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Il 2022 è iniziato molto bene per l’orologeria di qualità: a certificarlo sono i dati sull’export elvetico, indicatore di rilievo per il settore a livello globale, perché l’industria orologiera elvetica rappresenta oltre il 50% del fatturato mondiale ed esporta oltre il 90% della sua produzione. I più recenti dati della Fédération de l’industrie horlogère suisse (Fh), diffusi il 26 aprile, riguardavano il primo trimestre, con previsioni cautamente ottimiste per il resto dell’anno e per aprile. Non trovate i dati del quarto mese dell’anno in questo articolo perché – congiunzione temporale non esattamente fortunata – la pubblicazione era prevista per il 31 maggio (ieri, per chi legge), ma questo Speciale è andato in stampa il 26 maggio.
Il quadro alla fine del primo trimestre era dunque questo: nel solo mese di marzo le esportazioni di segnatempo elvetici avevano raggiunto i 2,09 miliardi di franchi (2,04 miliardi di euro), con un aumento dell’1,8% rispetto a un anno prima. Il primo trimestre 2022 si era chiuso con un export di 5,79 miliardi di franchi (5,65 miliardi di euro), in progresso del 14,3% se confrontato con lo stesso periodo del 2021.
Il sentiment delle aziende
All’inizio di questo Speciale si trovano approfondimenti tematici, dalle aste all’occupazione specializzata (pagina 2), dai cambiamenti nei canali distributivi alla ricerca su nuovi materiali, passando per l’attenzione alla sostenibilità (pagina 3). A seguire, gli approfondimenti sulle singole maison, dando voce ai manager che le guidano e che rafforzano la fotografia scattata dalla Fh. Sperando che non sia wishful thinking e considerando che la maggior parte delle interviste sono state realizzate dopo il 24 febbraio, giorno dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, c’è unanimità, da parte dei vertici delle diverse aziende, sul rimbalzo post Covid dell’orologeria, una ripresa per ora solo lambita dalle tensioni geopolitiche partite dall’Europa e dalla nuova ondata di contagi – e conseguenti lockdown – in Cina, che negli ultimi anni è diventato il mercato trainante per l’alta gamma, orologeria compresa.
La situazione in Italia
Per gli orologi di alta gamma il nostro Paese è da sempre importante, come si vede dal peso in percentuale delle esportazioni dalla Svizzera. Negli ultimi dati della Fédération de l’industrie horlogère, l’Italia è al decimo posto dopo Stati Uniti, Cina Hong Kong , Giappone, Regno Unito, Singapore, Germania, Francia , ed Emirati Arabi Uniti e nel solo mese di marzo le esportazioni di orologi svizzeri verso il nostro Paese è cresciuto del 17,8%, riportandoci, appunto al decimo posto, con la Corea del sud scivolata all’undicesimo. Come abbiamo detto però, i dati della Fh fotografano le fasce medio-alta e alta del mercato.
Per un quadro più completo è utile l’analisi condotta da Assorologi, che rappresenta le aziende della filiera, dai produttori ai distributori, e presentata alla fine di marzo: il valore del mercato degli orologi in Italia nel 2021 è stato di 1,86 miliardi, una valutazione fatta in collaborazione con Gfk e che indica una crescita del 23% rispetto al 2020, anno fortemente condizionato dalla pandemia.
Il confronto con il 2019
Per molti marchi di alta orologeria, come spiegato nelle pagine di questo Speciale, si è già tornati ai livelli pre Covid (che in alcuni casi sono stati addirittura già superati). Un trend registrato per l’intero settore del lusso, visti i risultati dell’esercizio 2021 e del primo trimestre 2022 di gruppi quotati italiani e francesi, da Cucinelli a Prada, da Ferragamo a Moncler, Tod’s e Zegna. La situazione delle altre fasce di mercato, in Italia e non solo, è diversa e il dato emerge anche dallo studio di Assorologi. Nel 2019, il mercato italiano degli orologi aveva raggiunto i 2,109 miliardi: il dato del 2021 resta quindi inferiore dell’11%, ma la parziale ripresa rispetto all’annus horribilis del Covid e dei lockdown, il 2020, è comunque un segnale positivo.
L’evoluzione dei consumatori
Insieme ai numeri sul mercato, Assorologi e Gfk hanno presentato l’indagine sul consumatore di orologi italiano nel 2021, ottenuta intervistando oltre un migliaio di persone che rientrano nel Consumer Panel dell’istituto di ricerca, in rappresentanza della popolazione del nostro Paese. Anche in questo caso i dati sono positivi: gli orologi acquistati nel 2021 da circa 5 milioni di persone sono stati 5,874 milioni (+2,2% sui 5,745 milioni del 2020) per un valore di 1,29 miliardi (+4,9% sul 2020). In crescita anche il prezzo medio per pezzo venduto, che tocca i 219,3 euro (era 214,5 euro nel 2020 e 202,5 euro nel 2019).
Il futuro degli smartwatch
Nei due anni precedenti alla pandemia il mercato dei wearables (tecnologia indossabile) era cresciuto molto, anche grazie alle novità e ai miglioramenti legati al digitale, con un’offerta di dispositivi con un sempre maggior numero di funzioni e connessi con altri device personali. A presentare nuovi modelli a ritmi fin esagerati erano state sia le aziende specializzate, sia i marchi di fascia media, alta e persino altissima. La fascinazione delle maison del lusso per la tecnologia sotto forma di smartwatch sembra attenuata. Due le ragioni: la prima è che l’interesse si è spostato (si veda l’articolo in pagina) su frontiere ancora più nuove del mondo digitale e virtuale, dagli Nft a ogni altro aspetto del web3. La seconda è che i marchi specializzati in wearable technology non sono stati a guardare, investendo sempre di più in ricerca e sviluppo, migliorando allo stesso tempo l’estetica.
I magnifici sette
Da sempre parco di dati finanziari, il settore dell’alta orologeria svizzera è però oggetto di curiosità per gli analisti. Lo studio più recente e completo è dell’inizio di marzo, curato da Morgan Stanley e LuxeConsult e intitolato Magnificent Seven, perché sette sono la maison che hanno chiuso il 2021 con ricavi superiori al miliardo di franchi: Rolex, Cartier, Omega, Audemars Piguet, Longines, Patek Philippe e Richard Mille. Secondo gli autori dello studio, il 2021 è stato per Rolex il miglior anno dalla sua fondazione (1905): il fatturato ha raggiunto gli 8 miliardi di franchi, con una quota di mercato del 28,8% (che sale al 40% negli Stati Uniti, primo mercato in assoluto per gli orologi Swiss made). Dato straordinario, perché Cartier e Omega, le altre due maison sul podio, hanno circa il 7% a testa.
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