Il mostro di Loch Ness è un’anguilla gigante. Parola di scienziati
In una conferenza stampa a Drumnadrochit, paese sul celebre lago, il team di scienziati, guidati dall’esperto di genetica Neil Gemmell dell’Università di Otago in Nuova Zelanda, ha rivelato di avere trovato nell’acqua tracce del Dna di anguille
di Nicol Degli Innocenti
3' di lettura
Il mistero millenario di di Loch Ness è risolto: parola degli scienziati. Il mitico mostro nel lago scozzese è in realtà un’anguilla gigante. Questa la “spiegazione biologica” presentata oggi da una squadra internazionale di esperti.
In una conferenza stampa a Drumnadrochit, paese sul celebre lago, il team di scienziati, guidati dall’esperto di genetica Neil Gemmell dell’Università di Otago in Nuova Zelanda, ha rivelato di avere trovato nell’acqua tracce del Dna di anguille. «Non possiamo escludere la possibilità che a Loch Ness ci siano anguille giganti e che la gente le abbia viste e descritte come il mostro del lago», ha detto Gemmell.
La ricerca sulle tracce di Dna
Gli scienziati nell’ultimo anno hanno raccolto oltre 250 campioni di acqua del lago a diverse profondità. I campioni – 500 milioni di sequenze del Dna - sono stati poi analizzati per estrarre e identificare il Dna ambientale e catalogare ogni forma di vita presente in Loch Ness, dalle piante agli insetti e dai pesci ai mammiferi.
«Abbiamo usato la scienza per aggiungere un altro capitolo alla storia di Loch Ness», ha detto Gemmell, precisando che non hanno trovato alcuna traccia di Dna di altre creature come storioni, balene, pesci gatto, squali o tantomeno dinosauri.
Le loro ricerche e analisi dimostrano che la teoria dell’esistenza di una creatura vivente nel lago scozzese è plausibile e non solo frutto di fantasia. Le anguille migrano dal mar dei Sargassi vicino alle isole Bahamas e percorrono cinquemila chilometri per raggiungere i fiumi e i laghi della Scozia.
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Una leggenda che viene da lontano
Il mito del mostro, affettuosamente chiamato “Nessie”, ha origini molto antiche. Secondo la leggenda San Colombano, un missionario irlandese, nel 565 dC avrebbe incontrato un animale gigantesco nel lago Ness.
Più di recente la storia è tornata sui giornali nel 1933, quando il giornale locale, l’Inverness Courier, aveva scritto di un avvistamento di un mostro «simile a un dinosauro o ad un animale preistorico» da parte dei coniugi Mackay.
Oltre mille avvistamenti totali
Da allora oltre mille avvistamenti del mostro sono stati registrati dal Centro apposito, l’Official Loch Ness Monster Sighting Register, e continuano a un ritmo di circa dieci all’anno.
Quest’anno potrebbe essere battuto il record storico: nei primi otto mesi dell’anno sono stati già segnalati 12 avvistamenti perché, secondo un esperto locale, le temperature calde hanno portato il mostro a emergere in superficie più spesso abbandonando il suo nascondiglio nelle parti più profonde del lago.
Ambiente freddo e inospitale
La squadra di Gemmell ha utilizzato le ultime tecnologie per studiare il fenomeno e lo ha soprattutto preso sul serio. Finora gli scienziati hanno considerato assurda l’idea che un essere vivente potesse vivere nelle acque gelide del lago, che ha un profondità di oltre 230 metri. Il mito del mostro era considerato solo sintomo di credulità popolare e frutto di beffe e messinscena.
Il mostro di Loch Ness ha ispirato numerosi libri, film e documentari e continua ad attrarre centinaia di migliaia di turisti da tutto il mondo che ogni anno visitano il lago e il vicino paese di Drumnadrochit nella speranza di avvistare Nessie.
In una precedente versione di questo articolo abbiamo citato erroneamente San Colombano, monaco e missionario irlandese, come Santa Colomba, missionaria. Ci scusiamo con i lettori.
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