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Il Museo di Capodimonte accoglie la collezione Lia e Marcello Rumma

Settanta opere di artisti italiani dal 1965 al 2000 si uniscono alla collezione di arte contemporanea delll’ente, in attesa dell'inaugurazione della nuova ala dedicata nella Palazzina dei Principi

di Sara Dolfi Agostini

Lia eMarcello Rumma alla Seconda Rassegna Internazionale di Arti Figurative di Amalfi, RA2, L'Impatto Percettivo, Amalfi 1967

3' di lettura

Il Museo e Real Bosco di Capodimonte di Napoli ha annunciato in conferenza stampa la donazione di una parte della collezione di Lia e Marcello Rumma. L'offerta riguarda oltre 70 opere di artisti italiani con un importante focus sull'Arte Povera. Rappresentati circa 30 artisti – e due artiste Marisa Merz e Dadamaino – con dipinti, sculture, fotografie e lavori su carta che coprono un intervallo di tempo dal 1965 al 2000, e tra questi ci sono opere storiche come l'olio su tela «Senza Titolo» (1961) di Jannis Kounellis, le installazioni «A.J.L.B.» (1965) di Giulio Paolini e «Il tempo, lo sbaglio, lo spazio» (1969) di Gino De Dominicis, «Superficie Gialla» di Enrico Castellani, «Mappamondo» (1966-68) di Michelangelo Pistoletto e «Scatola di Amalfi» (1968) di Paolo Icaro+. Opere, insomma, che hanno trasformato profondamente il concetto di arte nella seconda metà del XX secolo e che rientrano di diritto nei libri di storia dell'arte contemporanea.

L'intesa

Alla base della donazione c'è un atto notarile siglato il 13 dicembre 2021, pochi mesi dopo le prime conversazioni mediate dall'imprenditore e collezionista napoletano Gianfranco D'Amato. A firmarlo con la gallerista Lia Rumma c'erano Sylvain Bellenger, a capo del museo da sette anni, e il Ministro della Cultura Dario Franceschini, rimasto a Roma per fronteggiare la crisi di governo. La donazione, le cui stime secondo parametri di mercato e recenti vendite in asta vanno da 100 a 150 milioni di euro, arricchisce la sezione del contemporaneo di Capodimonte, che conta 175 opere grazie alle importanti collaborazioni con il gallerista napoletano Lucio Amelio a cavallo degli anni ’70 e ’80, e con la collezionista e mecenate Graziella Lonardi Buontempo, fondatrice degli Incontri Internazionali d’Arte, tra il 1987 e il 1991.

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Piero Gilardi «Sassaia di fiume», 1969 - Poliuretano espanso (per gentile concessione Archivio Lia Rumma)

La sede

In cambio, la Collezione Lia e Marcello Rumma ha ricevuto una casa prestigiosa di 4.000 metri quadri, la Palazzina dei Principi, che nelle parole della gallerista “guarda negli occhi il Museo di Capodimonte con le opere di Masaccio, Tiziano e Caravaggio”. L'intero complesso di Capodimonte, che conta numerosi edifici oltre a quello principale del museo attualmente in uso, è al centro di un progetto di valorizzazione da 12 milioni di euro, cui il Ministero della Cultura ha aggiunto un ulteriore contributo di 18 milioni di euro per l'adattamento della Palazzina a sede museale. Il progetto sarà firmato dall'architetto Ippolito Pestellini, formatosi nello studio OMA di Rem Koolhaas (2007-20) e fondatore di Studio 2050+ a Milano nel 2020, e l'inaugurazione è prevista tra due anni. Ad affiancarlo, ci sarà il curatore Gabriele Guercio, direttore del progetto scientifico della collezione.

Jannis Kounellis «Senza titolo» 1961 Olio su tela (per gentile concessione Archivio Lia Rumma)

Lia Rumma

La collezionista e gallerista, tra gli attori più influenti della scena artistica contemporanea internazionale, ha da poco celebrato i cinquant'anni di attività dell'omonima galleria, inaugurata con una mostra del maestro dell'arte concettuale Joseph Kosuth dopo la morte di Marcello Rumma nel 1971 e il trasferimento da Salerno a Napoli, e dal 1999 possiede anche una seconda sede a Milano. Durante la conferenza stampa, dopo i saluti istituzionali di fronte a una sala gremita da un centinaio di giornalisti e professionisti del settore, ha voluto ricordare alla platea di aver sempre desiderato lasciare la collezione in Italia, nonostante le offerte ricevute negli ultimi anni da musei internazionali, tra i quali figura anche il Philadelphia Museum of Art, che nel 2018-19 ha co-prodotto con il Museo Madre di Napoli la mostra dedicata a Marcello Rumma.

L'obiettivo

La visione di Lia Rumma è quella di una collezione in fieri. “Questa è una raccolta che riflette il mio gusto personale e un preciso sguardo culturale sull'arte emersa alla fine degli anni '60, e spero si possano aggiungere nel tempo altre opere di artisti italiani che hanno contribuito a quel periodo di grande creatività e contaminazione” ha spiegato. Il riferimento è soprattutto a un prezioso nucleo di dieci opere esposte nella leggendaria mostra «Arte Povera + Azioni Povere» (1968), curata dal critico d'arte Germano Celant negli antichi arsenali di Amalfi, che suggellò il movimento artistico a livello nazionale. Quelle opere furono acquisite quasi subito da Lia e Marcello Rumma, che furono anche organizzatori della rassegna. La sfida dei prossimi due anni, dunque, è portare avanti il progetto di raccolta, e c'è da scommettere che Lia Rumma ha ancora numerosi assi nella manica per farlo.

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