Il mondo del calcio ricorda Maradona, quello degli affari insegue i marchi commerciali
A due anni dalla morte del pibe de oro, non accennano a diminuire le battaglie legali tra i figli, legittimi eredi e chi, in tutto il mondo, chiede di sfruttare il nome del fuoriclasse argentino con marchi e loghi su prodotti di ogni genere
di Roberto Galullo e Angelo Mincuzzi
5' di lettura
A due anni dalla morte di Diego Armando Maradona – avvenuta il 25 novembre in un sobborgo di Buenos Aires – il mondo del calcio celebra il fuoriclasse nato poverissimo in un barrio della capitale e diventato con il tempo un ricco uomo d'affari.
I Mondiali in corso nel Qatar sono la manifestazione adatta per ricordare le gesta di un campione unico che ha stupito milioni di spettatori e lasciato un'impronta indelebile anche in Italia. A Napoli “el pibe de oro”, il “ragazzo d'oro”, ha vissuto stagioni indimenticabili ed è stato subissato da un amore pari solo a quello che gli ha tributato e continua a tributargli la sua Argentina.
L'eredità del “pelusa” – come veniva chiamato agli esordi della sua carriera per la vasta chioma nera – non è però solo quella calcistica, come racconta il podcast “Il Tesoro di Maradona”. Il suo genio sportivo è infatti un patrimonio condiviso mentre i suoi beni hanno scatenato una contesa che oppone i legittimi eredi – i cinque figli finora riconosciuti – a quanti rivendicano la paternità o a coloro che vivono anche grazie allo sfruttamento commerciale dei marchi che ruotano intorno al nome del “diez”.
Figlie schierate
Le prime due figlie – Dalma e Giannina – sono fin dal primo momento in prima linea nella difesa del nome del padre. Il 14 ottobre 2021, sul profilo social ufficiale di Maradona, riattivato per l'occasione, si legge che «per tutte le attività o gli usi dei diritti correlati all'immagine e al nome di Diego Maradona, è necessario rivolgersi esclusivamente a @maradonaheirs e al nostro licenziatario in Europa @coolulustudio».
La società inglese è licenziataria per l'Europa ma la situazione, se si allargano i confini, non appare così chiara e molte sono le battaglie legali in corso per dipanare una matassa che al momento non rende onore alla memoria di Maradona.
Proprio in Europa, il primo marchio registrato dall'Euipo, l'Ufficio europeo delle proprietà intellettuale, è del 9 gennaio 2003, ed è a nome e per conto del fuoriclasse. Abbigliamento, cosmetici e servizi per la ristorazione sono le categorie interessate e declinate in ogni variabile possibile e immaginabile. Era ed è un marchio cosiddetto verbale, senza loghi, giusto per mettere un punto fermo.
Una girandola
Da quel momento, però, è stata una girandola di marchi e loghi con il nome o il cognome del pibe de oro o – giustappunto – dei suoi soprannomi più famosi. Se ne contano almeno un centinaio in tutto il mondo – ma il calcolo è per difetto – tra registrati, cessati e in attesa di ufficializzazione. Le licenze possono valere in un singolo Paese, in un continente o abbracciare il mondo intero. Come se non bastasse ci sono persone fisiche o giuridiche, proprietari di marchi vari che, nel nome hanno la parola “Maradona” e complicano un quadro che, già di suo, chiaro non è.
Ancora Sattvica
Solo per restare nei marchi in attesa di registrazione e per limitarci agli ultimi mesi, due risultano pendenti. Il primo è in Messico e la richiesta – per prodotti alcolici – è stata presentata il 6 maggio 2022 da Sattvica sa, la società di Matías Edgardo Morla, l'avvocato che negli ultimi anni che ne hanno preceduto la morte, ha curato gli interessi di Maradona.
Se si spulciano gli avvisi della Gazzetta Ufficiale argentina ci si imbatte nell'atto costitutivo della Sattvica, creata il 6 novembre 2015. Proprio contro Sattvica, gli eredi legittimi del fuoriclasse hanno ingaggiato una contesa senza esclusione di colpi che appare solo agli inizi. Quest'ultima richiesta non potrà certo rasserenare gli animi.
Brindisi in Giappone
La seconda richiesta di marchio – che vede Maradona esultare su uno sfondo azzurro con il numero 10 alle spalle – è stata presentata in Giappone il 18 giugno 2022 da una azienda vitivinicola pugliese.
Non resta che brindare alla memoria di un campione unico, raccontato nel podcast “Il tesoro di Maradona” della serie “Fiume di denaro”, che si può ascoltare gratuitamente su Spotify, ApplePodcasta, Amazon Music e su tutte le piattaforme digitali. La serie “Fiume di denaro” include anche i podcast “Il metodo Falcone”, “NarCovid” e “I re Mida de calcio”.
Il Tesoro di Maradona è anche un libro disponibile in libreria e negli store online.
Prima puntata - El pibe de oro figlio povero del barrio
Negli anni trascorsi in Argentina, partito da un barrio di Buenos Aires per scalare il calcio mondiale, Diego Armando Maradona è semplicemente “el pelusa”, il “capellone”. Quando lascia l'Argentina per trasferirsi al Barcellona, diventa “El pibe de oro”, il ragazzo d'oro che prima di arricchire se stesso rende ricchi e felici i fan ma anche la sua corte dei miracoli.
Seconda puntata - Barcellona e Napoli: dall'altare alla polvere (bianca)
A Barcellona Diego Armando Maradona, “el pibe de oro”, entra in un tunnel all'apparenza ancor più prezioso dell'oro, che gli farà conoscere l'apice del successo e, al tempo stesso, la depressione della droga. Dopo appena due anni in Spagna, sbarca a Napoli, dove viene travolto da una girandola di gioie e dolori, incontri fatati e serate sballate. In mezzo, l'amore incondizionato del popolo napoletano e tanti, tanti soldi che erano in grado di stordire emozioni e affetti.
Terza puntata - Dieguito, un testimonial pagato a peso d'oro
Diego Armando Maradona, terminata l'esperienza in Spagna e Napoli torna in Argentina ma prima gioca il Mondiale negli Usa dove i suoi occhi strabuzzati fanno il giro del mondo. El pibe de oro viene sorteggiato per il controllo antidoping. Positivo e…fine dei giochi. Già, ma intanto è tornato in Argentina ed è qui che comincia il declino calcistico ed esplode la sua seconda vita: da allenatore, manager e ricchissimo testimonial.
Quarta puntata - Il Fisco morde “el diez” alle caviglie
In questa puntata raccontiamo perché, per 30 anni, Maradona per il Fisco italiano è stato un evasore, condannato a pagare 40 milioni di euro, una cifra che gli interessi facevano lievitare di 4.000 euro al giorno. La condanna in primo grado di giudizio è stata cancellata in appello e, per l'Erario, Maradona non è più un evasore. La sentenza ha aperto la strada alla causa di alcuni eredi allo Stato italiano.
Quinta puntata - I ricchi affari di Diego da Buenos Aires a Dubai
El Pibe de Oro era uno dei calciatori più pagati prima che sulla scena irrompessero star come Lionel Messi, Cristiano Ronaldo e Kylian Mbappè. I loro stipendi stratosferici non sono comparabili con quanto il campione partito dal barrio guadagnò durante la sua carriera. Questo, però, non ha impedito a Maradona di investire e diversificare i suoi interessi. Non solo nella sua amata Argentina ma anche a Dubai, dove per un periodo allenerà una squadra locale.
Sesta puntata - Maradona, brand miliardario per molti o per tutti?
Essere o non essere Diego Armando Maradona per molti non è un problema. Almeno per quelli che – del nome del fuoriclasse argentino morto in condizioni tragiche – hanno registrato e continueranno a registrare brand di successo. Nel nome del fuoriclasse argentino è scattata da anni e in tutto il mondo la registrazione di marchi, per lo più sfruttabili nel campo dell'abbigliamento. Dietro i marchi (presenti e futuri) si cela un'infinita battaglia legale nel nome di Diego.
Settima puntata - L'eredità contesa: fortuna milionaria sospesa nel tempo
L'unica cosa certa è che non c'è alcuna certezza. Nessuno è in grado di calcolare – al di là di ogni ragionevole dubbio – a quanto ammonti davvero la ricchezza che Diego Armando Maradona ha lasciato ai suoi eredi. E a ben vedere, nessuno può calcolare – al di là di ogni ragionevole dubbio – anche quanti siano davvero i suoi eredi effettivi. La questione della sua eredità milionaria è un rompicapo complicatissimo.
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