Il Nord Italia contro la direttiva Ue sulla qualità dell’aria. Le Regioni: a rischio il 75% delle attività produttive
La revisione Ue concede otto anni di tempo agli Stati membri per adeguarsi ai nuovi limiti, che entreranno ufficialmente in vigore soltanto il 1 gennaio 2030. Le «posizioni caute» e il «pragmatismo» non piacciono però a scienziati, ricercatori, medici e operatori della sanità pubblica che hanno firmato una lettera diretta al Governo per chiedere di fermare l’iniziativa padana
I punti chiave
2' di lettura
È partita la mobilitazione delle Regioni del Nord Italia contro i nuovi paletti Ue della direttiva sulla qualità dell’aria. «È sostenibilità o follia?», si chiede il presidente della Regione Lombardia, Attilio Fontana, presentando a Bruxelles la posizione condivisa anche da Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna contro la proposta della Commissione europea, la cui ambizione è quella adeguarsi, seppur gradualmente, ai parametri individuati dall’Organizzazione mondiale della sanità. Una «eurofollia», nelle parole dell’eurodeputato di Fratelli d’Italia, Carlo Fidanza, sulla quale anche «il governo si è già espresso in modo molto critico». Promettendo battaglia.
Otto anni di tempo per adeguarsi ai nuovi limiti
La revisione Ue concede otto anni di tempo agli Stati membri per adeguarsi ai nuovi limiti, che entreranno ufficialmente in vigore soltanto il 1 gennaio 2030. Tutti questi valori dovranno essere rivisti a partire dal 2028, ogni 5 anni, in base alle nuove evidenze scientifiche e alle tecnologie disponibili, con la possibilità di adeguarsi all’Oms prima di metà secolo.
Fontana (Lombardia): misure irragionevoli
Misure «irragionevoli» nella visione di Fontana. Il cui prezzo da pagare sarebbe «la chiusura nella Pianura Padana del 75% delle attività produttive, impedire la circolazione dei tre quarti dei veicoli che oggi circolano, chiudere il 75% degli allevamenti e delle attività agricole del nostro territorio e avremmo più del 60% dei nostri riscaldamenti che sarebbero fuori legge».
Veneto e Piemonte sulla stessa lunghezza d’onde
All’offensiva hanno preso parte i presidenti del consiglio regionale del Veneto e della regione Piemonte, Roberto Ciambetti e Alberto Cirio, secondo il quale le modifiche sono «assolutamente irraggiungibili». E anche secondo il rappresentante permanente aggiunto dell’Italia presso l’Ue, Stefano Verrecchia, non è la prima volta che a Bruxelles «il tema dell’ambizione» mal si coniuga con «un certo pragmatismo». Un problema «trasversale di molti dossier», sostiene l’ambasciatore, che ha quindi promesso di lavorare al Consiglio Ue, già a partire da giugno, per allargare il consenso della posizione italiana sulla qualità dell’aria agli altri Paesi che hanno espresso «posizioni caute», tra cui anche Francia e Germania.
Il dissenso di scienziati e ricercatori
Le «posizioni caute» e il «pragmatismo» non piacciono però a scienziati, ricercatori, medici e operatori della sanità pubblica che hanno firmato una lettera diretta al Governo per chiedere di fermare l’iniziativa padana. «Ogni ulteriore flessibilità e deroga nell’attuazione di misure per ridurre le emissioni di inquinanti non fa altro che aggravare i danni» per la salute e il clima, sottolineano. E senza una nuova direttiva «ambiziosa», è l’avvertimento dei firmatari, «l’Italia potrebbe determinare un autogol clamoroso perdendo la partita più importante per il futuro dei suoi cittadini».
loading...