Il piacere (sostenibile) di raccogliere fiori: guida alle più belle flower farm d’Italia
Basta fragole e peonie a dicembre: ecco le storie dei piccoli vivai che coltivano seguendo le stagioni e la biodiversità e che accolgono chi vuole conoscere tecniche, storie e meraviglie della natura
di Mariateresa Montaruli
I punti chiave
5' di lettura
Ditelo con i fiori. Con quelli un po' scompigliati, di stagione e di campo. Che cedono alla gravità e, composti, sono frutto di uno stile destrutturato, realizzato apparentemente senza sforzo. Sono gli steli raccolti nei nuovi “posti delle fragole” all'insegna del local, del bio e del ritmo della luna, che si chiamano flower farm. Ce ne sono in tutto il mondo. Coltivano un paesaggio floreale tutt'alto che involontario anche se di primo acchito poco ordinato. Vendono fiori freschi, etici e sostenibili, a chilometro zero, come si fa con le baguette nei mercati francesi. E sono capaci di trasformare un bouquet di margherite di campo in un gesto di grazia. Il flower mood che sta prendendo piede, in un settore, il florivivaismo, che conta 24mila aziende, 100mila addetti, un valore di 2,7 miliardi di euro pari al 4,8% della produzione agricola (Annuario dell'Agricoltura Italiana 2020 del C.R.E.A), disdegna il viaggio delle rose - il fiore più venduto al mondo - nelle stive dei Boeing, le celle frigorifere e le grandi aste mondiali.
Quei mega-vivai come multinazionali del verde
Flora Holland, ad Aalsmeer, nei Paesi Bassi, da cui cento anni fa i fiori partivano su carrozze a cavallo per giungere, attraverso la rete dei canali storici, ai ricchi mercanti di Amsterdam, ha adesso la stessa superficie dello stato di Monaco. Nel 2021, per 5,6 miliardi di fatturato, ha effettuato oltre 100mila transazioni al giorno e scambiato, tra ogni alba e tramonto, 23.219 tra piante e fiori. Il paradigma sta cambiando. Il trasporto deve essere breve e lento, come accade nei campi di raccolta fai da te. Così lo immaginò Debra Prinzing, voce ancora forte e chiara, dal 2013, della Slow Flower Society che il 26 e il 27 giugno organizzerà il suo Summit annuale nelle Pocantico Hills a 30 miglia a nord di Manhattan, il cuore chic della East Coast dove un tempo villeggiavano i Rockefeller. Con 542 flower farm tra Stati Uniti e il Canada, 39 tra vivai e fattorie dove “You pick flowers” e anche fogliame nella stagione autunnale, il suo sito Slowflowers.com è un pozzo di ispirazione.
Piccoli laboratori di natura
Contrario alle fragole d'inverno come alle peonie in dicembre è anche Giustino Ballato, fondatore e presidente di Società orticola del Piemonte e della mostra mercato Flor, che si è appena chiusa ai Giardini Reali di Torino. In collaborazione con Rossella Vayr del laboratorio di rigenerazione urbana Forestopia, Ballato è autore e curatore della prima guida ai Vivai d'Italia (Add Editore, 2021). Dalle stelle alpine alle cactacee, le pagine disegnano, regione dopo regione, un inedito viaggio botanico “tra 259 aziende scelte perché effettuano ricerca e vendita al dettaglio: vivai che sperimentano, cercano piante rare, riscoprono frutti antichi, recuperano vecchie varietà di menta e rosmarino”. Bacini florivivaisti che, in questa tipologia, s'incontrano soprattutto al Nord, «il luogo dove sono nate le grandi mostre mercato, volano di incentivazione del collezionismo botanico».
Oltre le regioni “classiche”, si fa avanti il Sud
Se Piemonte, Lombardia e Toscana restano le regioni del florivivaismo storico, «la Sicilia, la Sardegna e la Puglia si dimostrano adesso vivaci e interessanti. Le rose rimangono le più amate, così le perenni, le orchidee e le graminacee», continua l'autore. Vanno anche le piante grasse e a grandi foglie che illudono, in casa, di «ricreare una piccola giungla». Un capitolo a sé, nel libro, è dedicato ai «piccoli vivai che coltivano in modo naturale fiori recisi», le prime oasi di sostenibilità in un settore che fatica a rinunciare all'estetica e che nel 2020, con un +27% sulle importazioni, già rivelava un rinnovato interesse nei confronti dei fiori freschi recisi.
La bellezza dei mazzi selvatici
Tra i protagonisti di questa rivoluzione del fiore biologico ci sono gli Orti della Legnana a Bussero, in provincia di Milano, fondati nel febbraio del 2020 da Monica Baghetti e Friderika Bertalanic. In campo aperto, in assenza di chimica, con letame procurato dalla cascina vicina di casa, le due neo giardiniere coltivano in un ex orto fiori da recidere che definiscono “bionici”, differenti e resistenti, nei mazzi spesso abbinati agli ortaggi: graminacee, stagionali e perenni destinati ai fioristi o a chi viene qui in visita, per comporre il proprio mazzo o scoprire il giardino della villa di famiglia progettato da Giuseppe Balzaretti, l'architetto dei Giardini di Porta Venezia a Milano. L'unica domanda prima di recidere i fiori direttamente dal campo è: che colore preferisci?
C'è senso del luogo, semplicità e rispetto delle stagioni anche a Cornaredo (Mi) dove Davide Ravera del Giardino del Loto alterna fiori, frutti e piante acquatiche. Offrono caffè e biscotti, oltre alla possibilità di recidere, in primavera, tulipani, narcisi e giacinti in campo Alessandro Toppan e Giulia Trentin nella piccola Zia Nina Flower Farm a Breda di Piave (Tv). Imparare a comporre una ghirlanda o un mazzo con fiori appena tagliati – rose da bacca, graminacee, fiori annuali - è il tema dei workshop in serra proposti dal Podere delle Rocche di Chieri (To) animato da Muriel Tegoli.
Fra aperitivi e yoga nel campo
Crede nella bellezza del selvatico e nel potere rigenerante di una giornata in giardino Marzia Barosso che coltiva nelle colline del Monferrato con il nome di Viale Flower Farm offrendo visite e raccolte in campo. A Rieti è Silvia Micheli ad aver fondato I Giardini di Mafalda, dal nome della nonna, e a creare mazzi inediti con rose, echinacee, bocche di leone. In Toscana, a Torrita di Siena, è il trio delle sorelle Laura, Teresa e Mara Cugusi, fondatrici con i floral designer Tommaso e Tania Torrini del movimento Slow Flowers Italy, ad aver dato vita all'azienda Puscina Flowers. Studio di flower design improntato al bio, Puscina propone, su prenotazione, in determinati momenti dell'anno, la raccolta libera di dalie e tulipani e workshop di raccolta guidata con composizione che terminano con un aperitivo in campo.
Nulla ferma la primavera anche a Padula, in Campania, dove Maria Formentin si dedica, con I Fiori di Madreselva, a coltivare rose inglesi, ramale, climber, antiche, bacche ed erbacee perenni. Aperto alle visite e alle sessioni di yoga è il parco botanico alpino di Olga Casanova, che in Val di Sole si è dedicata alla coltivazione bio di stelle alpine, arnica e calendula da cui produce cosmetici e olii essenziali. Il network creativo si espande anche ai corsi di raccolta di Pikniq tenuti dalla “cuoca selvatica” ed etnobotanica Eleonora Matarrese, tra l'Alto Vergante e il Verbano-Cusio-Ossola. Nelle sue cassette, raccolte a mano e spedite entro un'ora, oltre all'ortica, all'aglio delle vigne e all'artemisia compaiono anche i germogli di abete rosso, il geranio selvatico, i fiori di violetta. Allo slow mood qui partecipano anche le bacche, le cortecce e la misticanza con fiori selvatici, contaminati ormai con le tendenze del food.
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