Bollette, metano a prezzi record: arriva la stangata energetica d’autunno
Le quotazioni raddoppiate in pochi mesi fanno correre anche il costo dell'elettricità: la corrente supera i 130 euro per mille chilowattora. In vista una stangata per imprese e famiglie
di Jacopo Giliberto
I punti chiave
5' di lettura
Prepariamoci alla stangata energetica di autunno. Alla riapertura delle fabbriche e degli uffici dopo la pausa estiva, le imprese dovranno fare i conti con i rincari del gas, rincari che poi sono alla base anche degli andamenti della corrente elettrica.
Prima di tutto, ecco i numeri. In questi giorni il metano costa al borsino italiano Psv (Punto di scambio virtuale) attorno ai 45-46 euro per mille chilowattora. In primavera costava meno della metà, non più di 20 euro. E un anno fa, nel 2020 la media era 10 euro. Occhio all’inflazione, che già si era scaldata con il rincaro del 1° luglio.
Continua crescita di valore
Di chi è la colpa? I fattori sono tanti, e quasi tutti evidenti da tempo: l’aumento della domanda di gas, per esempio. Oppure il costo rabbioso (o dolcissimo, per gli ecologisti) della CO2 spaventa i consumatori di carbone e li spinge a usare di più il gas. La crescita di valore non è una sorpresa; continua da mesi.
Le condizioni di mercato all’origine dei rincari sono comuni a tutt'Europa; anzi, al mondo intero. La più grande borsa europea del gas, l'olandese Ttf, in genere più conveniente, ora è addirittura più cara di quella italiana. L'arrivo del gas azero attraverso il Tap nei mesi scorsi ha contribuito a raffreddare i prezzi. I future fanno pensare che con l'anno nuovo i prezzi torneranno a scendere.
Certamente. Però il 1° ottobre, quando l'autorità dell'energia Arera dovrà aggiornare le tariffe dell'elettricità, i prezzi del metano daranno un altro colpo doloroso all’inflazione e la scossa alle bollette elettriche di tutti, anzi di quasi tutti.
L’elettroshock d’autunno
Ogni tre mesi l’Arera aggiorna le tariffe elettriche e del gas secondo i costi di produzione. E da un anno gli aggiornamenti sono tutti in salita. Il rincaro più recente è del 1° luglio 2021, con un balzo del +9,9% per la corrente elettrica e addirittura del 15,3% per il gas. L’inflazione si era subito riscaldata all’1,9 per cento.
Il prossimo aggiornamento sarà il 1° ottobre e sarà altrettanto pungente. Si salveranno dal rincaro solamente i consumatori elettrici che sul mercato libero avranno stipulato contratti di fornitura a prezzo fisso, al riparo cioè dalle oscillazioni di questi mesi.
Quale relazione unisce il gas alla luce?
Semplice. Oggi la maggior parte delle centrali elettriche sono moderne ed efficienti centrali a gas a ciclo combinato. Per produrre corrente si brucia soprattutto gas. Secondo i dati di Terna, in luglio la richiesta di energia elettrica è stata soddisfatta per il 48% della produzione da fonti energetiche non rinnovabili e le centrali termoelettriche hanno prodotto 16 milioni di chilowattora.
Scintille di prezzo alla Borsa elettrica
A titolo di esempio, il rapporto fra gas ed elettricità si può leggere sui consumi di metano rilevati dalla borsa del gas.
Secondo i dati del Psv, il giorno lunedì 16 agosto la Snam Rete Gas ha consegnato 103,2 milioni di metri cubi (1,15 miliardi di chilowattora). Di questo metano, più della metà è andata alle centrali elettriche (58,12 milioni di metri cubi, pari a 648,5 milioni di chilowattora), e il resto è stato diviso in parti quasi uguali fra usi industriali e distribuzione nelle reti locali.
Ma intanto la borsa elettrica del Gestore dei mercati energetici sta segnando quotazioni fulminanti. Un dato per tutti. Martedì 17 agosto il mercato del giorno prima ha fissato i prezzi del chilowattora di corrente da consegnare ai consumatori mercoledì 18 agosto. Prezzi vicini ai 140 euro per mille chilowattora.
È un primato doloroso per chi consuma elettricità. Nel dettaglio, la corrente più superba è quella trattata per le ore 21 del 18 agosto alla quotazione di 135 euro per mille chilowattora, cioè quando il fotovoltaico si è spento e le centrali a gas devono accelerare a tutta manetta per assecondare il tramontare del sole. Il primato del 18 agosto spetta però alla produzione locale siciliana, il cui prezzo zonale è di 160,21 euro.
Il confronto statistico è impietoso. Nel 2020 la media di prezzo era 38,92 euro per mille chilowattora. Il primato di prezzo registrato dalla Borsa elettrica del Gme è stato 378 euro nel 2006.
Il rincaro dell'Olanda
La tendenza al rialzo dei prezzi è comune a tutta Europa e addirittura il principale mercato europeo, il Ttf, è più caro dell'Italia di circa un euro per mille chilowattora.
In genere, al contrario, la piazza olandese spunta prezzi più bassi rispetto all'Italia e, prima che arrivasse dalla Puglia l'afflusso dall'Azerbaigian attraverso il nuovo gasdotto Tap, il divario di prezzo rendeva listini italiani più orgogliosi di circa il 10 per cento.
Il rovesciarsi del divario tra Olanda e Italia potrebbe essere un effetto del grado di riempimento (o di svuotamento) degli stoccaggi, cioè vecchi giacimenti che, dopo essere stati svuotati per estrarne il gas che contenevano, poi vengono usati come magazzini geologici.
In Italia (e nella vicina Francia) gli stoccaggi sono abbastanza pieni, mentre in Olanda e Germania sono mezzo vuoti e parte del gas estratto o importato non viene distribuito ai consumatori ma viene pompato nel sottosuolo per reintegrare le scorte.
Che cosa accade sul mercato
La tendenza al rincaro ha una tendenza regolare da mesi e deriva da condizioni costanti nel tempo e comuni all'intera Europa.
La crescita della domanda energetica in Estremo Oriente ha spostato verso quel mercato un gran numero di navi metaniere che prima approdavano in Europa. Dei grandi rigassificatori italiani sono in attività Adriatic Lng al largo del delta del Po e Panigaglia nel golfo della Spezia ma è inattivo Olt di fronte a Livorno.
Inoltre un paio di settimane fa una devastante esplosione a un impianto di trattamento ha ridotto l'estrazione di metano dai grandi giacimenti siberiani di Novi Urengoi. Il flusso oggi sembra rientrare nella normalità.
Il flusso russo che attraversa l'Ucraina è come sempre oggetto di ripicche e ora si limita alle sole quantità già contrattate ma non vi viene aggiunta alcuna partita spot.
Il prezzo della CO2 in un anno è triplicato sui 58 euro la tonnellata, quando pochi mesi fa si aggirava sui 20 euro, e ciò sposta i consumi dal carbone (emettitore feroce di anidride carbonica) verso il metano.
Speranze per il future
I future del gas prevedono un calo dei prezzi, ma non immediato. Sul Psv italiano le forniture a un mese sono quotate sui 46,40 euro per mille chilowattora, quelle a tre mesi ancora più care sui 47 e quelle a sei mesi a 47,18 euro.
Ma i contratti forward a un anno sono stimati in rientro sui 34 euro e tutti i mercati scommettono che dal primo trimestre 2022 l'entrata in servizio del metanodotto Nord Stream 2 dalla Russia alla Germania aiuterà a raffreddare i listini del gas, per poi tornare sui 24 euro per il 2023.
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