Il precedente, quando Berlusconi appoggiò il governo Monti
di Nicoletta Cottone
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In sette anni non cambiano i contendenti, ma si invertono le parti. Nel 2011 fu Berlusconi a lasciare Salvini all’opposizione e ad appoggiare il governo tecnico Monti, mentre oggi, con l’ipotesi di governo M5S-Lega, è il cavaliere a dover fare un passo di lato per fare strada al nuovo esecutivo. Perché oggi è la Lega ad andare a nozze con il M5s, con Berlusconi che fa un passo di lato. Un salto nel 2011: lo spread quell’anno era a 173 punti all’inizio di gennaio, per arrivare a dicembre, con una lunga cavalcata, a quota 528, 355 punti in più rispetto all’inizio dell’anno. È l’anno delle prime bocciature da parte delle agenzie di rating, che anticipano la deflagrazione della crisi del debito e l'impennata del differenziale Btp-Bund.
La nomina il 9 novembre a senatore a vita del professore della Bocconi, viene interpretato come un segnale ai mercati finanziari internazionali. Il 12 novembre il cavaliere sale al Quirinale e rassegna le dimissioni. Il Berlusconi IV è durato 1.287 giorni (3 anni, 6 mesi e 8 giorni), ma perduta la maggioranza alla Camera sul voto sul rendiconto generale dello Stato l'8 novembre 2011, il governo 4 giorni dopo rassegna le dimissioni. Monti riceve l’incarico per un governo tecnico dall’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Il Pdl, fino a qualche giorno prima al governo nel Berlusconi IV con la Lega, sostenne il governo tecnico, pur affermando che l’esecutivo tecnico del professore era una «sospensione della democrazia» e che sarebbe rimasto in vita solo fino a quando il Pdl lo avesse sostenuto.
All’epoca Monti chiese in Parlamento una «fiducia non cieca ma vigilante». E Berlusconi staccò la spina al governo nel dicembre 2012 e si presentò alle elezioni di febbraio 2013 di nuovo a braccetto con la Lega. Il 6 dicembre il Pdl lasciò la maggioranza e si astenne sul voto al Senato del decreto Sviluppo e alla Camera del decreto legge sulle spese di regioni ed enti locali. Monti rimetterà il mandato al Capo dello Stato dopo l'approvazione della legge di stabilità.
Stessa storia oggi. Il cavaliere dopo 66 giorni di trattative sblocca l’impasse e fa un passo a lato, come chiesto dal M5S, con Di Maio che pronuncia parole di non belligeranza nei confronti del cavaliere. Nessun «veto su Berlusconi; è una volontà di dialogare con la Lega. Punto». Comunicati di Fi e Lega ricordano che l’unità del centrodestra è tenuta salda «per lealtà e coerenza». Perchè il cavaliere - che è un politico da tante stagioni, ma è anche un imprenditore che conosce i margini delle trattative - ha scelto di essere più pragmatico, di fronte all'incognita di un voto e al rischio di una situazione fotocopia post urne .
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