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La pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del documento «Piano del Mare» rappresenta un traguardo storico per sviluppare appieno le straordinarie potenzialità delle nostre filiere marittime e raggiungere gli obiettivi necessari a garantire lo sviluppo sostenibile di questo comparto e dell’intera economia nazionale.
Dopo numerosi anni di legiferazione frammentata, che non ha mai considerato tutte le articolazioni di questo settore nel loro insieme, il documento declina in sedici direttrici le linee guida che consentiranno all’intero sistema di crescere in maniera armoniosa, secondo una visione unitaria e sistemica.
È, inoltre, un passo avanti decisivo nel riconoscimento delle proposte di Confindustria, che al comparto ha dedicato grande attenzione, in modo ancora più specifico nell’ultimo quadriennio.
Già nel 2020, infatti, il presidente Bonomi aveva introdotto una vicepresidenza sull’Economia del mare, individuando proprio in questa risorsa il motore di rilancio della nostra economia nazionale. Questo perché il mare ha la capacità intrinseca di coinvolgere settori industriali diversi tra loro in un’ottica di integrazione e intermodalità. In molti dei quali l’Italia vanta primati europei e mondiali: dalla cantieristica navale alla croceristica, dall’armamento alla diportistica e dal turismo alla pesca. Inoltre, il mare rappresenta una risorsa formidabile per traguardare gli obiettivi sulla transizione ambientale, economica, sociale e digitale indicati dalle istituzioni europee.
In questo contesto, Confindustria si è data la mission di riunire le rappresentanze del cluster marittimo-portuale per analizzare i nodi strutturali e individuare le potenzialità ancora inespresse del settore nel suo complesso, con l’obiettivo di elaborare un progetto strategico capace di guidare il Paese verso la valorizzazione delle risorse economiche stanziate dall’Europa, lo sviluppo della produttività e l’accrescimento
della competitività.
A tal fine, è stato costituito il Tavolo consultivo confederale dell’Economia del mare che, nel maggio 2022, ha presentato «Progetto Mare: La competitività dell’economia del mare in una prospettiva di sviluppo del Paese e di autonomia strategica europea». Un lavoro che ha visto coinvolto tutto il sistema e in cui sono state elaborate proposte di policy e misure specifiche di intervento.
Confindustria aveva inoltre sostenuto con convinzione la necessità di prevedere un ministero del Mare, apprezzandone di conseguenza la costituzione insieme poi a quella del Comitato interministeriale per le politiche del mare (Cipom). Con questo organismo, in particolare, è stata attivata una collaborazione molto efficace, con diversi incontri e audizioni, al fine di sviluppare congiuntamente le linee di politica industriale per il settore mare e di portare in cima alla roadmap gli ambiti più rilevanti, con il valore aggiunto del confronto con gli stakeholder di riferimento del comparto.
In questo modo Confindustria ha avuto la possibilità di concorrre all’adozione delle linee strategiche di intervento contenute nel Piano mare.
Mi riferisco in particolare alla tematica dei dragaggi, in cui il Piano conferma la richiesta dell’adozione di una disciplina speciale semplificata e sottolinea la necessità di definire una normativa nazionale che ricomprenda in maniera organica tutti i regolamenti emanati e, in particolare, in cui siano definiti i criteri e le modalità relative alla caratterizzazione dei sedimenti, la gestione dei vari passaggi autorizzativi (ad esempio ai fini dell’approvazione di un apposito Piano nazionale dei dragaggi sostenibili) e le modalità di adeguamento evolutivo delle disposizioni vigenti in linea con i principi giuridici del quadro normativo di riferimento, sia nazionale che europeo.
Analogamente, in riferimento allo sviluppo di comunità energetiche portuali, il documento del Cipom conferma l’esigenza di sostenere adeguatamente il processo di decarbonizzazione dei porti, inclusa la fornitura di energia elettrica alle navi durante la sosta a costi competitivi, favorendo altresì la nascita delle comunità energetiche portuali.
Più in generale, esprimiamo soddisfazione anche in tema di maggiori investimenti in infrastrutture e accelerazione dei meccanismi di funzionamento dell’assetto organizzativo della Zes unica.
La pubblicazione del «Piano Mare» è, quindi, la valorizzazione non solo dell’Economia del mare, in tutte le sue diverse ramificazioni, ma anche di un confronto collaborativo e strutturato tra le istituzioni e il mondo delle imprese, che Confindustria intende proseguire.
E proprio per saldare questo legame e approfondire le linee di politica industriale sull’Economia del mare, Confindustria ha organizzato «Oltre l’orizzonte: prospettive e sfide di una nuova politica industriale per il mare», l’evento del 12 dicembre che vedrà il confronto tra alte personalità del mondo industriale e istituzionale.
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