Il mondo dopo il Covid: gli investimenti chiave per il futuro
Durante la pandemia è raddoppiata la propensione al risparmio degli italiani: a settembre sui conti correnti erano depositati 1.682 miliardi di euro, quanto il PIL del Paese. Un eccesso di liquidità che, oltre a non essere redditizia, ha ripercussioni anche sull'economia
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Da un giorno all'altro, in un attimo, è cambiato tutto: lockdown, aziende chiuse, quarantene, smart working, isolamento sociale, didattica a distanza. Il Covid-19 ha rivoluzionato abitudini e comportamenti di aziende, persone e istituzioni, ridefinendo un nuovo ordine economico mondiale.
Soprattutto, vediamo un'economia italiana che esce a pezzi dalla pandemia di coronavirus, con un calo del Pil stimato in una forchetta tra il prudente 8,2% dell'Istat (basato su una variazione acquisita pari al -8,3%) e il pessimistico 10,6% del Fmi. Una situazione pesante, causata in parte anche dall'esplosione della propensione al risparmio da parte degli italiani: da una parte l'impossibilità di spendere denaro a causa del blocco delle attività economiche, e dall'altro l'ansia e l'incertezza sul futuro, spingono infatti sempre più gli italiani a un drammatico mutamento delle scelte finanziarie, con un ritorno alla liquidità.
Tanta, troppa liquidità: a settembre, secondo i dati Abi, sui conti correnti degli italiani erano depositati 1.682 miliardi di euro, una vera montagna di denaro fermo, quasi pari a un Pil pre-pandemia (nel 2019 il prodotto interno loro è stato di 1.787 miliardi). E se una parte di quel tesoro appartiene ad aziende che, temendo una crisi di liquidità innescata dalla pandemia, hanno preferito accantonare una certa quantità di denaro per far fronte a eventuali problemi, dall'altra si registra un ritorno in massa alla politica dei “soldi sotto il materasso” da parte delle famiglie. Perché secondo i dati più recenti, la propensione al risparmio ha registrato una vera e propria impennata durante i primi nove mesi dell'anno, passando da poco meno del 12% a oltre il 20% del reddito.
Denaro conservato sui conti correnti per far fronte a eventuali necessità (e a possibili peggioramenti delle prospettive di reddito), ma che nel frattempo perde costantemente valore: in questo specifico frangente non più per l'effetto inflazionistico, ma perché i tassi d'interesse sui depositi, quando non già negativi, sono totalmente azzerati, e le commissioni bancarie, le spese, i bolli e le imposte erodono inesorabilmente il capitale. Che potrebbe invece essere meglio utilizzato (e più fruttifero) se investito a supporto dell'economia reale. Ad esempio, nel risparmio gestito con prodotti finanziari quali i PAC, i piani di accumulo di capitale attraverso i quali, investendo con regolarità sul lungo periodo una somma prefissata, si può entrare sui mercati diluendo gli effetti della volatilità e incrementando poco alla volta il proprio capitale.
Come per qualsiasi operazione di natura finanziaria, naturalmente, il fai-da-te costituisce un fattore di rischio. E quindi, quando si prende la decisione di investire il proprio denaro, è sempre consigliabile affidarsi a consulenti esperti, che possano dissipare i dubbi, illustrare le diverse possibilità di investimento e accompagnare passo dopo passo i clienti verso soluzioni ad hoc. Che non tutti sono però in grado di garantire: la scelta migliore è sempre quella di affidarsi a società con analisti e dipartimenti di ricerca di livello globale, in grado di “leggere” l'orientamento e lo sviluppo dei mercati e di intravvedere all'orizzonte sia le opportunità sia eventuali “tempeste” prima che si abbattano su risparmi e investimenti.
E tra le società con le più grandi ed efficienti strutture di ricerca spicca senza dubbio Fidelity, una tra le più importanti società di gestione di fondi al mondo, che gestisce a livello globale gli asset di oltre due milioni e mezzo di clienti per un valore di 412 miliardi di euro e che dedica alla propria capacità di ricerca oltre 400 professionisti degli investimenti in 25 Paesi tutto il mondo. Analisti che organizzano ogni anno oltre 16mila incontri con i rappresentanti di aziende e società, cioè in media uno ogni 8 minuti, visitando gli stabilimenti di produzione, parlando a clienti, concorrenti, fornitori, ed esperti indipendenti per crearsi un'opinione sulle aziende analizzate. E facendo poi confluire le loro valutazioni su una piattaforma proprietaria e all'avanguardia che aggrega tutti i dati di ricerca, oltre il 90% dei quali non è disponibile esternamente ma viene utilizzato in esclusiva dai gestori dei portafogli di Fidelity. Che possono avere così uno sguardo chiaro e privilegiato, e garantire ai clienti investimenti con un approccio ai criteri ESG (cioè di governance ambientale, sociale e aziendale) con rating A+ elaborato da una rete di investitori internazionali patrocinata dalle Nazioni Unite.
“Avere a disposizione una piattaforma proprietaria così ampia - afferma Cosmo Schinaia, Country Head per l'Italia di Fidelity International -, permette ai nostri gestori di individuare non solo le aziende più interessanti per la costruzione di portafogli efficienti e resilienti anche in periodo di crisi, ma anche di scovare i trend strutturali di lungo periodo più forti in grado di sostenere la crescita delle aziende o di far emergere nuovi leader di mercato che si riveleranno opportunità per gli investitori più lungimiranti”.
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