Il graffio del lunedì

Il Milan manca il match point col Cagliari. Per la Champions si decide all'ultima

Con lo scudetto già da tempo assegnato, il finale col brivido aggiunge pepe a un campionato comunque ricco di sorprese

di Dario Ceccarelli

(Afp)

4' di lettura

E' qui la festa? No, non c'è nessuna festa. Anzi, c'è aria pesante. Quell'aria pesante di quando hai perso qualcosa che era a portata di mano. Il Milan lascia San Siro a testa bassa. Quasi incredulo di aver buttato via il match point che l'avrebbe portato in Champions con una settimana d'anticipo. Invece col Cagliari, ormai già ampiamente salvo, finisce zero a zero. Un pareggio senza lampi e che stride ancor di più con la dozzina di gol che i rossoneri avevano realizzato nelle ultime tre partite. Ora tutto si complica perchè il Milan dovrà giocarsela a Bergamo con l'Atalanta, già in Europa, ma poco propensa a fare qualsiasi sconto di fine stagione. Più che gli sconti, anzi, di solito preferisce far venire il mal di denti.

Stefano Pioli, il tecnico rossonero, per evitare di prendere già degli antidolorifici, parla di calo di tensione. E dice che ora il cerchio si chiuderà per forza con l'Atalanta. Sì, ma il Milan ha spento la luce. Il migliore dei rossoneri è stato il portiere Donnarumma che ha sventato due palle gol dei sardi. Il Cagliari, già sicuro di non retrocedere grazie al pareggio del Crotone a Benevento, ha invece giocato con la leggerezza dei giusti neutralizzando l'inconcludente pressione dei rossoneri. Ci voleva Ibrahimovic, dirà qualcuno. Però, con la Juventus e il Torino, nessuno ne aveva sentito la mancanza. Quello che è invece mancato è stata la rabbia, la cattiveria, la voglio di saltare l'ultimo ostacolo.

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Uno strano suicidio, quello del Milan, difficile da spiegare quando si ha la possibilità di tornare in Champions dopo otto anni di assenza. A parte il danno economico, mancare l'obiettivo sul filo del traguardo rischia di complicare ogni progetto di consolidamento di una squadra rimasta in testa per metà campionato. Rimediare non sarà facile. Il Napoli, a pari punti con il Milan (76) riceve in casa il Verona, squadra ormai in disimpegno. Quanto alla Juventus, ringalluzzita dal successo sull'Inter e dall'inaspettata frenata del Milan, ora moltiplicherà le energie. Ha un punto in meno (75) ma l’impegno col Bologna non è proibitivo.

Due posti per tre, venghino signori, venghino. Con lo scudetto già da tempo assegnato, il finale col brivido aggiunge pepe a un campionato comunque ricco di sorprese.

Una di queste è stata l'Atalanta. Superato il Genoa, ha già centrato la Champions per la terza volta di fila. Che dire? Bene, brava, tris, cara Dea: riesci sempre a stupire. Hai tutto: un ottimo tecnico, un‘equilibrata gestione economica, tanti giocatori che si divertono e fanno divertire. Forse a questo punto, dovresti provare a vincerlo, questo benedetto scudetto. Almeno provarci, cosa che anche quest'anno non hai fatto cullandoti un po' troppo in una spensierata dimensione di provinciale castigamatti.

Anche il Napoli va alla grande. Battendo la Fiorentina, per nulla arrendevole, la squadra di Gattuso scavalca la Juventus intravedendo lo striscione del traguardo. Bravissimo Insigne (19esimo gol in campionato), bravissimi tutti gli altri che ormai giocano a memoria. Assurdo che dopo questo ottimo lavoro Gattuso se ne vada (tra l'altro per passare ai viola), ma il calcio attuale ci sta abituando a ogni stranezza.

La riabilitazione tardiva di Pirlo

Se ci fate caso, sono bastate due partite, con due vittorie prese per i capelli, per addolcire i giudizi su Pirlo. Qualcuno ha perfino detto che con l'Inter si è vista la migliore Juventus della stagione, eccetera eccetera. Ma vogliamo dire la verita? Il gol che ha tenuto appeso a un filo i bianconeri è arrivato all'88' su un rigore contestato, come peraltro era stata contestata l'espulsione di Bentacour. Al di là del fatto che Calvarese è andato per rane, per onestà bisogna ricordare che l'Inter scesa alla Stadium non aveva la famosa faccia feroce cui ci ha abituato Conte con i suoi urlacci dalla panchina. Con tutta la comprensione per un logico calo di tensione, l'Inter ha giocato con una morbidezza inusuale, reattiva solo quando doveva rimontare.

Giro d'Italia: Bernal vola sullo sterrato e va in rosa

E chiudiamo col Giro d'Italia che, dopo l'effetto Ganna, finalmente ci dà una benefica scarica di adrenalina. La notizia è che, nella tappa di Campo Felice, in un arrivo a 1600 metri su uno sterrato da marziani, i big si mettono all'opera per vedere l'effetto che fa. Un effetto fantastico grazie al colombiano Egan Bernal che, a circa 500 metri dal traguardo, parte con una sgommata che brucia tutta la concorrenza. Un'accelerazione potente che gli permette sia di vincere la tappa (e conquistare la maglia rosa), sia di lanciare un chiaro messaggio agli altri aspiranti al podio.

L'altra buona notizia è che gli italiani vivono e combattono insieme a noi. L'unico a rispondere a Bernal è stato infatti l'abruzzese Giulio Ciccone, luogotenente di Nibali alla vigilia del Giro, ma ora sempre più uomo classifica nella squadra di Vincenzo. Ciccone è ora quarto in classifica generale a 36“ dal colombiano. Davanti a Ciccone, in un fazzoletto di secondi, ci sono Remco Evenepoel, il golden boy belga, e il russo Alexander Vlasov, l'enigmatico terzo uomo di questo Giro. Per Giulio Ciccone, 26 anni, aspirante leader, si aprono prospettive nuove: «Sto correndo in modo diverso, per me è iniziato un altro Giro», ha detto l'abruzzese felice di essere stato protagonista nella sua terra.

Un altro italiano in evidenza è stato Gianni Moscon, apripista di Bernal nel finale. Il colombiano, che nel 2019 ha già vinto un Tour, deve però guardarsi da un avversario temibilissimo: il mal di schiena. L'anno scorso lo ha tormentato impedendogli altri exploit. Adesso sembra guarito. Ma il colpo della strega, incrociando le dita, arriva quando meno te l'aspetti. Ai marziani come Bernal pedalando sullo Zoncolan. A noi umani nella pausa caffè.

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