Sale in zucca

Il Pnrr è tutto da rifare (o quasi)

In questa situazione densa di incognite, un fatto è certo: occorrerà rivedere subito il Pnrr. Nel frattempo, dovremo stringere la cinghia. Ancora una volta

di Giancarlo Mazzuca

(RafMaster - stock.adobe.com)

2' di lettura

Mai emettere sentenze definitive perché, dietro l'angolo, può esserci sempre l'imprevisto. Prendiamo il caso del PNRR che era stato varato molto faticosamente dopo svariati approfondimenti tra infinite ipotesi sul tappeto, bracci di ferro, ripensamenti e richieste di aiuto. C'è stata, insomma, una lunghissima gestazione del piano che tutti hanno considerato una vera pietra miliare per il rilancio del «made in Italy».

Progetto faraonico insufficiente

Già oggi, però, alla luce di quanto succedendo in Ucraina, quel progetto faraonico non appare più sufficiente per poter fronteggiare anche la nuova emergenza: come diceva il toscanissimo Gino Bartali, «l'è tutto da rifare», o quasi. Eppure, con il Recovery Plan che è alla base del Pnrr, l'Europa ci aveva accordato qualcosa come 191,5 miliardi di euro a cui si debbono aggiungere i finanziamenti del fondo varato dal governo. Non c'è che dire: si è trattato certamente di una grandissima iniezione di liquidità che avrebbe potuto ridare vita a qualsiasi economia in stato comatoso, un “intervento epocale” come venne subito definito.

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Il «peso» della guerra

E, per ottenere tutti quei soldi, l'Italia sudò le proverbiali sette camicie perché dovette impegnarsi in un lungo braccio di ferro soprattutto con i cosiddetti “Paesi frugali” dell'Unione Europea: questa volta – fu la risposta immediata di Roma dopo il disco verde di Bruxelles – saremmo stati frugali anche noi. Ma nessuno aveva allora fatto i conti che, dopo il Covid-19, ci sarebbe stato anche il Putin-22 con l'attacco russo all' Ucraina e con l'esplosione dei prezzi che ha così rimesso in ginocchio un'economia appena ripartita dopo i disastri pandemici.

Futuro incerto

Sì, avevamo elaborato svariati piani per ridare ossigeno all'Italia SpA ma, con la variante-guerra, tutto è tornato incerto e molti progetti appena decollati dovranno ora essere rivisti. Lo scenario è dunque cambiato del tutto e, quello che andava bene solo pochi mesi fa, oggi è già superato dagli ultimi fatti. Come potremo fronteggiare le nuove emergenze? Basti pensare che le tariffe di gas, luce e petrolio sono impazzite e che i prezzi dei prodotti alimentari hanno subito rincari attorno al 20%. Il futuro di tantissime imprese e di milioni di famiglie si è così rifatto incerto ed occorre intervenire subito per evitare il peggio.

Il lockdown energetico

Se alcuni Paesi del Vecchio Continente, di fronte ai tanti sos, sono stati costretti a riaccendere le centrali a carbone alla faccia della transizione ecologica, la situazione italiana è ancora più grave perché le nostre importazioni di gas dipendono per quasi il 50% dalla Russia e adesso incombe la spada di Damocle – o, meglio, la spada di Putin - sul pagamento in rubli delle nostre importazioni da Mosca. Non bastava, insomma, il lockdown pandemico: ora ci si mette di mezzo anche il lockdown energetico. E, in questa situazione densa di incognite, un fatto è certo: occorrerà rivedere subito il Pnrr. Nel frattempo, dovremo stringere la cinghia. Ancora una volta.

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