ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùL’addio a San Siro

Il Milan vuole lo stadio a La Maura, ma il progetto già parte in salita

L’iter prevede integrazioni e varianti al Pgt, poi un accordo di programma con le istituzioni, ma a Palazzo Marino il sostegno politico in consiglio rischia di mancare

di Sara Monaci

Il Milan cerca spazio per il nuovo stadio nell'area vicino all'ippodromo, ma il percorso è di nuovo in salita

3' di lettura

Non c’è pace per lo stadio del Milan. I vertici della squadra hanno incontrato i vertici del Comune di Milano e della Regione Lombardia, confermando l’interesse per l’area di La Maura, nella zona nord-ovest di Milano. « Gerry Cardinale mi ha presentato il progetto del nuovo stadio, mi ha fatto comprendere a pieno le intenzioni della società rossonera», ha detto il presidente della Lombardia Attilio Fontana. Anche il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha confermato le intenzioni della società calcistica.

E tuttavia, se apparentemente le cose sembrano più facili perché non si parla più di demolire San Siro e si comincia a valutare un’area non edificata, anche questo progetto rischia di essere in salita già prima di prendere forma. In consiglio comunale infatti i numeri per raggiungere la maggioranza probabilmente non ci sono, o sono al limite. Durante l’ultimo voto di dicembre su un nuovo possibile progetto a San Siro - pur con i nuovi parametri imposti dal Comune di un maggiore tutela del verde e di uno stadio inclusivo con almento 70mila posti - la proposta è passata per un pelo, con 23 voti favorevoli e qualche astenuto, con una maggioranza spaccata e recuperando voti dall’opposizione di centrodestra.

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Per l’area di La Maura si profilerebbe un voto ancora più incerto. Per ora è solo un’indiscrezione, o meglio una previsione, di cui però il Milan sarebbe già stato informato.

Un investimento da 600 milioni

Il motivo è che la nuova struttura, che comporterebbe un investimento intorno ai 600 milioni, occuperebbe in parte anche un’area sotto la tutela dell’ente Parco, che per sua vocazione è agricolo.

L’idea del Milan è di occupare complessivamente 750mila metri quadrati di terreno, di cui un’ampia parte di proprietà della Snaitech - che in realtà ha già firmato accordi di vendita con l'imprenditore Federico Consolandi, il quale però sarebbe già pronto a cederlo al Milan, rinunciando agli investimenti immobiliari a cui aveva inizialmente pensato - . In questa porzione di terra ci sarebbe addirittura una facilitazione, visto che aveva già una finalità sportiva. In questo caso ci sarebbe bisogno solo di un’integrazione al Pgt.

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Ambientalisti in disaccordo

Il problema si complica con l’area adiacente, che insiste proprio all’interno del Parco Nord, per la quale ci vorrebbe invece una variante al Pgt. Per gli ambientalisti di Palazzo Marino la vocazione verde e agricola dovrebbe essere mantenuta e quindi non vanno costruite strutture invasive. Per il Milan invece è ormai praticamente indispensabile creare un luogo più complesso dal punto di vista architettonico, con lo stadio ma anche con servizi collaterali, sia per favorire il business plan che per rendere più vivo il quartiere. Ma questo disegno rischia di diventare oggetto di opposizione - nuovamente - a Palazzo Marino.

I prossimi passi

I passaggi obbligati adesso sono questi: la proposta del nuovo stadio dovrà passare in consiglio comunale, per un primo voto preliminare, con eventuali varianti e integrazioni al Pgt. Successivamente verrà sottoposto al voto consiliare anche lo strumento urbanistico, in cui si indica la possibile volumetria e le tappe delle costruzioni (è il Programma integrato di intervento). Superata questa fase la società calcistica dovrebbe realizzare il suo nuovo progetto, da rendere pubblico, con i dettagli architettonici. Nella migliore delle ipotesi potrebbe essere pronto a fine anno.

Fatto questo ci sarà l’accordo di programma vero e proprio, da sottoscrivere con il Comune, la Città metropolitana, la Regione Lombardia, l’ente Parco. Infine, un ultimo passaggio in consiglio comunale. Per fare tutto questo occorrono almeno un anno e mezzo, se non due.

Un iter complesso, per il quale il vero ostacolo rimane il voto a Palazzo Marino. Ma senza avere un’idea chiara sul sostegno politico, il Milan non intende nemmeno cominciare.

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