? «Dipende sempre dall'offerta» risponde MacDonnell. «In questo momento storico non c'è un collezionismo di un certo genere, com'era prima, per esempio negli anni ’90. Oggi i confini internazionali sono superati e così il collezionismo territoriale. Se c'è il livello di qualità richiesto, non importa da dove proviene l'opera». E i compratori italiani sono attivi? «Oggi gli italiani non comprano tanto antico, la maggior parte dei nostri collezionisti per l'antico viene dall'Europa centrale e orientale e dall'America».
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