Da 5 a 4 anni e accesso diretto agli Its Academy: così la riforma dei professionali
Il ministro ha presentato ai sindacati l’ipotesi di riordino degli istituti per contribuire a combattere la dispersione. Le novità dal 2024-25. Le reazioni
di Redazione Scuola
3' di lettura
Gli istituti professionali perdono iscritti e non preparano come dovrebbero al lavoro, che pure ha fortemente bisogno di nuove figure di giovani che siano ben formati. Per questo e anche per contribuire a combattere la dispersione, il ministro dell'Istruzione Giuseppe Valditara ha in mente una riforma dell'istruzione professionale che ha illustrato ai sindacati. La riforma di Valditara prevede progetti di sviluppo che riguardano gli istituti professionali, le Scuole regionali e Istituti tecnici superiori con investimenti sull'intera filiera. Gli studenti che prenderanno il diploma di Maturità in un istituto professionale avranno un accesso diretto all'accademia superiore, gli Its Academy. Il progetto prevede anche un anno in meno di studi per gli istituti professionali, da 5 a 4 anni, con una sperimentazione volontaria iniziale. Le novità che riguardano le nuove scuole professionali dovrebbero entrare in vigore nella stagione 2024-2025.
Flc Cgil
Molto critica è apparsa la Flc Cgil. «Si confonde l'istruzione con l'addestramento legato ai bisogni delle imprese “ora e adesso”, senza garantire agli studenti gli strumenti fondamentali per affrontare le complesse sfide del mondo del lavoro e soprattutto l'evoluzione dello stesso», lamenta Mariagrazia Pistorino che ha partecipato all'incontro tra il ministero dell'Istruzione e i sindacati. E che prosegue: «Si ha l'impressione di essere di fronte a un disegno vecchio, ideologico che la scuola già in passato ha rifiutato con forza. Altrettanto problematico appare l'utilizzo strutturale dell'apprendistato di primo livello con l'evidente finalità di rendere rapida la transizione verso il lavoro una volta concluso l'obbligo scolastico. L'attuale modello dei Pcto, anziché essere ripensato, viene esteso. La portata di questo progetto, che riduce a quattro anni gli istituti tecnici e professionali, è talmente preoccupante che non ci rassicura il fatto che si prevede il mantenimento degli attuali organici».
Cisl
Più morbida la posizione della Cisl Scuola. «Abbiamo espresso una serie di osservazioni raccogliendo alcuni spunti positivi ma non abbiamo respinto il modello. E' buona l'idea di aprire una sperimentazione, non prevedendo una riforma dall'alto; abbiamo chiesto un ponte concreto di confluenza di questi sistemi con gli Its Academy. Porre l'attenzione sull'istruzione tecnica e professionale può essere lo strumento per combattere la dispersione», è il parere della segretaria generale Cisl Scuola, Ivana Barbacci.
Uil
«Questa sperimentazione, che sulla carta sembra garantire l'esistente, vede l'introduzione nel sistema di istruzione secondaria di secondo grado di nuove figure di docenti, già presenti negli Its, non contrattualizzate e senza indicarne il monte ore e la percentuale di presenza rispetto ai docenti curricolari». Ad affermarlo è il segretario generale Uil Scuola Rua Giuseppe D'Aprile. «Ai docenti provenienti dal mondo del lavoro è richiesta solo una specifica “esperienza professionale” di tre anni, maturata nei settori produttivi di riferimento. Su questo punto, c'è poca chiarezza», prosegue il dirigente sindacale. Il ministero introduce, poi, la possibilità per gli alunni di passare - alla fine del quarto anno degli IeFp - direttamente agli Its Academy se questi avranno raggiunto gli obiettivi specifici di apprendimento del quinto anno. A certificare ciò sarà niente meno che Invalsi, su cui abbiamo espresso più volte la nostra contrarietà. È una sperimentazione che lascia perplessi - conclude il segretario - sembrerebbe finalizzata ad un tentativo di rilancio della formazione professionale, notoriamente in crisi negli ultimi anni, certamente utile, ma che andrebbe rivista nel suo insieme».
Snals
Sulla riforma dell'Istruzione tecnico professionale proposta dal ministero dell'istruzione, lo Snals Confsal ha segnalato diverse criticità che riguardano: l' offerta formativa «orientata esclusivamente all'occupabilità ai danni della funzione della formazione generale», «incertezze sul mantenimento degli attuali organici allorché la sperimentazione andrà a regime, penalizzazioni dei territori più poveri, mancanza di una regia nazionale della sperimentazione, senza un modello teorico di individuazione dei destinatari, mancata condivisione della valutazione dei risultati degli attuali percorsi quadriennali».
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