sbagliando si impara

Il nuovo ecosistema del lavoro: famiglie, scuole e imprese alleate del talento

I tre soggetti oggi faticano a parlarsi contestualmente tra loro e sono separati da una dimensione temporale che sembra infinita

di Gianluca Cravera *

(EPA)

4' di lettura

A tutti noi è stato chiesto, almeno una volta nella vita, “cosa vuoi fare da grande?”. Non importa a quanto risalga il nostro ricordo, resta il fatto che dare risposta a qualcosa di così importante relativa al futuro appare tutt’altro che scontato. Non si tratta solo di una questione individuale, si tratta di un problema sempre più di sistema. Dietro al concetto di futuro, soprattutto pensando alle nuove generazioni, possono assumere un ruolo determinante almeno tre attori che, in momenti differenti della vita delle persone, hanno una responsabilità nel supportare il giovane ad avere una maggiore chiarezza rispetto alle decisioni che potrà prendere in relazione al proprio percorso formativo e professionale.

I tre alleati del talento sono le famiglie, le scuole (di ogni ordine e grado) e le imprese. Tutte e tre hanno una loro centralità e spesso una loro indipendenza, a volte una vera autoreferenzialità che le porta ad agire e a pensare di essere tra loro soggetti senza alcun bisogno di interconnessione. Se provassimo ad accoppiare gli alleati tra loro potremmo trovare senza dubbio delle connessioni interessanti e scontate; le famiglie infatti nella vedono nella scuola un interlocutore necessario per il futuro e, viceversa, le scuole vedono nelle famiglie il primo e forse unico stakeholder di riferimento, anche a causa di una sempre più forte pressione legata alle performance in termini di iscritti attesi.

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Anche tra scuole e imprese esiste, in un certo senso, una connessione: con maggiore frequenza le imprese si avvicinano alle istituzioni scolastiche chiedendo competenze specifiche e coinvolgendo studenti; con più fatica, le scuole si avvicinano alle imprese, basti pensare al poco interesse, per così dire, che ha generato l’ultima riforma della scuola in cui si è cercato di istituzionalizzare il concetto di alternanza tra scuola e lavoro.

Le scuole che non prevedono uno sbocco professionale diretto, i licei in particolare, sembrano ancora poco attratte dalla costruzione di una concreta interconnessione con il mondo delle imprese. Proprio su quest'ultimo aspetto occorre riflettere. Le imprese ad oggi sono viste come l'ultimo terminale di un processo a cui tutti, prima o poi, tendono ma che con difficoltà viene coinvolto o sa coinvolgersi in un confronto continuativo e non finalizzato ad un obiettivo specifico con famiglie e scuole nell'ambito di una progettualità del futuro.

I tre soggetti oggi faticano a parlarsi contestualmente tra loro e sono separati da una dimensione temporale che sembra infinita, soprattutto agli occhi delle famiglie nei confronti dell’impresa, ma in realtà sempre più frequentemente hanno la necessità di avvicinarsi. La frattura temporale oggi non esiste o, meglio, ha una valenza attenuata. La mobilità sociale e la nascita di una nuova famiglia è sempre più influenzata dall’attrattività del territorio e dal tessuto produttivo ed economico e tale scelta indirettamente ricade sul futuro dei figli di una qualsiasi nuova famiglia.

Per tale motivo, riprendendo la domanda iniziale, uno degli elementi di facilitazione della risposta può essere identificato nella reale costruzione di un nuovo ecosistema del lavoro, all’interno del quale famiglie, imprese e scuole possano costruire un dialogo differente, non sequenziale e non lineare, ma interconnesso. All’interno dell’ecosistema l’impresa ha la responsabilità di parlare con le famiglie, non tanto per promettere un futuro posto di lavoro ma per evidenziare il valore che sta producendo sul territorio in cui la famiglia vive, diventando un punto di riferimento non scontato per il futuro professionale o, per lo meno, formativo delle nuove generazioni.

Allo stesso modo, la scuola deve parlare con le imprese, indipendentemente dal tipo di ordinamento, e deve porsi come interlocutore privilegiato per formare le nuove classi dirigenti con un’ambizione slegata dall’unico arricchimento di conoscenze, ma con l’ambizione di educare lo studente, citando Dario Nicoli, già a scuola alla bellezza del lavoro.

Siamo di fronte a un paradosso: le imprese sono diventate sempre più brave a sviluppare azioni di employer branding, ma sottovalutano la forza e la connotazione territoriale dell’Italia; lavorano trasversalmente sull’attrattività, a volte dimenticandosi del valore del territorio in cui sono inserite, generando fenomeni di migrazione professionale a volte del tutto ingiustificati e costosissimi da un punto di vista sociale ed economico. Il nuovo contesto che stiamo definendo non vuole limitare questa tendenza, si pone semplicemente come riflessione diversa rispetto ad emergenti esigenze dei tre soggetti, che potrebbero trovare risposte semplicemente ripensando ai loro ruoli all’interno dello stesso.

All’interno dell’ecosistema per definizione non esiste un soggetto direttamente subordinato ad un altro, tutti vivono in equilibrio ed interagiscono tra loro al fine di dar vita ad un sistema autosufficiente; nel caso del lavoro, pensando al nostro tessuto imprenditoriale, industriale e manifatturiero, l’autosufficienza si traduce nel generare una diversa prospettiva di futuro per le nuove generazioni, riportando la famiglie, le scuole e le imprese ad essere consapevoli della necessità di costruire nuove interconnessioni utili ad alimentare un diverso racconto di futuro.

* Partner Newton S.p.A.

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