Il mercato dell’edilizia tiene ma ora pesa l’incertezza su bonus e Pnrr
Il settore, che è il più rappresentato nella lista Sole 24 Ore-Statista con una quota del 14,6%, dopo un avvio d’anno positivo ha registrato un calo degli investimenti
di Laura Cavestri
2' di lettura
Un mercato che tiene. Tra i costi (moltiplicati) dei materiali e dei cantieri, i ritardi (ma anche le opportunità del Pnrr), il “propellente” dei bonus e degli incentivi post-covid – soprattutto il Superbonus – ma anche la frenata (brusca) di quest’ultimo, tra crediti incagliati e impalcature montate e deserte. Stiamo parlando del settore dell’edilizia e delle costruzioni, il più rappresentato nella classifica Leader della crescita 2024 Sole 24 Ore-Statista, con una quota del 14,6 per cento.
Un mercato, quello italiano, che conta un numero di imprese molto più alto rispetto a quelle dei partner europei (secondo Scenari Immobiliari sono oltre 546mila rispetto alle 495mila della Francia e alle 393mila della Germania), ma anche con meno addetti: 2,8 occupati per azienda, contro i 3,7 della Francia e i 6,7 della Germania. Gli investimenti in costruzioni (al lordo dei costi per trasferimento di proprietà), dopo un primo trimestre 2023 caratterizzato da un andamento ancora positivo (+0,5%), hanno registrato una prima flessione, che non si verificava dal secondo trimestre del 2020.
Secondo l’Istat, gli investimenti nel settore sono diminuiti del -4,8% su base annua nel secondo trimestre del 2023, sintesi di una significativa riduzione delle abitazioni (-7,7%), e di un più contenuto calo dei fabbricati non residenziali e altre opere (-1,7 per cento). Ciò si riflette anche negli investimenti in abitazioni che manifestano una diminuzione del -5,4% rispetto nel primo semestre 2023, rispetto al primo semestre 2022. Di contro, il comparto non residenziale risulta ancora positivo (+1,5 per cento). In pratica, il segmento più debole risulta quello residenziale, su cui stanno incidendo le numerose modifiche intervenute per depotenziare il Superbonus da un lato e i continui aumenti dei tassi d’interesse, che stanno rendendo sempre più oneroso il costo del mutuo.
Proprio sul Superbonus, Ance ha chiesto una soluzione per i crediti incagliati e una proroga per i condmìni in cui i lavori erano già iniziati. Proposta, quest’ultima, che una parte della maggioranza vorrebbe inserire nel Ddl di Bilancio ma che trova le resistenze del ministero dell’Economia.
In audizione alla Camera, la settimana scorsa, la presidente di Ance, Federica Brancaccio, ha detto che «dopo un biennio 2021-2022 in cui il settore costruzioni ha giocato un ruolo decisivo per la crescita del Paese, le prospettive per il 2023 e i prossimi anni vanno valutate con cautela. Sicuramente, sul prossimo triennio, peseranno le modifiche intervenute sul Superbonus, che ne hanno determinato il depotenziamento (da un’aliquota del 110% al 70% nel 2024) , il blocco della cessione del credito, così come i ritardi sul Pnrr, oltre a inflazione e tassi ancora elevati e incertezze geopolitiche».
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