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Il mistero di Banksy, artista caleidoscopico

A Zurigo e a Monza due mostre iconiche sul lavoro dell'artista più misterioso del millennio si sono date il cambio della guardia

di Maria Laudiero

2' di lettura

Un’analisi critica e sociologica a tratti feroci e ironica del mercato dell'arte e le leggi che regolamentano le quotazioni delle opere. Esplorando per certi versi, l'economia della cultura per decifrare in che maniera sia possibile orientare l'andamento generale del mercato. Alla base le domande restano quelle universali: cosa vuol dire essere un artista, quali sono i criteri che ne determinano il potenziale, il tutto mixato attraverso l'ironia di una mente che ben conosce (e sa adoperare) il sistema del marketing. Anche questo è Banksy.

Il personaggio

Raccontare in maniera ironica la contemporaneità è la sua mission. I contenuti del suo lavoro vanno molto al di là della velocità con cui sembra realizzarli. La sua figura potrebbe essere paragonata iconograficamente ad un moderno Robin Hood, intento nell'atto di coniugare le meccaniche della Street art a quelle del pop come vettore per denunciare gli ingranaggi dei “Modern Times”. Il suo emblema risiede nella declinazione del consumismo di massa; una vertiginosa fiera della cuccagna dove la ricerca dell'opulenza si manifesta come pratica nell'inseguire “quello che tutti sono indotti a credere di dover desiderare”.

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Incastonato nella cultura Brit, dove lo humour è assolutamente identitario, in un emisfero che si esprime per aforismi, si percepisce chiaramente fino a che punto le coordinate anglosassoni siano al centro dell'architettura stilistica di questo artista intrisa di indovinelli e filastrocche di cui fa continue citazioni. Dai tutt'altro che velati riferimenti ai colossi industriali inglesi fino alla rappresentazione dei suoi topolini, inconfondibile marchio di fabbrica, che invadono spazi, superfici, luoghi insoliti, alla maniera di Robert Thompson, The Mouseman of Kilburn un intagliatore di mobili del 1800 che scolpiva piccoli roditori su ogni pezzo realizzato come cifra del suo stile.

Banksy in mostra a Monza e a Zurigo

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I lavori fra Zurigo e Monza

Due mostre da intendersi complementari; la prima (Banksy A Genius Mind) campione di incassi con 100.000 presenze, organizzata dalla Halle 662 di Zurigo specializzata in arte contemporanea e multimediale e recentemente conclusa; la seconda nello splendido scenario della Reggia di Monza. Uno sguardo approfondito sul modus operandi dell'artista e sul corpus del suo lavoro. Fra wall originali, serigrafie, fotografie e immagini in movimento, hanno concesso al visitatore di calarsi nel mondo spesso distopico a tratti caleidoscopico dell'immaginario dell'artista. Oltre 150 pezzi con alcune tappe immersive come il wall che racconta frame della genesi dei lavori e la ricostruzione di ambienti che sono stati palcoscenici di performance artistiche a cui ignari spettatori hanno potuto assistere in diretta. Come la riproduzione del vagone della Tube di Londra, la stanza con l'elefante da Barely Legal, probabilmente una delle più controverse exibition organizzate dall'artista, in cui per raccontare le disuguaglianze sociali e la corrispondente indifferenza dell'essere umano, parafrasando il metaforico elefante in una stanza, aveva dipinto un pachiderma indiano come carta da parati. Al di là di queste action esplicitamente autogestite, Banksy generalmente non autorizza mai le sue mostre, nel senso che non partecipa al setting né alla selezione delle opere ma, non ne vieta neppure la realizzazione convinto che l'arte, come primo comandamento, sia un bene comune.

Banksy Painting Wall, Reggia di Monza, fino al 5 novembre


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