Coronavirus, nuovo Dpcm lunedì con alt a spostamenti tra regioni e stretta sui negozi. In corso vertice governo-Regioni
Cominciata la riunione tra i ministri Boccia e Speranza e i rappresentanti di Regioni, province e Comuni. Nel pomeriggio è previsto un nuovo vertice tra il premier Conte ed i capi delegazione e, sempre nel pomeriggio, il presidente del Consiglio vedrà i capigruppo di maggioranza. Lunedì 2 novembre alle 12 il premier terrà alla Camera comunicazioni sulla emergenza Covid, poi alle 17 sarà la volta del Senato.
di Celestina Dominelli e Andrea Gagliardi
4' di lettura
Il governo si prepara a un’accelerazione per provare a invertire la curva dei contagi da Covid-19. La nuova stretta su scala nazionale dovrebbe essere messa in cantiere lunedì sera dopo che il premier Giuseppe Conte riferirà in Parlamento nel corso della giornata (l’appuntamento è fissato per le 12 a Montecitorio e alle 17 a Palazzo Madama) sulle misure contro la pandemia (comunicazioni con voto a seguire). Per scongiurare l’extrema ratio del lockdown nazionale, che resta per ora sullo sfondo, si lavora, tra l’altro, a nuove limitazioni ai negozi e a un freno agli spostamenti tra regioni. Con lockdown locali di due o tre settimane nelle zone dove l'indice Rt è più alto. Occhi puntati sulle aree metropolitane di Milano, Napoli, Genova, Torino, su porzioni del Veneto e su alcune regioni meridionali, a cominciare dalla Campania.
Domenica di riunioni in vista del Dpcm di lunedì
Sarà, dunque, una domenica di lavoro per l’esecutivo. In mattinata è iniziata, in videconferenza, la riunione dei ministri Roberto Speranza (Salute) e Francesco Boccia (Affari regionali) con i rappresentanti di Regioni, Comuni (Anci) e Province (Upi), per incrociare l’ultima mappa delle zone critiche, fotografata dal Comitato tecnico-scientifico, con le misure già attuate e le possibili nuove iniziative di ulteriore chiusura a livello locale. Poi, nel pomeriggio, sarà la volta di capidelegazione e capigruppo. Passaggi considerati necessari da Conte che vuole provare a incassare la massima condivisione sulle nuove restrizioni.
Le Regioni: limitare spostamenti over 70. Toti: no lockdown generali
Si prova, quindi, a stringere il cerchio. Il governo vuole introdurre ulteriori restrizioni, ma tra le Regioni non mancano i distinguo. Tanto che, durante il confronto con Boccia e Speranza, alcuni governatori, in particolare quelli di Lombardia, Piemonte e Liguria, avrebbero prospettato la possibilità di limitare gli spostamenti solo per le categorie più fragili, a partire dagli over 70. L’ipotesi di un lockdown generalizzato non piace infatti a tutti. Tra i più critici c’è il governatore della Liguria, Giovanni Toti. «Il Paese non può permettersi un nuovo lockdown», ha scritto l’esponente del centro-destra in una nota per poi proporre la sua ricetta. «Proteggendo i nostri anziani di più e davvero, la pressione sugli ospedali e il numero dei decessi diventerebbero infinitamente minori. Sarebbe folle richiudere in casa tanti italiani per cui il Covid normalmente ha esiti lievi, bloccare la produzione del Paese, fermare la scuola e il futuro dei nostri giovani e non considerare alcun intervento su coloro che rischiano davvero. Speriamo ci sia saggezza stavolta e non demagogia».
Il tentativo di coinvolgere le opposizioni
Si procede, quindi, avendo sotto mano il continuo aggiornamento dei numeri. Per questo motivo, il ministro Speranza ha chiesto al Cts di fornire al governo indicazioni specifiche su quei territori che al momento presentano maggiori criticità e necessitano di ulteriori prescrizioni rispetto al quadro normativo attuale. Il premier è poi intenzionato a coinvolgere le opposizioni: così sabato, alla festa del Foglio, ha lanciato l’idea di un tavolo permanente e ha contattato i leader del centro-destra invitandoli a indicare un rappresentante delle rispettive forze politiche in modo da instaurare subito un confronto continuo con il governo. Ma l’ipotesi è stata rispedita al mittente da Salvini, Meloni e Berlusconi, che in una nota congiunta hanno così replicato : «Oggi più che mai l'unica sede nella quale discutere è il Parlamento. Non siamo disponibili, invece, a partecipare a operazioni di Palazzo che sembrano dettate più che da una reale volontà di collaborazione dal tentativo di voler coinvolgere l'opposizione in responsabilità gravi che derivano dall'immobilismo e dalle scelte sbagliate effettuate dal governo». Il passaggio di lunedì in Parlamento, prima del dpcm, apre comunque una fase diversa nella “gestazione” dei provvedimenti, con il coinvolgimento del Parlamento, e quindi anche del centrodestra, prima del varo.
Il nodo della scuola
I nodi da sciogliere sono comunque ancora molti, a cominciare dal tema della scuola, uno dei punti più delicati e su cui il premier Conte sembra aver del tutto abbandonato la linea della ministra Lucia Azzolina come ha spiegato sabato, intervenendo alla festa del Foglio: «La didattica in presenza è ormai a rischio in alcune aree del Paese». Tradotto: si andrà, anche su questo fronte, verso una ulteriore stretta che sarà stabilita dai governatori come peraltro hanno già fatto diverse regioni, dalla Lombardia alla Puglia, con l’obiettivo di limitare gli spostamenti e l’intasamento dei trasporti pubblici.
Boccia: si chiude dove serve, Rt non uguale ovunque
Tra domenica e lunedì, dunque, dovrà essere definito il quadro dei nuovi interventi, la cui linea è stata anticipata nel pomeriggio di sabato dal ministro Boccia. «Se c'è la necessità di una, due, tre settimane di stop in alcuni territori, perché l'Rt non è uguale dappertutto, questa cosa evidentemente in questo momento va spiegata bene e va rafforzata anche attraverso gli strumenti tecnologici di cui ci siamo dotati», ha spiegato il ministro per poi precisare come «in questo momento le aree interne non sono nella condizione delle aree metropolitane, dove c'è una maggior difficoltà legata alla densità di popolazione».
Il premier: numeri molto preoccupanti in tutta Europa
Insomma, anche l’Italia si avvia verso ulteriori chiusure e l’esecutivo si appresta a varare altre misure. I numeri, come ha ricordato sabato Conte alla festa del Foglio, «sono molto preoccupanti in tutta Europa. Noi - ha spiegato il premier rispondendo alle domande del direttore Claudio Cerasa - non abbiamo mai dismesso l’attenzione e gli investimenti. Abbiamo continuato a investire sulla sanità e sulla scuola anche in estate, il governo non è mai andato in vacanza, non l’ha fatto la protezione civile, non l’ha fatto Arcuri. Eravamo consapevoli che con l’autunno poteva tornare una nuova ondata. Sulla portata non c’è un manuale, una palla di vetro». Nessun paese, ha ammesso Conte, «è pronto alla pandemia. Stiamo facendo tutto il possibile, siamo impegnati notte e giorno e posso contare sull’aiuto di tutti». Certo, ha chiarito il premier, «c’è rabbia, c’è frustrazione, ma ci sono anche aspetti positivi. La stragrande maggioranza dei cittadini sta dimostrando grande senso di responsabilità».
Conti: per effetti vaccino dobbiamo aspettare la primavera
Il presidente del Consiglio è poi tornato sulla tempistica del vaccino anche per chiarire le sue dichiarazioni dei giorni scorsi quando aveva parlato della disponibilità del vaccino già a dicembre: «Noi confidiamo di averlo a dicembre, ma dobbiamo comprendere che arriveranno qualche migliaio di dosi e dovremmo fare un piano a livello europeo per intervenire sulle fasce più fragili della popolazione e via via per le altre categorie. Ma per vedere gli effetti del vaccino dobbiamo aspettare la prossima primavera quando prevedibilmente arriveranno per tutti».
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