Il Papa stringe sulla «fase 2» della riforma della Curia
di Carlo Marroni
3' di lettura
Dopo quasi sei anni di pontificato la riforma della Curia cambia passo. Il processo voluto e avviato da Francesco per una profonda riorganizzazione e razionalizzazione del governo della Chiesa non sempre ha prodotto gli effetti sperati (questo soprattutto nelle istituzioni economiche) ma da qualche mese il Papa ha modificato decisamente rotta e ora assesta la rotta anche con la nomina di nuovi responsabili. La Segreteria per la Comunicazione, che ha assunto la dignità di vero e proprio dicastero, è da tre mesi affidata ad un laico, Paolo Ruffini – già direttore di Rai3, del GrRai e di Tv2000 – il primo nella storia della Chiesa che siede nel governo centrale della Curia accanto ai cardinali. Ruffini è stato chiamato da Bergoglio dopo la bufera mediatica che ha investito il suo predecessore monsignor Dario Viganò per la vicenda delle lettere di Benedetto XVI.
Il Papa, d’intesa con Ruffini, chiama in Curia altri due laici – Andrea Tornielli come direttore editoriale, carica nuova, e Andrea Monda alla direzione dell'Osservatore Romano – entrambi di vasta esperienza nella società civile ma anche attenti conoscitori delle dinamiche interne, dove vivono grandi tradizioni e professionalità, che verranno rilanciate. L’obiettivo è dare unitarietà al messaggio della Chiesa nel mondo, renderlo comprensibile e fruibile a credenti e non, più che esaltare la figura di Bergoglio come “superstar” come talvolta è accaduto. Accanto a questo commitment sui contenuti, c’è sul tavolo da portare avanti un gran lavoro dentro la complessa organizzazione dei media, che assieme a Governatorato rappresentano i maggiori datori di lavoro dentro la Città del Vaticano, e quindi un centro di costo sotto osservazione. Un tempo ogni testata viaggiava per conto proprio, moltiplicando spesso attività e competenze, oltre ad alimentare rivalità: ora l’obiettivo è ricondurre ad unità il messaggio, esaltando le singole specificità.
La riforma della Curia, processo avviato dal Papa sin dalla sua elezione, ha avuto un andamento un po’ erratico, soprattutto per la parte economica, in parte a problemi legati alla personalità (e poi alle vicende personali) del cardinale George Pell, appena messo alla porta dal C-9, il consiglio dei cardinali incaricati di consigliare il Pontefice nel governo della Chiesa, istituito sin dal 2013. Ora le acque si sono calmate e in gennaio-febbraio è probabile la nomina alla Segreteria dell'Economia di monsignor Luigi Mistò, che lo guida ad interim. La Segreteria per la Comunicazione è nata nel 2015, in parallelo ad altre riforme, come la creazione – attraverso accorpamenti - dei Dicasteri per lo Sviluppo dello Sviluppo Umano Integrale e quello di Laici, Famiglia e Vita. Insomma, uno ad uno Francesco sistema i tasselli di un processo complesso, e lo fa anche cambiando le persone o coprendo caselle ancora vuote.
L’Osservatore Romano, giornale-simbolo nella storia d’Italia perché creato nel 1861 praticamente in opposizione alla nascita del Regno, sotto la lunga guida di Vian (nominato da Benedetto XVI) aveva visto la nascita di nuove iniziative e nuove edizioni in diverse lingue. Ma il maggior mezzo di comunicazione della Santa Sede è senz’altro Radio Vaticana, nata per volere di Pio XI nel 1931 anche grazie alla consulenza di Guglielmo Marconi. Per decenni è stata guidata dai gesuiti (ultimo direttore è stato padre Federico Lombardi) e adesso è dentro la Segreteria della Comunicazione: il suo segnale arriva praticamente in ogni angolo del pianeta e trasmette in molte lingue.
loading...