Il Pil britannico a -20,4%: così Londra paga il suo lungo (e ritardato) lockdown
Il calo del prodotto interno lordo, anticipato da un boom di disoccupati, è un record negativo tra le economie europee. Così come il numero di decessi
di Nicol Degli Innocenti
3' di lettura
LONDRA
La Gran Bretagna è in recessione per la prima volta da 11 anni e diventa l’economia più debole del G-7. Il Pil è crollato del 20,4% nel trimestre aprile-giugno, il periodo più intenso del lockdown, secondo i dati resi noti dall’Ufficio nazionale di Statistica (Ons). Il calo trimestrale nell’eurozona è stato del 12,1% e negli Stati Uniti del 9,5 per cento.
«La recessione causata dalla pandemia di coronavirus ha portato al maggiore calo del Pil mai registrato», ha detto Jonathan Athow, deputy national statistician dell’Ons. «L'economia ha mostrato segnali di ripresa in giugno, ma nonostante questo il Pil resta sotto il livello di febbraio, prima che il virus colpisse». Dopo il calo del Pil del 2,2% nel periodo gennaio-marzo, il dato di oggi porta la Gran Bretagna ufficialmente in recessione.
Unico segnale positivo la ripresa in giugno, quando il Pil è cresciuto dell’8,7% rispetto a maggio grazie all’allentamento delle misure restrittive. Secondo la Banca d’Inghilterra però l’economia tornerà ai livelli pre-Covid solo verso la fine dell’anno. «I dati di oggi confermano che sono tempi difficili», ha commentato il cancelliere dello Scacchiere Rishi Sunak. «Centinaia di migliaia di persone hanno già perso l’impiego, e purtroppo nei prossimi mesi molti altri lo perderanno. Dovremo fare delle scelte difficili ma ce la faremo e vi posso assicurare che non lasceremo nessuno senza speranza o senza opportunità».
Il numero di disoccupati sta salendo al ritmo più rapido dai tempi della crisi finanziaria e 730mila persone hanno perso il lavoro dall'inizio del lockdown. Secondo la Banca d’Inghilterra entro la fine dell’anno il tasso di disoccupazione salirà dall'attuale 3,9% al 7,5 per cento. Si prevede che a ottobre, quando finirà il programma di sostegno dell’occupazione del Tesoro, ci sarà un’impennata nel numero di senza lavoro.Il calo generalizzato del Pil, che ha toccato tutti i settori dell’economia, è il risultato di un lockdown che in Gran Bretagna è partito più tardi e si è protratto più a lungo che nel resto dell’Europa.
Il Regno Unito ha registrato il maggior numero di decessi per coronavirus in Europa e ora teme una ripresa delle infezioni da coronavirus e ha avviato una politica di lockdown localizzati. L’Ons ha dichiarato che la pandemia ha cancellato 17 anni di crescita economica in sei mesi, riportando il Pil ai livelli del 2003. Il settore edilizio è crollato del 35% nell'ultimo trimestre, mentre il cruciale settore dei servizi è calato del 19,9% e la produzione industriale del 16,9 per cento. La brusca frenata degli investimenti da parte delle imprese e degli acquisti da parte dei consumatori hanno aggravato la situazione. L’unico segnale positivo è stato l’aumento degli investimenti da parte dello Stato (+11,4%), grazie al programma di sostegno avviato da Sunak.
Nonostante i segnali di ripresa dell’economia in giugno e luglio, la previsione è di un 2020 da dimenticare per l’economia britannica. L’EY Item Club prevede una contrazione del Pil dell’11,5% quest’anno e una crescita del 6,5% nel 2021, una lenta ripresa in un contesto di debolezza, scarsa fiducia dei consumatori, cautela delle imprese e disoccupazione in aumento. «Riteniamo che l’economia non tornerà ai livelli del quarto trimestre 2019 fino al 2024», ha detto Howard Archer, chief economic advisor dell'EY Item Club. «Inoltre resta il rischio di una nuova ondata di coronavirus che porterebbe all’imposizione di un nuovo lockdown. È impossibile calcolare l’impatto negativo sull’occupazione e sulle imprese, nonostante il sostegno del Governo».
Senza contare la prospettiva di un aumento delle tariffe negli scambi con l’Unione Europea: i negoziati bilaterali non procedono bene e resta elevata la possibilità di una Brexit senza intesa. Di fronte a questo scenario, il cancelliere starebbe considerando la possibilità di rinviare la presentazione della Finanziaria d’autunno: per un programma di lungo termine, che avrebbe dovuto impostare la ripresa, l’incertezza è troppo alta.
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