Il paradosso delle Olimpiadi invernali 2026 per Salvini: «ho trovato contratti con consegne per il 2027»
Nell’intervista con il direttore del Sole 24 Ore Fabio Tamburini il ministro parla di ritardi da recuperare sul fronte infrastrutturale per i Giochi di Milano e Cortina, ma anche di San Siro e ponte di Messina
di Sara Monaci
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Il paradosso dei lavori per le Olimpiadi invernali di Milano e Cortina del 2026: «Alcune opere erano stato contrattualizzate già in ritardo, con consegna prevista per il 2027». Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, intervistato dal direttore del Sole 24 Ore Fabio Tamburini, durante la giornata organizzata da Assimpredil Ance per fare il punto su come stanno procedendo le opere legate all’evento.
Il ministro ha detto di essere arrivato a guidare il ministero trovando «117 opere commissariate, ferme anche per 15 anni. O ci si deprime o si va avanti. Stiamo cercando di correre come matti. Ho convocato cabina di regia al Pirellone con Coni e ministeri. C’è chi pensa che la corruzione si contrasti con una lunga procedura di controlli, io penso il contrario, con meno uffici in cui le pratiche girano ci sono meno probabilità di incontrare corrotti e corruttori».
Tra i temi delicati sollevati nel corso dell’intervista sulle Olimpiadi invernali di Milano e Cortina del 2026 c’è la questione, al centro del dibattito in queste ultime settimane, di che fine farà il pattinaggio veloce: se verrà cioè trasferito dalla sede ipotizzata nel dossier di candidatura a Baselga di Piné (Trento) o se verrà trasferito a Torino. L’Ice rink di Baselga, a conti fatti, oggi costa troppo: rischia di sfiorare i 100 milioni considerando gli extracosti energetici. L’ipotesi ormai data per scontata dell’utilizzo dell’Oval di Torino trova i favori del ministero per le Infrastrutture: «C’è già un’infrastruttura pronta a Torino, non vedo perché non usare quella, invece di sprecare 100 milioni a Baselga. Dovremmo anche pensare al dopo evento, come è stato per l’Expo, dove oggi vedo un quartiere che attira cervelli, per la prima volta in Italia, e non un’area desolata o un parcheggio».
Le Olimpiadi hanno anche un chiaro problema di ricerca di sponsor, ma si cercherà di recuperare il tempo perduto: «Contiamo di trovare una soluzione, ne ho parlato con Andrea Varnier, nuovo ad della Fondazione, i contratti arriveranno. Va detto che la Fondazione ha iniziato a lavorare tardi, l’ente era nato nel 2020 ma perché non ha cominciato subito? Forse abbiamo sottovalutato i lavori da fare. Abbiamo perso 886 giorni. Ma ora andiamo avanti, inutile soffermarsi in polemiche. Quando sono arrivato ho trovato contratti che avevano addirittura come scadenza il 2027, paradossale per un’Olimpiade che si svolgerà nel 2026. Qualcosa è chiaro che non ha funzionato. Ma ora la corsa contro il tempo va fatta soprattutto per le strade».
Salvini non risponde sulle varianti di Cortina e Longarone, se non con un generico «ci stiamo lavorando». Poi garantisce che la maggior parte delle opere verranno realizzate.
La maggior parte evidentemente, non tutte. Che le due varianti venete vengano realizzate è infatti alquanto difficile, visto che per ora siamo fermi alla Conferenza dei servizi, appena avviata.
Tra le opere che vanno fatte, per il ministro non ci sono solo quelle per le Olimpiadi. C’è anche il ponte di Messina, o, tornando a Milano, il nuovo stadio di Inter a Milan. «Per quanto riguarda il ponte c’è sì una penale da pagare, ma stiamo studiando il modo per pagarla senza oneri per lo Stato, e finalmente faremo il ponte a campata più lungo del mondo, che eviterà l’inquinamento dei traghetti, supererà una perdita di competitività quantificabile in 6 miliardi all’anno di maggiori costi per le imprese e darà un messaggio forte di ciò che questo paese può fare».
Infine un’altra opera che aspetta da 20 anni: la Pedemontana lombarda. Salvini dice che si farà, si stanno studiando soluzioni per il pedaggio della variante di Como. «Il problema della pubblica amministrazione è che ci sarebbero anche amministratori bravissimi in pensione, che non si possono usare. Inoltre non troviamo ingegneri, perché il Mit li paga 1.500 euro. Il materiale umano va pagato di più».
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