Il paradosso di Italia-Galles: vincere anche se non conviene
Se quella degli azzurri è vera gloria lo vedremo contro il Galles, terzo avversario del girone eliminatorio
di Dario Ceccarelli
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Eccoci qua. Pronti a vedere l'effetto che fa. Non c'è due senza tre, suggerisce la saggezza popolare resa ancora più euforica dai brillanti successi su Turchia e Svizzera. Successi talmente straripanti che come sempre lasciano in coda un'ombra di dubbio. Davvero troppo forte l'Italia o davvero troppo scarsi gli avversari?
Il dubbio, in attesa della famose controprove (Francia, Belgio e via elencando), è legittimo e comprensibile. Ma è altrettanto giusto però godersi i meriti per quanto fatto finora. Se gli avversari, quando ci incontrano, si restringono, probabilmente è merito degli azzurri.
La stessa Svizzera, adesso quasi ridimensionata a comoda sparring partner, alla vigilia dell'Europeo era invece considerata una squadra temibile, tredicesima nel ranking Fifa. Se poi contro Donnarumma ha fatto solo un tiro in porta, forse qualche merito va ascritto a questa Italia che non si accontenta mai e continua ad attaccare anche sul 3-0.
Ora però non c'è tempo per i dibattiti. Se quella degli azzurri è vera gloria lo vedremo già questa domenica (Olimpico ore 18) contro il Galles, terzo avversario del girone eliminatorio. Il Galles è secondo con quattro punti dietro all'Italia che guida la classifica con sei. Sulla carta, va tutto bene: meglio di così, a questa sfida, non si poteva arrivare.
Già qualificata agli ottavi, per conquistare il primo posto all'Italia basta un pareggio. Abbiamo cioè due risultati utili su tre per approdare a Londra dove il 26 giugno incroceremo Ucraina o Austria. Con possibilità non remota, se andiamo avanti, di trovare nei quarti Belgio e Francia, le due potenti corazzate indicate come super favorite.
Nel caso invece perdessimo col Galles, per via di questi sballati incroci del tabellone, la strada sarebbe molto più in discesa. E si andrebbe ad Amsterdam il 27 giugno a sfidare la seconda del gruppo B, un gruppo non proprio irresistibile (Russia, Danimarca, Finlandia).
Ecco quindi palesarsi l'infido sospetto: non è che l'Italia, magari inconsciamente, questa volta tirerà il fiato? Non è che contro il Galles di Bale e Ramsey se la prenderà più comoda? In modo da evitare, nel proseguimento del torneo, gli spauracchi Belgio o Francia?
Gli italiani, nel campo dei sospetti, sono già campioni mondiali. Però anche all'estero non scherzano. E a volte fanno anche di peggio: basti pensare a quel Danimarca-Svezia del 2004, che finì con un pareggio (2-2) che ci eliminò dall'Europeo. Mai un “biscotto” fu così tanto annunciato e messo in pratica. Di sicuro ci andò di traverso.
Un brutto episodio, ma che dista anni luce dallo spirito di questa Italia. Il cui valore aggiunto è stato finora quello del coraggio, del gioco offensivo, della capacità di annullare l'avversario con la forza del proprio collettivo. Venir meno a questi principi, che sono un poi il dna della squadra di Mancini, sarebbe un calcolo miope che snaturerebbe le nostre qualità maggiori.
Principi che ci hanno permesso di essere imbattuti da 29 partite, a un passo quindi dal record (30) di Vittorio Pozzo, il leggendario c.t. degli anni Trenta. Principi che ci hanno permesso di realizzare 32 gol nelle ultime 11 partite. Il paradosso è che più attacchiamo meglio ci difendiamo, non a caso la porta di Donnarumma è inviolata da dieci partite.
Questa insomma è la nostra cifra, metterci a fare i calcoli col bilancino proprio col Galles non ci porterebbe lontano. Lo stesso Mancini, rispondendo a una domanda su un eventuale “biscotto”, sgombra il campo da ogni dubbio.
“Fare calcoli non è per noi. Giochiamo sempre per vincere. Il termine «biscotto» si usa con due squadre che hanno come obiettivo lo stesso risultato per andare avanti… È un problema che non ci riguarda perchè noi siamo già negli ottavi”.
Puntare a una terza vittoria non vuol dire però consumare le forze. Chiaro che Mancini qualche rotazione la farà. La più scontata è quella in attacco con un doppio avvicendamento: Belotti al posto di Immobile e Chiesa di Insigne. Un turn over mirato per far rifiatare i titolari e dare fiducia ai nuovi innesti, in particolare a Chiesa, una volta titolare e ora messo in ombra dalle prestazioni di Domenico Berardi, tra i protagonisti della nouvelle vague di Mancini.
Un altro ormai pronto è Marco Verratti: “Ha bisogno di giocare” precisa il tecnico azzurro. “Se entrerà subito in campo, come è probabile, valuteremo poi come sta sulla base delle sue sensazioni. Però è bene che torni in campo”. Un altra sostituzione probabile è quella di Emerson per Spinazzola, autore di due ottime prove ma lievemente affaticato.
“Col Galles, anche senza qualificazione, i cambi li avrei fatti lo stesso” osserva Mancini. “Per due motivi: che fa molto caldo e che, questa, è la terza partita in dieci giorni. Il Galles è un avversario difficile, da anni nella parte alta del ranking. Ha giocatori di qualità, molto dotati fisicamente. Sarà una gara dura, non ci regaleranno niente”.
Insomma, andiamo dritti per la nostra strada. Costi quel che costi. Anche perchè il giochetto delle previsioni non sempre funziona. Ne sa qualcosa la Grande Francia di Mbappè e Pogba. Con l'Ungheria, in svantaggio per una rete di Attila Fiola, la squadra di Deschamps rimedia un magro 1-1 grazie al pareggio nella ripresa di Griezmann.
Che paura però per i Blues! Che hanno molto sofferto la grinta dei magiari guidati da Marco Rossi e da un potente tifo cui, per la pandemia, nessuno era più abituato. Altro risultato parzialmente sorprendente è il 4-2 con cui la Germania ha liquidato il Portogallo di Ronaldo, autore di un gol e di assist.
Ma la vera notizia riguarda i tedeschi: in ombra con la Francia, rialzano la testa e prendono il secondo posto nel girone. Li davamo per bolliti. Ma come al solito, con la Germania, è meglio non fidarsi delle impressioni. Ancora deludente invece la Spagna. Con la Polonia non va oltre il pareggio (1-1). Lewandowski risponde a Morata. Ora entrambe sono a rischio
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