«Il nostro export vanta numeri record: ora tocca alle Pmi e alle filiere»
Già parlamentare della Lega, è stato confermato per la seconda volta assessore alle Attività produttive della Regione nella seconda giunta Fontana: qui spiega le priorità del suo mandato
di Sara Monaci
3' di lettura
Guido Guidesi, 44 anni, già parlamentare della Lega, confermato per la seconda volta assessore alle Attività produttive della Regione Lombardia nella seconda giunta Fontana, guarda con soddisfazione ad alcuni risultati ma non nasconde «che dobbiamo fare di più sul fronte dell’internazionalizzazione».
Cosa intende proseguire dell’eredità del suo primo assessorato?
Prima di tutto un metodo che abbiamo visto funzionare: abbiamo portato avanti un lavoro di confronto con associazioni e imprenditori. In questo modo negli ultimi due anni siamo stati messi a conoscenza delle criticià, abbiamo fatto da supporto in modo flessibile.
E di cosa invece è meno soddisfatto?
Sono convinto che dobbiamo fare di più per valorizzare il nostro potenziale all’estero. Il nostro export ha numeri da record, nonostante tutto, ma sono in poche quelle imprese che riescono. Noi dobbiamo invece fare conoscere le potenzialità.
In che modo?
Non lavoriamo sui singoli casi ma sui settori. Cerchiamo di valorizzare le filiere, creando un capofila con decine di fornitori, collegandoli alle università e ai centri di ricerca. Vogliamo far conoscere all’estero non solo le aziende più grandi ma anche quelle fornitrici. Stiamo cercando di far circolare di più le informazioni, anche con un accordo con l’Ice, stipulato lo scorso anno.
Le imprese in questo momento lamentano ancora gli extra costi energetici. State pensando
a come sostenerle?
A breve introdurremo uno strumento per aiutare l’efficientamento, come per esempio il cambio di macchinari a miglior rendimento energetico. Al momento abbiamo 65 milioni di incentivi derivanti dai fondi strutturali europei. Finora abbiamo pensato soprattutto ai piccoli imprenditori e agli artigiani, ora estenderemo la misura alle medie imprese, sempre attraverso un mix di fondi perduti e prestiti agevolati.
Che altri incentivi state ipotizzando?
Daremo supporto in modo strutturale a chi fa nuovi investimenti, guardando soprattutto alla riqualificazione di aree dismesse. Poi ci saranno incentivi per chi rinnova gli impianti, migliorandone l’efficienza ma anche la sicurezza. Inoltre confermeremo il voucher formativo, per favorire la formazione proprio dentro le aziende che hanno bisogno di prepararsi a nuovi macchinari, a qualche forma di cambiamento.
A proposito di formazione, c’è sempre la questione aperta della mancanza di figure preparate professionalmente per entrare in azienda. Questo è un percorso che dovrà affrontare con l’assessorato al Lavoro e alla Formazione evidentemente. Lei a cosa
sta pensando?
L’offerta formativa in campo tecnico in Lombardia è comunque superiore alla media nazionale. Prima di tutto vanno fatte conoscere a famiglie e studenti le prospettive. Gli Itis offrono percorsi di carriera e chi vuole può prosegurie alll’università.
Non crede che ci sia anche bisogno di avere un’immigrazione regolamentata? Molte imprese
lo chiedono.
Credo che debba esserci un’immigrazione regolare con persone in grado di integrarsi e dare il loro contributo. Va comunque ricordato che la nostra disoccupazione è a livelli poco più alti di quella fiosologica, al 5,5% in Lombardia, e in generale nella nostra catena produttiva ci vogliono figure specializzate, con una cultura artigianale che i giovani lavoratori devono apprendere. Non è solo un lavoro ripetitivo, ma un know how da valorizzare. Anche in questo sta il successo del nostro export, cioè nella qualità del prodotto.
Altro tema di stretta attualità: molte imprese edili vivono
il problema di non poter più incassare il bonus 110%. In attesa che lo Stato trovi una misura transitoria per chi aveva già avviato i lavori delle facciate
ma non ha più ricevuto la compensazione da parte
delle banche, la Regione
può fare qualcosa?
La Regione non ha una leva fiscale, come hanno i Lander in Germania. Pensiamo anche noi che questo settore abbia bisogno di agevolazioni perché è un moltiplicatore. Ma lo si può fare solo a livello centrale. Noi sosterremo queste imprese
con gli altri strumenti di efficienza, come detto.
Ha parlato inizialmente dell’export. Ma come rendere
più attrattiva la Regione per chi arriva dall’estero?
Dobbiamo rendere più attrattivo il territorio, partendo prima di tutto dalle infrastrutture. Deve essere un obiettivo portare a termine quelle iniziate, come la Pedemontana. Noi da parte nostra abbiamo creato degli accordi, gli Arest, che promuovono lo sviluppo territoriale.
I Comuni spiegano le ragioni di un progetto, che deve prevedere obbligatoriamente l’intervento di un privato, e la Regione lo finanzia se veramente ci sono le motivazioni per farlo.
Cosa lo preoccupa di più adesso?
Il difficile accesso al credito e la tendenza dei tassi a crescere. Stiamo studiando in che modo intervenire, anche se non è facile al di là delle garanzie, perché abbiamo un bilancio da rispettare. Un eventuale intervento sugli interessi graverebbe nella parte corrente, ma su questo punto abbiamo vincoli stringenti.
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