Il graffio del lunedì

Il Milan travolge la Juve nello “spareggio” Champions. Bianconeri in caduta libera

di Dario Ceccarelli

(LaPresse)

4' di lettura

C'è un buffo maghetto in questo campionato: una specie di Harry Potter del calcio che si diverte a spezzare gli incantesimi. Il primo incantesimo, già sciolto, era quello sull'Inter che da 11 anni non riusciva a conquistare lo scudetto, sempre tenuto sotto chiave dalla Juventus. E qui ormai siamo posto, missione compiuta, dopo la “festa” (in tutti i sensi) che i nerazzurri hanno fatto sabato a San Siro alla Sampdoria (5-1).

Il secondo incantesimo, quasi una maledizione, era quello che dal 2011 impediva al Milan di battere la Juventus allo Stadium di Torino. In dieci anni sempre batoste. Un sortilegio che sembrava condizionare anche questo atteso “spareggio” di Champions tra Juve e Milan, due società appese al filo della qualificazione in Europa non solo per motivi di prestigio ma anche di volgare pecunia. Andare in Champions, oltre all'autostima, fa molto bene ai ricavi. Ricavi che in questo calcio dissestato sono benedetti.

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Ed ecco la magia: il Milan non solo batte la Juventus a Torino, sfatando la maledizione dello Stadium, ma addirittura la surclassa con un roboante tre a zero (gol di Diaz, Rebic e Tomori) che lascia intontiti i bianconeri, mai in grado di opporsi alla feroce determinazione dei rossoneri, sempre col pallino in mano, sempre più reattivi sia in attacco che in copertura. Perfino quando Kessiè sbaglia un rigore (braccio largo di Chiellini che impatta sul pallone), il Milan è andato avanti come se nulla fosse nel suo lavoro di demolizione.

Curiosità: l'unico opaco è stato Ibrahimovic, poi uscito per un infortunio al ginocchio. Anche Ronaldo non è mai pervenuto. Tra i bianconeri, a dare qualche segno di vita è stato invece Dybala, inserito da Pirlo quando ormai i buoi erano però scappati. Scintillante invece nel Milan Brahim Diaz, folletto quasi imprendibile per la statica retroguardia bianconera.

Prova imbarazzante quella della squadra di Pirlo, troppo contratta e mai pericolosa. Una squadra allo sbando che adesso si trova al quinto posto in classifica, a un punto dal Napoli (70) e tre dal Milan (72) in seconda posizione con l'Atalanta. Ora chiaramente si fa tutto più difficile. Una eventuale esclusione dalla Champions, dopo il pasticcio della Superlega, metterebbe la Juve davanti a un crac economico di non facile soluzione che porterebbe probabilmente a una rifondazione di tutta società: a partire da Pirlo, non più in grado di gestire una squadra così in picchiata. Ma anche la dirigenza, da Paratici fino al presidente Agnelli, è quantomai in bilico. Ad aggravare la posizione di Andrea Agnelli, i probabili fulmini dell'Uefa che avrebbe già deciso di squalificare per le prossime due edizioni della Champions le tre ribelli (Real Madrid, Barcellona, Juventus) del “tentato golpe” della Superlega. Un'altra tempesta in arrivo, insomma. Che forse potrebbe però essere l'occasione per una vera rifondazione.

L’Atalanta sempre più travolgente

A pari punti con Milan, c'è una squadra che va più veloce di Filippo Ganna quando scattano le lancette. Parliamo dell'Atalanta che, come previsto, ha travolto senza pietà (5-2) l'ormai retrocesso Parma. I bergamaschi fanno paura a chiunque. Lo stesso Pepp Guardiola, che ha detto che affrontare l'Atalanta è come andare dal dentista, perché si soffre sempre, di questi tempi si guarderebbe bene dall'incrociarla. L'obbiettivo di Gasperini è evidente: il secondo posto. Costi quel che costi. Cosa fanno le altre big, non gli interessa. L'Atalanta è una macchina da guerra con un solo rammarico: non aver provato fin da subito a vincere lo scudetto. È l'unico rilievo che si può imputare alla società bergamasca, vero modello non solo di gioco e determinazione, ma anche di gestione economica. Particolare non irrilevante visto l'andazzo del calcio.

Oltre all'Atalanta, ottime notizie anche per il Napoli che, passa (4-1) sui resti dello Spezia. Come l'Atalanta, anche la squadra di Gattuso va a gonfie vele. Gioca a memoria, segna (doppietta di Osimhen) e macina punti. Del Napoli colpisce la metamorfosi. Ha avuto molti infortuni, è vero. Però quante discussioni inutili... E quanti punti persi. Il presidente De Laurentiis ora si complimenta con tutti. Poteva pensarci prima.

L'Effetto Mou fa volare la Roma

Un'altra che esce dal suo lungo sonno è la Roma che travolge il Crotone per 5-0 con doppiette di Pellegrini e Borya Majoral, e una ciliegina di Mkhitaryan. Che dire? Bravo Fonseca che conclude bene il suo mandato. Ma va notata in questa rinascita, l'euforia che l'arrivo di Josè Mourinho ha trasmesso a tutto l'ambiente giallorosso. C'è elettricità nell'aria. Affidarsi a Mou è stato come affidarsi a Draghi: immediatamente le azioni sono andate su e lo spread giù. Non c'è un motivo tecnico, solo una fiducia a prescindere. Una delega in bianco. Si potrebbe dire che il tecnico portoghese trasformi in oro tutto quello che tocca. Se ce farà anche con la Roma si vedrà, di sicuro c'è riuscito col il suo portafoglio (7 milioni all'anno).

Giro d'Italia, Ganna resta in rosa, ma gli italiani fanno cilecca

Finiamo col Giro d'Italia. Dopo lo spumeggiante avvio di Torino, con la crono spaziale di Filippo Ganna, la seconda frazione (Stupinigi-Novara,179 km) fa perdere un po' di bollicine alla corsa rosa. In parte per la monocorde piattezza del paesaggio - risaie, risaie e ancora risaie- che ha provocato una certe sonnolenza nel gruppo, in parte perchè la vittoria allo sprint del belga Tim Merlier, davanti a Giacomolo Nizzolo ed Elia Viviani, non fa palpitare il cuore. Nulla contro i belgi, che nelle loro file possono vantare figure importanti come Eddy Merckx, Georges Simenon e Tin Tin, ma visto che a Novara non vincevano dal 1968 (proprio con Merckx), potevano serenamente andare avanti così lasciando a Nizzolo o a Viviani il piacere di regalarci un'altra vittoria di tappa dopo quella di Ganna a Torino.

A proposito di Super Ganna, non solo ha conservato la maglia rosa, ma ha pure aumentato il suo vantaggio in classifica andando a sprintare su un traguardo volante davanti a Remco Evenepoel. Buon segno: vuole dire che alla maglia rosa ci tiene.

C'è un però. E riguarda lo scarso peso (non possiamo sempre attaccarci a Nibali) dei corridori italiani. Nelle grandi corse a tappe, salvo sorprese, siamo all'anno zero. Ganna è fantastico, siamo tutti pazzi per lui, ma resta uno specialista a cronometro. Può darci tante altre soddisfazioni, ma non vincere un Giro. Brindiamo pure ma, per non risvegliarci dopo con il mal di testa, bisognerà prima mandar giù qualcosa di più sostanzioso.

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