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Il Montepulciano d’Abruzzo delle Colline Teramane cresce del 50% in due anni

La Docg raggiunge le 600mila bottiglie l’anno, ma è prevedibile un’ulteriore crescita per le 37 cantine associate. Intanto la Doc blocca le rese.

di Emiliano Sgambato

Vitigni di Montepulciano d’Abruzzo Colline Teramane con il Gran Sasso sullo sfondo

3' di lettura

La produzione dei vini delle Colline Teramane – una delle espressioni di miglior qualità del Montepulciano d’Abruzzo il cui Consorzio Docg conta 37 cantine associate e 172 ettari vitati – è arrivata a 600mila bottiglie: ancora una nicchia, ma che ha messo a segno un balzo 50% negli ultimi due anni.

Un’accelerazione che mette le radici in un lavoro portato avanti con costanza nel tempo e in cui – complice il successo del fratello maggiore Montepulciano d’Abruzzo Doc che proprio in questi giorni ha deciso di tagliare le rese – i produttori della denominazione Colline Teramane si sono impegnati nel posizionare la Docg ad un livello di alta qualità, anche attraverso scelte strategiche che hanno condotto un paziente lavoro di valorizzazione delle riserve.

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Ipotizzando un valore commerciale medio di 15 euro a bottiglia si può stimare un giro d’affari al consumo – quasi esclusivamente in ristoranti ed enoteche – che si aggira sui 9 milioni di euro. All’export è destinato circa il 40% della produzione, ma anche se la quota sta crescendo si tratta di un mercato molto frammentato, che vede al primo posto i Paesi europei seguiti dagli Usa. Delle restanti bottiglie quasi l’80% non superano i confini regionali nonostante l’apprezzamento della critica.

L’accelerazione degli ultimi anni è stata anche aiutata dalla modifica del disciplinare di produzione, che ora permette di uscire sul mercato dopo un solo anno e senza passaggio in legno. «In questo modo è stato possibile intercettare un vino di qualità che già esisteva sul terroir ma non faceva legno. Per il passaggio in botti e maggior invecchiamento ci sono le riserve», spiega il presidente del Consorzio Enrico Cerulli Irelli, secondo il quale comunque il successo «è dovuto soprattutto all’impegno dei produttori che hanno voluto puntare sulla qualità, anche grazie all’ingresso di investitori che già possiedono cantine sia in Abruzzo con il Montepulciano Doc sia in altre zone d’Italia».

Un’altra modifica al disciplinare in approvazione prevede una crescita delle rese da 95 quintali per ettaro a 110. In questo modo le possibilità di espansione e di ulteriore crescita ci sono tutte rispetto ai 172 ettari oggi iscritti alla Docg. Dopo gli annunci dell’ultimo anno dovrebbe poi essere davvero vicino a concretizzarsi l’ingresso di Colline Teramane all’interno del Consorzio di secondo livello dei Vini d’Abruzzo, che dovrebbe comportare maggiori sinergie e forza nelle campagne promozionali.

E proprio nei giorni in cui il Consorzio delle Colline Teramane porta a termine un mini tour nelle città italiane per promuovere il suo prodotto e allargare la platea di clienti, il Consorzio del Montepulciano d’Abruzzo Doc annuncia un taglio delle rese.

«La presenza nelle cantine abruzzesi di giacenze significative, la tendenza alla flessione dei prezzi all’origine, il rallentamento complessivo delle vendite di vini rossi sia sul mercato nazionale che su quello internazionale, l’elevato livello dell’inflazione e dei prezzi dell’energia hanno indotto il Cda del Consorzio di Tutela Vini d’Abruzzo a procedere in questa direzione, a partire dalla più̀ importante denominazione regionale che, da sola, rappresenta circa l’80% della produzione di vini a D.O. rivendicata annualmente in Abruzzo», spiega il Consorzio.
Ad oggi con l’applicazione del blocage si potranno rivendicare fino a 120 quintali per ettaro di uva a Montepulciano d’Abruzzo, l’altro 20% rimane necessariamente in cantina.

«Era urgente intervenire con la gestione delle produzioni – ha detto il presidente del Consorzio di tutela Vini d’Abruzzo, Alessandro Nicolemi – per superare gli squilibri congiunturali di mercato e per poter affrontare nel migliore dei modi la prossima vendemmia. Sono soddisfatto del dialogo e del grande lavoro svolto assieme alla Regione che ci consentono oggi di poter procedere nel ridurre la resa massima per le uve classificabili come Doc Montepulciano d’Abruzzo della vendemmia 2023 e per quelle destinate all’Igt Pecorino».

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