Il mercato dell’arte entra nel metaverso
In occasione della seconda edizione degli Stati Generali del Mondo del Lavoro della Cultura è stato presentato MetArt, piattaforma virtuale nata dalla collaborazione di due aziende italiane e dedicata alle opere NFT
di Roberta Capozucca
I punti chiave
4' di lettura
Dal Viva Tech di Parigi, al We Make Future di Rimini fino agli Stati Generali del Mondo del Lavoro della Cultura di Roma, nelle ultime settimane si sono moltiplicate le presentazioni di progetti, musei e brand di moda sui nuovi mondi virtuali, o meglio metaversi. Proprio la scorsa settimana, a Palazzo Bonaparte di Roma, durante la seconda edizione degli Stati Generali del Mondo della Cultura è stato presentato il primo metaverso dedicato al mercato dell’arte tutto italiano, dove l'utente potrà visitare spazi espositivi e scegliere cosa acquistare in ogni galleria del mondo. MetArt è un progetto che nasce dalla collaborazione tra Advepa, azienda leader del settore della costruzione di metaversi, e ArtMore, società che si occupa di consulenza marketing nel settore dell'arte, in cui la relazione tra la piattaforma, le gallerie d'arte e il cliente, si esternalizza attraverso la compravendita di opere in Nft.
Se è vero che di metaverso si è iniziato a parlare su larga scala dall'ottobre 2021 dopo che Mark Zuckerberg, fondatore di Facebook (Meta), ha annunciato l'avvio di una nuova modalità d'interazione con il web, è altrettanto vero che già a quella data vi erano numerose aziende che stavano creando prodotti e servizi su estensioni di mondi reali. La quota di business correlata al metaverso, già nel 2020, valeva infatti 50 miliardi di dollari e, secondo le previsioni di Grayscale crescerà arrivando a toccare nel 2024 un valore di 800 miliardi di dollari.
Nel mondo culturale, l'esperienza virtuale di visita a musei, fiere e case d'asta si è imposta come un’opzione alternativa a quella fisica, sopratutto, a seguito della pandemia da Covid-19, ma si sta rapidamente affermando incidendo anche sui processi di gestione delle stesse istituzioni. Secondo Thierry Ehrmann, ceo e fondatore di artmarket.com, la chiave di questa rapida ascesa risiede principalmente nella libertà di accesso e nella possibilità di vivere esperienze più coinvolgenti e ravvicinate con le opere d'arte.
Il metaverso per il mercato dell'arte
Proprio per questi stessi motivi, il metaverso si sta imponendo anche nel mercato dell'arte dove le piattaforme che consentono lo scambio dei certificati digitali sono accessibili giorno e notte, in qualsiasi punto del pianeta, purché vi sia una connessione internet. Esistono infatti già diversi mondi basati sulla blockchain dove musei e gallerie d'arte hanno iniziato ad acquistare terreni e a costruire il loro spazio come Somnium Space, dove si trova il Museum of Crypto Art (MOCA) o Decentraland, dove si trova la galleria digitale sia della König Galerie che di Sotheby's, che dal 2021 vende arte digitale tokenizzata con enorme successo.
Questi mondi virtuali differiscono per accessibilità e capacità tecnologiche; sia Decentra-land che Sandbox, ad esempio, sono finora strettamente basati su browser web, mentre Somnium Space è disponibile sia tramite browser che cuffie VR. Un altro metaverso popolare tra gallerie d’arte e musei, dove hanno già acquistato terreni sia San Francisco Museum of Modern Art che il Francisco Carolinum di Linz è Cryptovoxels. In questo mondo, le gallerie presenti offrono un mix di arte 2D appesa a un muro e oggetti 3D, selezionabili per una visualizzazione dettagliata che di solito porta a un mercato Nft o ai canali di social media pertinenti.
OpenSea offre agli artisti la possibilità di coniare o creare i propri Nft che possono essere venduti sul mercato con una formula peer-to-peer, ovvero con offerta diretta al pubblico per il possibile acquisto, dietro la corresponsione di una percentuale sulla cifra finale. In generale la commissione trattenuta dalla piattaforma è un carattere discretivo importante nella scelta degli artisti, che confrontano i termini e le condizioni, in genere quantificabili sul versante finanziario in una percentuale a loro carico tra il 2,5% e il 15%.
Il fai da te di gallerie e artisti
Ci sono poi le esperienze individuali di artisti e gallerie che creano dei mondi ad hoc o utilizzano quelli esistenti per amplificare la portata dell'azione fisica; è il caso della mostra “SNOWCA$H” curata da Georg Bak e Daniel Baumann, che sarà inaugurata alla Kunsthalle di Zurigo il prossimo ottobre e contestualmente in più metaversi, ma anche dell'artista Takashi Murakami che ha costruito un suo metaverso dove sono raccolti tutti i suoi progetti in versione digitale. Un altro ottimo esempio di interazione tra reale e virtuale è rappresentato dal collettivo viennese Crypto-Wiener, che crea progetti di arte generativa interamente “on chain”, quindi supportati dalla tecnologia blockchain senza dipendere da alcuna piattaforma secondaria per la loro sopravvivenza; caso simile è quello di Kent Sheely, l'artista newyorkese che ha costruito il suo meta studio hackerando il videogame Grand Theft Auto Online (GTAO).
Le nuove regole del gioco
Sebbene oggi il metaverso sembra essere ancora più una promessa che realtà, è innegabile che stia già cambiando le regole del gioco. Chi decide cosa è arte nel metaverso? Chi decide cosa esporre? Al Musee Dezentral, al momento, ci sono 91 opere uniche che aspettano di essere reclamate dagli offerenti per poter esporre gli Nft; il MOCA a sua volta sta vendendo stanze del museo dove gli acquirenti diventano curatori del proprio lotto. Secondo Michael Connor, direttore artistico di Rhizome una comunità di arte digitale affiliata al New Museum di New York, non è lontano il giorno in cui gli avatar entreranno nei vari musei virtuali e decideranno dove appendere le opere o cosa togliere dalle pareti. Si tratterebbe insomma di una vera e propria rivoluzione per il mondo dell'arte contemporanea, che potrebbe diventare un nuovo spazio collettivo di condivisione e di interazione democratica. Ma attenzione, se le caratteristiche degli Nft e del metaverso li rendono strumenti particolarmente efficaci per la produzione creativa, anche per la possibilità di abbattere le tipiche barriere d'accesso del mercato dell'arte, considerando però anche l’eventuale obsolescenza tecnologica, urge riflettere sull'altra metà dell'orizzonte tecnologico e comprendere come distinguere il valore culturale, nonché economico, dei token creati in questi multiversi da quelli reali.
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