LA CORSA DEI CONTAGI CORONAVIRUS

Il presidente della Federazione degli Ordine dei medici Anelli: «Chiusura totale per un mese altrimenti il sistema sanitario non regge»

Se non blocchiamo subito il trend dei mille letti occupati al giorno, è il messaggio, «per l'Immacolata i numeri diventeranno tragici: nei prossimi 30 giorni avremo 30mila nuovi posti letto occupati per i pazienti Covid, supereremo i 5mila posti in rianimazione e avremo circa 10mila morti possibili. Bisogna fermare questa corsa»

di Barbara Gobbi

Mascherine per la protezione, tipologie e uso

3' di lettura

I DATI DEL CONTAGIO
Loading...

La deregulation estiva, il fai-da-te e l'eterogeneità dei modelli regionali, una sanità partita col fiato corto già a inizio epidemia Coronavirus sia negli ospedali sia sul territorio. Per questo mix di fattori negativi «siamo arrivati a una seconda ondata inevitabile, prevedibile e da noi preannunciata, che ci sta travolgendo come uno tsunami. In tutte le grandi pandemie abbiamo due fasi e la seconda è peggiore della prima. L'unica ricetta possibile a questo punto è la chiusura totale per un mese». Il presidente della Federazione degli Ordine dei medici Filippo Anelli non si stanca di ripeterlo: «Fino a oggi il governo ha cercato di tenere insieme economia e salute e questo è comprensibile, ma non è più tempo di misure graduali, serve un reset totale altrimenti il sistema sanitario non regge».

Eppure il Governo al momento sembra confermare la linea della progressività…

Il ministro della Salute Speranza, con cui siamo costantemente in contatto e che ho sentito anche ieri, condivide le preoccupazioni dei medici e conferma la linea della massima prudenza, che del resto ha sempre sostenuto. Ovvio che le decisioni non dipendono solo da lui. Quel che è certo però è che la progressività ha illuso prima di tutto la popolazione: in troppi sono convinti di poter derogare all'emergenza.

Loading...

In che senso?

Basta guardare i lungomare e le piazze italiane affollate di questi giorni: il messaggio del Governo non è stato colto, le persone lo hanno preso “sottogamba”. Ma tutto il sistema del contact tracing con questi numeri è sostanzialmente inefficace, l'unico modo per evitare che l'epidemia si diffonda in maniera drammatica è che i cittadini restino a casa e non si incontrino. Perché è così che si diffonde il virus. Servono misure più drastiche per sgravare gli ospedali dal sovraccarico.

Pronto soccorso e reparti sono già in parte allo stremo…

Se non blocchiamo subito il trend dei mille letti occupati al giorno, per l'Immacolata i numeri diventeranno tragici: nei prossimi 30 giorni avremo 30mila nuovi posti letto occupati per i pazienti Covid, supereremo i 5mila posti in rianimazione e avremo circa 10mila morti possibili. Bisogna fermare questa corsa. Senza contare che ogni posto oggi assegnato a un paziente “Covid” viene sottratto a un malato di altre patologie. A fine anno poi arriverà l'influenza con cui sempre si saturano i posti letto di Medicina… il Ssn con queste dinamiche andrebbe in tilt. È uno spettro da scongiurare in tutte le maniere.

Quali le tempistiche?

L'influenza inizia a fine dicembre nel Nord Italia e dopo qualche settimana scende al Sud colpendo buona parte dei soggetti deboli, di cui un'ampia fetta richiede il ricovero. A fine anno i posti letto che normalmente si esauriscono con l'arrivo dell'influenza stagionale, si sommerebbero a quelli del Covid e il Ssn andrebbe in tilt. Se blocchiamo la diffusione dell'influenza con una vaccinazione a tappeto e riusciamo subito con il lockdown a reindirizzare la curva Covid verso la discesa, possiamo pensare di riuscire a governare il picco nei primi giorni di dicembre.

I posti letto per le terapie intensive sono raddoppiati rispetto a marzo ma resta il tema del personale…

Vero: i letti sono arrivati a oltre 11mila ma il numero degli anestesisti non è stato certo raddoppiato e con l'attuale dotazione organica non ce la si fa. Né si può utilizzare in quei reparti personale non specializzato. Intanto bisogna arruolare ancor di più gli specializzandi degli ultimi due anni, con concorsi a tempo indeterminato visto che gli organici sono sforniti. Poi si possono recuperare i 23mila medici abilitati alla professione che hanno partecipato all'ultimo concorso per la specializzazione: potrebbero essere utilissimi in molti ruoli di supporto ma anche loro devono avere certezze. Dovremmo consentirgli di completare il percorso post laurea e così risolveremmo anche il grave problema della carenza di specialisti da qui al 2025. Servono però norme ad hoc che consentano loro di contribuire a dare un sostegno.

Anche sul territorio?

Senz'altro: basti pensare ai dipartimenti di prevenzione che non ce la fanno più davanti al carico straordinario di attività. Inevitabilmente, paghiamo il prezzo del mancato investimento negli ospedali così come sul territorio, dove il sistema è fermo a 50-60 anni fa e quindi è vecchio e inadeguato. A prescindere dal Covid, non è pensabile far fronte a un'assistenza sul territorio con modello così obsoleto.

Con una rete di cure sul territorio più forte l'Italia avrebbe potuto evitare il secondo lockdown che chiedete?

Forse avremmo numeri più accettabili, così come è successo in Germania. Mentre da noi le stesse Usca (Unità speciali di continuità assistenziale, ndr), che ci siamo inventati per dare una risposta articolata al Covid, sono state attivate in ritardo, bloccate e ostacolate dalla burocrazia e dai percorsi sanitari troppo disomogenei tra le Regioni, che a mio avviso non sono più accettabili e concorrono ai ritardi nel contrasto dell'emergenza.


Riproduzione riservata ©

loading...

Loading...

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti