Il paravento esalta l’ibridazione
Oltre l’arredo. La triplice mostra a Milano, Shanghai e Tokyo esamina lo sviluppo storico dell’oggetto, dalle origini in Cina alla migrazionein Giappone, fino all’importazione in Occidente, dove appassionò e appassiona ancora oggi molti artisti, architetti e progettisti
di Nicholas Cullinan
3' di lettura
L’uno e l’altro, né l’uno né l’altro: pittura o scultura? Arte o complemento d’arredo? Utilitario o ornamentale? Apparato scenico o strumento performativo? Decorativo, funzionale, architettonico o teatrale?
Questa triplice mostra – presentata contemporaneamente a Milano, Shanghai e Tokyo – esamina i numerosi interrogativi e paradossi che accompagnano lo sviluppo storico del paravento. Tracceremo le sue origini in Cina nella fase tarda della dinastia Chou (dove il paravento è nato come oggetto di contemplazione e fonte di ispirazione spirituale); la sua migrazione in Giappone (dove spesso era posizionato sulla soglia di casa per proteggere dagli influssi maligni); la sua importazione in Occidente (esaminando la distinzione tra polittici e paraventi, che non affronteremo in questa sede). Passeremo poi al suo impiego in epoca barocca come materiale di scena sia nel teatro di prosa sia d’opera, e infine a un aspetto cruciale: il suo utilizzo da parte di un sorprendente numero di artisti, architetti e progettisti a partire dall’Ottocento e per tutto il Novecento fino alla contemporaneità. La rottura decisiva in questa storia singolare avviene proprio alla fine dell’Ottocento, quando artisti di diversa origine, da Paul Cézanne a James McNeill Whistler, liberarono il paravento dal suo status di oggetto funzionale, in quanto complemento d’arredo, per investirlo del ruolo ibrido di supporto per l’espressione artistica, ruolo che si sviluppò esponenzialmente nel corso del Novecento.
La storia del paravento è dunque una storia di migrazione culturale (da Oriente a Occidente), di ibridazione (tra diverse forme d’arte e funzioni), di collaborazione (per esempio tra il designer Jean Michel-Frank e artisti quali Salvador Dalí e Diego Giacometti), e di ciò che questo oggetto nasconde e rivela, trattiene e dispiega. Come vedremo, questa storia, e specialmente il modo in cui si manifesta nel presente, è una narrazione di oggetti liminari e del concetto stesso di liminarità: l’essere tra una cosa e l’altra, letteralmente e metaforicamente, minando le rigide distinzioni e gerarchie tra diverse discipline, arte e architettura, decorazione e design. Anche l’etimologia del termine paravento è di per sé affascinante, in quanto indica una qualità difficile da fissare o determinare.
In giapponese il termine byōbu, che si riferisce a un tipo di paravento, significa “protezione dal vento”; e così nella loro migrazione in Europa in epoca medievale, dov’erano utilizzati per schermare dalle correnti d’aria, dividere le stanze e creare intimità, i paraventi erano definiti dal termine francese paravent. In Occidente si diffuse la definizione di “paraventi di Coromandel”, perché dall’inizio del XVII secolo questi manufatti venivano importati in Europa su navi che salpavano dalla costa del Coromandel, in India.Il progetto espositivo della mostra alla Fondazione Prada, realizzata in collaborazione con SANAA, si sviluppa al piano terra e al piano superiore del Podium, due spazi che vengono usati con effetti diversi per articolare la mutevole varietà di forme, funzioni e percezioni. Si comincia al piano terra del Podium, dove il paravento è presentato attraverso sette prospettive tematiche interconnesse. Queste posizioni curatoriali si sviluppano per via associativa in una costellazione architettonica di ambienti progettati da SANAA che confluiscono l’uno nell’altro senza una gerarchia, una sequenza prestabilita o una narrazione univoca. Attraversando lo spazio e il tempo, muovendosi tra diversi secoli e continenti, i saggi e gli argomenti trattati in questo libro sfidano i concetti di centro e periferia per considerare i temi cruciali che ruotano.
MILANO, SHANGHAI, TOKYO
TRE MOSTRE SU STORIA E ATTUALITÀ DEI PARAVENTI
Fino al 22 febbraio 2024 è in corso alla Fondazione Prada di Milano la mostra «Paraventi folding screens from the 17th to 21st centuries». La mostra, a cura di Nicholas Cullinan (che ce la presenta con l’articolo in pagina), indaga la storia e interpreta i significati dei paraventi. Due emanazioni della mostra di Milano, sono in corso in Oriente a Shanghai (fino al 21 gennaio 2024) e Tokyo (fino al 29 gennaio 2024): due mostre che nascono da commissioni affidate ad artisti e si concentrano sul modo in cui la natura dei paraventi è oggi influenzata dalla nostra esperienza digitale fatta di immagini e multischermi.Abbiamo poi chiesto a Barnaba Fornasetti, erede di Piero, il cui atelier è stato certamente il più significativo produttore di paraventi di riflettere sull’oggetto.
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