Il nuovo ufficio? Si disegna assieme ai collaboratori
“New Way of Working”è il tema scelto da Generali Real Estate per aprire il format “Looking to the Future”, momento di confronto tra le società e le aziende tenant. Il futuro è quello dei modelli ibridi, che promuove l’interscambio tra persone e la contaminazione delle idee sia nelle grandi che nelle piccole realtà. E l’Italia? Deve accelerare il passo
di Paola Pierotti
I punti chiave
4' di lettura
Flessibilità, worklife balance, attrattività degli spazi. Quando si parla di luoghi del lavoro e di spazi ufficio, gli esperti sono concordi che «non si tornerà più indietro al febbraio 2021». Non è una rivoluzione perché il cambiamento era in atto, ma la pandemia è stata un boost. Il futuro è quello dei modelli ibridi, che promuove l’interscambio tra le persone e la contaminazione delle idee, uffici aperti per essere più veloci», sia nelle grandi che nelle piccole realtà. E probabilmente l’Italia deve anche accelerare il passo per promuovere una nuova cultura sull’evoluzione di questo modello spinto da strumenti tecnologici che permettono di far scegliere direttamente alle persone, come, quando e dove lavorare. All’estero ci sono aziende che consentono il lavoro da remoto a condizione si stia nella medesima “time zone”: traslato il concetto in Italia, si potrebbe lavorare ovunque, da casa o da una caffetteria, in città o in un borgo delle aree interne. Ma nella prassi il passaggio non è così lineare e, finchè non si dovrà realmente fare i conti con le opportunità del Metaverso (dove alcuni player come Audi sono già sbarcati e attivi, ad esempio, per l’attività di learning), l’ufficio terrà la sua centralità.
“New way of working” è il tema scelto da Generali Real Estate per aprire il format “Looking to the future”, iniziativa di confronto tra la società e i propri tenant. Un racconto sulla visione del presente e del futuro a più voci e la prima puntata ha acceso i riflettori su «l’organizzazione del lavoro delle persone, su come le persone affrontano la giornata lavorativa, sulla tecnologia con cui si può evolvere e sul modo in cui gli spazi devono essere organizzati» come ha spiegato, nella sua introduzione, Paolo Paganuzzi, head of property management Italy di Generali Real estate che ha il ruolo di organizzare e rendere possibile la gestione dei servizi degli immobili del portafoglio investimenti del gruppo Generali.
Smart working e modelli di lavoro ibrido sono temi che coinvolgono il settore del real estate, i progettisti, i tenant. «In un’azienda convivono ormai cinque generazioni di persone, la presenza full time non si può esigere come forma di controllo sull’effettiva produzione, le esigenze e le richieste sono evolute – racconta Marco Sala di Pwc – pur ricordando che c’è ancora molto da fare perché la normativa fa i conti con domande aperte sull’ergonomia delle sedute a casa o sugli impianti elettrici a norma. E se ci si interroga sulla questione dei consumi energetici è una questione etica non delegare d'altro canto ai singoli la gestione delle stesse con la leva dello smart working».
Vecchie e nuove identità degli uffici
Gli uffici sono oggi un luogo d’incontro, sono spazi in diretta relazione con la città (come racconta la storia di Microsoft trasferita con un'icona contemporanea nella centrale via Pasubio a Milano), sono architetture che vanno ottimizzate per rispondere a domande di confort, acustica, privacy con il verde come elemento valoriale. «L’ufficio – racconta Alessandro Adamo, Degw L22 – è un ecosistema che deve considerare le tante esigenze, aree silent e aree project che di usano in modo alternato nella medesima giornata».
Marco Sala riporta l’immagine della collaborazione, «tutti allo stesso tavolo, per condividere un progetto» quando prefigura come saranno gli uffici del domani, ma come già tante aziende hanno iniziato a fare. «In modo virtuale si svolgono ormai molte attività, in ufficio va creata e offerta un’esperienza».
Adamo replica «l’ufficio come destinazione». L’argomento ha a che fare con il teamwork, la delega, l’attrattività e la capacità di trattenere talenti e poi il rapporto tra occupazione e occupabilità. «Quando si pensa agli uffici più performanti bisogna studiare come ricreare e proporre quello che un tempo succedeva al caffè, quella fluidità degli incontri informali – aggiunge Sala di Pwc – che generava valore nell'esperienza delle persone».
Nel dialogo porta il contributo Nicola Bartolotta di Tamtamy Reply. Reply è nata nel 1996 a Torino con meno di 20 persone, si è affermata come società che accompagna i clienti (compreso Generali) nei percorsi di digitalizzazione, dalla robotica all'automazione, con prodotti e servizi. Oggi è presente in tutto il mondo da San Paolo in Brasile a Singapore e conta 12mila unità seguendo tutte le industry. Tamtamy, con anticipo, si è occupata di digital workplace e formazione, con l’obiettivo di costruire comunità. È una di quelle società che spiega cosa sono i nuovi mestieri e, sul campo, vede e prefigura nuovi scenari potenziali. Bartolotta pone l’accento sui temi della sicurezza infrastrutturale, della produttività e dell’automazione e poi della comunicazione e collaborazione dicendo che le aziende devono lavorare su «fiducia, condivisione degli obiettivi e sulla ricerca e sviluppo di strumenti lavorativi». Con l’accesso a internet e con le connessioni ad alta velocità, l’esperienza di lavoro digitale, ovvero il “Cloud office” si sta affermando come la spina dorsale per le aziende che mirano a metodi di lavoro più agili, economici e semplici. E ancora, i social network aziendali sono sempre più diffusi sia per la comunicazione interna che per il management.
Le prospettive
Cosa potrebbe aggiungersi nel prossimo futuro? Bartolotta elenca alcune ipotesi: la collaborazione con modalità immersive di collaborazione per facilitare il lavoro ibrido; i virtual mentos, colleghi virtuali abilitati dall’intelligenza artificiale a supportare l'utilizzo di strumenti o il reperimento di informazioni ad esempio per i neo-assunti; il virtual training per accelerare l'apprendimento, anche con l'adozione della gamification; e ancora nuovi lavori che potranno nascere proprio dalla diffusione del metaverso. Aspettando il futuro ormai prossimo, il presente è quello di un «mercato di lavoro candidate driven» dice Alessandro Adamo di Degw L22. Raccogliendo le domande delle giovani generazioni ne riporta alcune: «Avete programmi di talent management? Come siete organizzati con lo smart working? Quali gli orari di lavoro? Quando si entra in azienda si è assegnati ad un senior di riferimento? Questioni che hanno impatto diretto sul ridisegno degli spazi «tanto che da nostri dati il 60% delle aziende sta ripensando il proprio modello spaziale – racconta Adamo – puntando su digital spaces, welcome area, zone informali e per la collaborazione, spazi per la socialità, aree gym e detox. Le persone sono al centro di questa evoluzione e intorno a loro gravitano tanti temi che spaziano dalla sostenibilità al branding, al design 4all». Sintetizzando, per l’esperienza di Degw l’ufficio del futuro sarà un «ufficio diffuso, disegnato sull’esigenza delle persone».
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