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Il “partito della ‘ndrangheta” vale 700mila voti, cinque deputati e tre senatori

Lo studio nel libro “Oxypolitik - Come liberarci dalla dipendenza social-qualunquista” stima il peso elettorale delle cosche calabresi in tutta Italia e lo paragona ai voti ottenuti da Trump, Biden e i maggiori partiti in Germania

di Roberto Galullo

3' di lettura

Se tutti i potenziali elettori dell’insistente (eppur attivissimo) “partito della ‘ndrangheta” decidessero di vivere insieme, svuoterebbero – per poi occuparla – una città poco più grande di Palermo, Helsinki, Siviglia o Atene. Già, perché se la ’ndrangheta si presentasse oggi alle elezioni politiche in Italia con un proprio simbolo e una propria lista otterrebbe circa 700 mila voti eleggendo otto parlamentari (cinque deputati e tre senatori).

Social come oppiodi

E’ quanto stima Raffaele Rio, presidente dell’Istituto di indagini ricerche e servizi Demoskopika, che oggi pomeriggio presenta presso l’Associazione della stampa estera, ”Oxypolitik - Come liberarci dalla dipendenza social-qualunquista” (Tangram edizioni scientifiche – Trento). Un’analisi completa su democrazia, il vuoto del politichese, il pensiero dei giovani, tagli-tasse-territorio-turismo-tecnocrazia (la “primavera” delle 5 t).

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«Penso che “certa politica”, quella che raggruppa il numeroso esercito dei politicanti – afferma Rio – abbia consapevolmente diffuso il suo oppioide: l’Oxypolitik e lo abbia fatto sfruttando principalmente i social, da Facebook a Twitter, passando per TikTok e Instagram. Ha puntato sui social perché sa perfettamente che sono vere e proprie estensioni da cui le persone fanno sempre più fatica a liberarsi; anzi, ne risultano, in qualche modo, “dipendenti”. L’oppioide Oxycontin ha fatto la fortuna di una famiglia. Doveva essere un semplice antidolorifico ma ha causato, attraverso pratiche di marketing aggressivo, la dipendenza e la morte di centinaia di migliaia di persone dagli anni Novanta, a partire dagli Stati Uniti».

‘Ndrangheta “silente”

Seguendo lo studio “’Ndranghetocrazia. Il potere elettorale del gruppo criminale più potente d’Italia” contenuto nel libro, la ‘ndrangheta, attraverso i gruppi di condizionamento elettorale, espressione diretta delle oltre 400 ’ndrine sparse in tutta Italia, sostiene i candidati “appetibili” dell’intero arco costituzionale, condizionando la scelta dei rappresentanti istituzionali e, di conseguenza, ottenendo un ruolo significativo nella gestione, nel controllo degli enti pubblici centrali e locali, nel consolidamento delle relazioni con i gruppi politici, con il sistema burocratico e, infine, nell’accaparramento delle gare d’appalto.

IL PARAGONE INTERNAZIONALE

Mappa dei gruppi di condizionamento locale e raffronto con un caso in Germania e due in Usa

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Il confronto in Usa e Germania

Il tentativo di misurare la “forza elettorale” della ‘ndrangheta attraverso i gruppi di condizionamento, evidenzia confronti sorprendenti. L’ammontare dei voti ottenuti sarebbe simile a quello dei Repubblicani di Donald Trump alle elezioni presidenziali del 2020 nello stato del Connecticut (715.311 voti), dai Democratici di Joe Biden nel Nevada (703.486 voti)10 e alla somma del consenso ottenuto dall’Unione cristiano democratica (Cdu) e dal Partito Socialdemocratico (Spd), alle elezioni federali del 2021 nello stato di Brandeburgo, pari a 684.464 preferenze.

Sud in testa

Secondo lo studio, in testa, per capacità di condizionamento del voto elettorale della ’ndrangheta, si posizionerebbe il Mezzogiorno – Calabria in primis –, all’interno del quale le ’ndrine potrebbero contare su un mercato potenziale di circa 300 mila preferenze (si veda grafico in basso). A seguire Lombardia, Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, che subirebbe il potere di condizionamento dei sodalizi criminali ’ndranghetisti per ben 170 mila voti.

Nel Nord-Est, la forza coercitiva elettorale della ’ndrangheta esprimerebbe il minor potere (70 mila voti), concentrati prioritariamente in Emilia-Romagna (dove le cosche calabresi sono radicatissime, soprattutto nella provincia di Reggio Emilia). Nel Lazio, Toscana, Umbria e Marche – con Roma in prima fila, si concentrerebbe una quota del potere di condizionamento per oltre 140 mila preferenze.

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La distribuzione geografica del virtuale “partito della ’ndrangheta”

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La metodologia

Per stimare il bacino elettorale della ‘ndrangheta Demoskopika ha adottato un approccio a tre fasi. Nella prima fase sono stati stimate le ’ndrine operanti in Italia, sentiment delle popolazioni residenti nei Comuni sciolti per infiltrazione mafiosa, numero delle imprese attive per regione, numero di occupati per regione. E, ancora, numero di Comuni sciolti, numero delle imprese vessate per estorsione e usura, peso percentuale della presenza mafiosa per tipo di organizzazione criminale e numero di affiliati censiti.

Nella seconda fase, i dati sono stati integrati con la lettura di documenti e/o relazioni ufficiali del Ministero dell’Interno, degli organismi antimafia e delle Forze dell’ordine, di articoli giornalistici e atti giudiziari.

Nella terza fase le informazioni rilevate nelle due fasi precedenti hanno consentito la costruzione di un dataset ritenuto adatto per il raggiungimento della finalità dello studio, ossia la stima del potenziale mercato elettorale della ’ndrangheta in Italia stabilendo una quota di affiliati per ciascuna ’ndrina, moltiplicando il numero degli affiliati per il numero dei gruppi di condizionamento elettorale in ciascuna regione “a maggiore trazione ’ndranghetista” e ipotizzando, infine, una “dote” elettorale per ciascun affiliato sulla base delle indagini e delle operazioni emerse nel corso degli anni.

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