Il graffio del lunedì

Il Milan non sa più segnare: anche il Torino lo blocca. Il Napoli cade e l’Inter torna a correre

Rossoneri vittime della pareggite. Con la Fiorentina i partenopei subiscono la quinta sconfitta interna. E i nerazzurri si rifanno sotto (con la partita con il Bologna ancora da recuperare)

di Dario Ceccarelli

Vezzali: "Il calcio ha bisogno di riforme per essere rilanciato"

4' di lettura

Ha un nome strano. Vagamente inquietante. Si chiama “pareggite”. È la variante di uno strano virus del calcio che ha colpito il Milan, squadra ancora capolista ma incapace di far gol agli avversari. L'attacco dei rossoneri si è inceppato. Una maledizione. Anche contro il Torino, come già la settimana scorsa contro il Bologna, è finita zero a zero. Partita intensa ma con poche conclusioni e pochissime occasioni da gol. Risultato: l'Inter, dopo la vittoria in scioltezza sul Verona (2-0), si trova ora a meno due punti dai rossoneri ma con l'ormai famosa partita con il Bologna ancora da recuperare.

A sei giornate dalla fine, il Milan si ritrova quindi non più padrone del proprio destino e con una incapacità manifesta a far breccia nelle difese altrui. Un'avarizia realizzatrice che ha permesso all'Inter, negli ultimi due turni, di rosicchiargli 4 punti.

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La fortuna del Milan, se tale si può chiamare, è che al Napoli, terza forza nella corsa al titolo, è andata ancora peggio. Sconfitto al Maradona dalla Fiorentina (2-3), rimane in scia ma staccato di due punti. Certo in questo strano testa a testa, dove va avanti chi fa meno peggio, ora la più solida appare l'Inter, tornata a correre per uno scudetto che tra febbraio e marzo sembrava aver buttato via. La sosta per la nazionale, e la discussa vittoria sulla Juventus, l'ha rimessa in corsa. Soprattutto ha ritrovato giocatori come Peresic e Brozovic, il primo decisivo nel fornire i due assist per i gol di Barella e Dzeko, il secondo per ridare compattezza e forza al centrocampo nerazzurro.

L'unico dubbio di questo strano sprint è che sia un duello tra zoppi in un campionato sempre più mediocre. A parziale giustificazione del Milan, va ricordato che per problemi fisici vari si è trovato con 7 uomini in meno (tra i quali Bennacer, Rebic e Ibra) prima della partita con il Torino. In altri casi analoghi, i rossoneri avevano saputo reagire, questa volta invece hanno girato a vuoto. Qualcuno dirà che tocca sempre al Milan giocare nel posticipo, patendo quindi una maggior “pressione” psicologica. Diciamo che sono chiacchiere da bar. Una capolista deve vincere a prescindere dal risultato altrui. Ma in questo corsa tra claudicanti, anche una piuma alla fine può avere il suo peso.

Chi ne esce peggio, in questo week end, è però il Napoli. Con la Fiorentina incassa infatti la quinta sconfitta interna. Sconfitta che non solo ne conferma la fragilità casalinga, ma che potrebbe suonare anche «come una sentenza» sui sogni tricolori del Napoli. Le parole sono di Spalletti. In effetti nella sua squadra c'è una strana incapacità - e qui chiediamo lumi al dottor Freud - a superare gli snodi decisivi. Come uno studente preparato che fa scena muta all'esame di maturità, il Napoli non riesce a cogliere il famoso attimo che ogni grande squadra deve avere nel dna. Con la Fiorentina, dopo il pareggio di Martens (entrato nella ripresa insieme a Lozano), c'era tutto il tempo per rimettere in asse la partita. Invece i partenopei si sono incartati permettendo a Ikonè e Cabral di colpirli altre due volte. Inutile poi il contentino di Osimhen per rendere il rospo meno amaro. Viene da chiedersi: ma Spalletti non sbaglia a caricare così tanto le partite? Una volta tira in ballo la memoria di San Diego Maradona, un'altra dice che grazie al pubblico i suoi giocatori diventano super eroi… Altro che ultra poteri! Questi ragazzi, troppo infiammati, vanno piuttosto in corto circuito. Fare i tromboni è rischioso e non attira le simpatie degli astri del calcio… «Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male» avrebbe detto il grande Eduardo, uno che i napoletani li conosceva molto meglio di Spalletti.

Atalanta in picchiata

La squadra di Gasperini si è infilata in tunnel da cui non si vede la luce. Come in coda sulle autostrade liguri. Questa volta si fa investire dal Sassuolo (2-1) senza dare particolari segni di vita. Alla doppietta di Traorè ha opposto solo un golletto di Muriel nel finale. Al di là del risultato, non ci siamo. Nel girone di ritorno la Dea ha fatto solo 16 punti. Le fatiche di coppa col Lipsia si sentono, ma l'Atalanta rischia di restare fuori dall'Europa. C'è qualcosa da rivedere. Ma è meglio non farlo notare troppo perchè poi Gasperini si irrita. È bravo ma permaloso. Un po' come Josè Mourinho che con la Salernitana l'ha sfangata per il rotto della cuffia. Sotto di un gol (Radovanovic al 22'), la Roma è riuscita rovesciare il risultato solo nella ripresa con Carlos Perez (81') e Smalling (85'). Un sorpasso spericolato che in extremis ha ridato il sorriso allo Special de' noantri

Immobile super

Houston, c'è un problema. E riguarda Ciro Immobile, il centravanti della Lazio e della nazionale. Contro il Genoa (4-1) Ciro ha realizzato un'altra tripletta arrivando a quota 24 nella classifica dei cannonieri. E a quota 179 in quella di tutti i tempi. Nella prima ha superato Vlahovic, nella seconda Giampiero Boniperti. Mica fringuelli, ma fior di campioni. E allora? Dove sta l'errore? Perché in nazionale invece Ciro fa così tanta fatica a segnare? C'è una risposta? Forse Mancini potrebbe provare a spiegarlo. Capire gli errori è già un buon modo per rialzarsi dopo le cadute. Si chiama autocritica.

Ferrari alle stelle

Finalmente qualcosa che gira per il verso giusto. Di questi tempi, così avari di buone notizie, i successi della Ferrari rallegrano le nostre domeniche. Dopo anni di buio, vedere Charles Leclerc che in Australia domina per tutta la corsa trionfando davanti a Perez e a Russel, è una benedizione per tutti. Un successo pieno reso ancor più gustoso dal ritiro della Red Bull di Verstappen andato arrosto per star dietro al Cavallino. Carlos Sainz, l'altro ferrarista, si è invece fermato. Pazienza, non sempre si può (stra)vincere.

Le ragazze irresistibili del ciclismo italiano

In uno dei momenti più bassi del nostro ciclismo maschile (nella classiche del Nord siamo praticamente spariti), l'azzurra Marta Cavalli, 24 anni, cremonese, vince per distacco l'Amstel Gold Race, la classica olandese che precede la Parigi-Roubaix. Per il ciclismo femminile italiano, sempre più al top, è un altro importante successo. E non è un caso, visto l'ottavo posto dell'iridata Balsamo e il decimo di Sofia Bertizzolo. Per il ciclismo maschile, oltre che piangere, non resta che sperare in Fillippo Ganna nella prossima Roubaix.

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