Il mercato dell’arte resiste meglio alla crisi
Raggiunto il valore di 67,8 miliardi di dollari (+3%) con numero di transazioni piatto. Più resilienti le opere di grande valore. Le gallerie, soprattutto le grandi, difendono le posizioni meglio delle case d’asta
di Silvia Anna Barrilà e Marilena Pirrelli
7' di lettura
Come prevedibile, il Report annuale sul mercato dell'arte promosso per la settima volta da Art Basel e Ubs e firmato da Clare McAndrew attesta la crescita post-pandemica del settore dell'arte, seppur lieve. Nel 2022 il valore delle vendite d'arte è aumentato del 3% anno su anno fino a 67,8 miliardi di dollari, superando i livelli pre-pandemici. Rispetto al 2021 la crescita è stata più contenuta, soprattutto nell’ultimo trimestre dell’anno, a causa dei diversi risultati registrati a seconda del settore, della regione e dei segmenti di prezzo. Uno dei principali motori di crescita dei valori è stato quello delle vendite nella fascia alta del mercato. Il volume delle transazioni, pari a 37,8 milioni di scambi, ha registrato una crescita minima, pari all’1%, con l’aumento derivante in gran parte dalle maggiori vendite dei galleristi. Lo scorso anno sono ripresi con energia gli eventi in presenza legati all’arte, dalle mostre agli appuntamenti con il mercato, fiere e aste, e i collezionisti hanno ricominciato a viaggiare. Non li ha fermato l’inflazione, l’aumento dei tassi, l’instabilità dei mercati finanziari e la guerra in Ucraina, hanno ripreso a spendere per acquistare arte. Un segnale di solidità del comparto nonostante il numero complessivo dei miliardari sia sceso del 6% (le perdite si accusano in Russia) e la loro ricchezza calata del 14% a 11,7 trilioni di dollari!
Le piazze del mercato dell'arte
Gli Stati Uniti hanno mantenuto la loro posizione di leader nel mercato globale dell’arte con una quota di vendite in valore aumentata del 2% su base annua fino al 45%. È qui che c'è stata la ripresa migliore post-pandemia, con un aumento dell'8% anno su anno fino alla cifra record di 30,2 miliardi di dollari, soprattutto grazie alle aste e alle vendite di opere di fascia alta e a la più grande base di individui super ricchi (Hnw e ultra-Hnw) disposti spendere cifre milionarie per un capolavoro. New York si conferma il centro del commercio globale di arte e hub globale del sistema. Questo mercato è alimentato anche dalle importazioni di arte e antiquariato aumentate del 60% su base annua nel 2021 e di un ulteriore 23% nel 2022 a oltre 10,3 miliardi di dollari.
Il Regno Unito ha superato la Cina per tornare al secondo posto con il 18% delle vendite, nonostante un altro anno di preoccupazioni sia a livello politico che finanziario; la crescita è stata del 5% fino a 11,9 miliardi di dollari (erano 12,2 miliardi nel 2019). La quota della Cina è scesa al 17% a causa della politica zero Covid e la conseguente cancellazione di molti eventi. Il declino delle vendite è stato del 14% anno su anno fino a 11,2 miliardi di dollari, il secondo valore più basso dal 2009. La Francia ha mantenuto la sua posizione di quarto mercato più grande a livello mondiale con il 7%. Vendite anche in Germania e Spagna che hanno registrato una crescita (ognuna ha una quota dell’1% del mercato) e l’UE nel suo insieme è aumentata del 5% su base annua a circa 8,8 miliardi di dollari.
Galleristi vs aste
Le vendite dei galleristi hanno raggiunto una cifra stimata di 37,2 miliardi di dollari nel 2022 pari al 55% del mercato, con un aumento del 7% su base annua, riportando il mercato al suo valore prima della pandemia. I sondaggi hanno rivelato che i galleristi con i fatturati più elevati di oltre 10 milioni di dollari hanno registrato i maggiori aumenti delle vendite (fino al 19%), mentre le gallerie più piccole hanno faticato a causa di acquirenti cauti, costi crescenti e vendite più stagnanti; le gallerie con un fatturato inferiore a 250.000 dollari hanno addirittura registrato un calo del 3%. La quota di vendite a nuovi acquirenti è diminuita nel 2022 per tutti i galleristi con un fatturato superiore a 500.000 dollari. Mentre il 2022 è stato caratterizzato da molti record d'asta, al di là dei valori al top, le vendite complessive sono state molto più contenute. Si stima che le vendite totali condotte dalle case d’asta, incluse sia le vendite pubbliche che private, abbiano raggiunto i 30,6 miliardi di dollari, in calo del 2% rispetto all’anno precedente (31,2 miliardi di dollari nel 2021), ma comunque superiori dell’11% rispetto al 2019.
Il settore delle aste pubbliche è leggermente diminuito dell’1% a 26,8 miliardi di dollari (pari al 45% del valore di tutto il mercato), con una crescita limitata in gran parte alla fascia alta del mercato. Nel mercato delle aste, le vendite di opere con un prezzo superiore a 10 milioni di dollari sono aumentate del 12%, mentre praticamente tutti gli altri segmenti di prezzo hanno registrato un calo di valore su base annua nel 2022. Con un calendario delle aste molto più completo che ha assorbito l’offerta e alcune forti vendite nella fascia alta del settore dei galleristi, anche le vendite private sono scese a poco meno di 3,8 miliardi di dollari. Gli Stati Uniti, la Cina e il Regno Unito sono rimasti i mercati dominanti per le aste, con una quota combinata del 76% delle vendite all’asta pubbliche per valore, stabile dal 2021.
I periodi dell’arte
In asta l’arte del dopoguerra e contemporanea rappresenta il settore più vasto del mercato con un totale di 7,8 miliardi di dollari (-8% sul 2021), pari al 54% del valore delle vendite globali (in calo del 4% rispetto 2021). In particolare le opere di arte contemporanea (prodotta da artisti nati dopo il 1945) e quelle realizzate negli ultimi 20 anni hanno entrambe raddoppiato i valori. L’arte moderna è stata il secondo settore a maggior aggiudicato in asta rappresentando una quota stabile del 22%, tuttavia in calo dell’8% su base annua, tornando al livello pre-pandemico del 2019 di 3,1 miliardi di dollari. L’arte impressionista e post-impressionista ha mostrato la migliore performance sotto il martello: le aggiudicazioni sono aumentate del 25% anno su anno per raggiungere 2,6 miliardi dollari, grazie a diversi lotti che hanno raggiunto le maggiori quotazioni. Gli scambi delle opere degli antichi maestri europei hanno continuato a crescere del 14% su base annua a 574 milioni dollari, portando il mercato al livello più alto dal 2017. Mentre in Cina l’annullamento di molte aste ha ridotto i valori del più ampio settore dei Dipinti Antichi del 17% rispetto al 2021, riportando il mercato sotto i livelli del 2020 a 963 milioni di dollari.
Nft e online
Dopo un’ondata di popolarità nel 2021 con un fatturato di quasi 2,9 miliardi di dollari, la frenesia intorno agli Nft è diminuita significativamente nel 2022. Le vendite su piattaforme Nft al di fuori del mercato dell’arte sono scese a poco meno di 1,5 miliardi di dollari, un calo di quasi 50% su base annua, anche se ancora oltre 70 volte il livello del 2020. Soprattutto il mercato da essere primario, cioè sull’acquisto di nuove produzioni, si è spostato sul secondario cioè sulla vendita successiva delle opere con un tempo medio di rivendita di 33 giorni (le opere d’arte hanno di solito una tenuta tra i 25 e i 30 anni). Complessivamente, il calo del valore delle vendite di opere d'arte in Nft è stato maggiore di qualsiasi altro segmento di Nft; gli scambi di opere d’arte hanno rappresentato solo l’8% delle vendite sulla rete Ethereum nel 2022 (rispetto al 24% nel 2020). L’attenzione alla produzione di opere in Nft del mercato dell’arte dopo la prima effervescenza si è spostata sull’impatto a lungo termine delle applicazioni blockchain per il commercio d’arte. Anche il tema dei diritti sull’opera in Nft e quello delle politiche di royalty dei marketplace hanno ridisegnato questo mercato, ancora privo di molte certezze e regolamentazioni.
Anche le vendite online sono diminuite da quando gli eventi fisici sono ripartiti. Dopo due anni di crescita senza precedenti, le vendite online sono scese a 11 miliardi di dollari nel 2022 con un calo del 17% su base annua rispetto al picco di 13,3 miliardi di dollari nel 2021, sebbene ancora superiore dell’85% rispetto al 2019. Le vendite online hanno rappresentato il 16% del fatturato del mercato dell’arte nel 2022, in calo rispetto al picco del 25% nel 2020. Tuttavia, nonostante questo calo, il mercato non è tornato alla sua divisione pre-pandemica delle vendite online rispetto a quelle offline, e sembra improbabile che succeda nel prossimo futuro, dato l’investimento nelle strategie digitali e la crescente accettazione dell’e-commerce da parte dei collezionisti.
Fiere d’arte
Al contrario, le fiere d'arte sono tornate a regime nel 2022, con la ripresa dei viaggi dei collezionisti e con le gallerie che espongono allo stesso numero di fiere che frequentavano in media nel 2019. Le vendite in fiera sono aumentate in modo significativo dal 27% delle vendite totali dei galleristi nel 2021 al 35% nel 2022, sebbene ancora al di sotto dei livelli pre-pandemia del 42% (2019). Le quote maggiori sono state segnalate dalle gallerie più grandi, tra cui il 40% per coloro che fatturano più di 10 milioni di dollari.
Il futuro
Guardando al 2023, il 45% dei galleristi prevede un miglioramento delle vendite e il 10% prevede un miglioramento addirittura significativo. Il mantenimento dei rapporti con i collezionisti già noti, la partecipazione alle fiere d’arte e le vendite online rimangono le massime priorità per i galleristi nei prossimi cinque anni; in quarta posizione tra le priorità future c'è la necessità di ampliare la portata geografica della base di clienti. Nel settore delle aste, le indagini sulle imprese di fascia media rivelano che il 48% prevede un miglioramento delle proprie vendite, mentre il 24% prevede un calo e il 60% prevede un aumento dei propri scambi online, mentre solo il 4% prevede un calo. Allo stesso modo, la maggior parte (77%) dei collezionisti HNW è ottimista riguardo alle prospettive per il mercato globale dell’arte e la maggioranza (55%) ha pianificato di acquistare arte nel 2023, comprese quote fino al 65% nei principali mercati dell’arte come gli Stati Uniti.
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