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Il Prosecco lancia l’allarme: con questi costi chiudiamo

I produttori devono gran parte del loro successo all’ottimo rapporto qualità/prezzo ma con i rincari di vetro, alluminio e tappi devono alzare i prezzi e molti sono a rischio fallimento

di Giorgio dell'Orefice

(Adobe Stock)

3' di lettura

Il Prosecco alza i prezzi. La dimensione di una rivoluzione (o di una crisi) è data da quando cominciano a cadere i tabù. E il fatto che i produttori di Prosecco, che devono gran parte del loro straordinario e inarrestabile successo all’ottimo rapporto qualità/prezzo del loro spumante, sulla scorta dei rincari delle materie prime si stiano apprestando a notificare alla propria clientela un sensibile ritocco verso l'alto dei listini dà il senso della fase che stiamo vivendo.

«Il boom dei costi sta iniziando a pesare troppo, non possiamo continuare così – spiega Alessandro Botter titolare dell'etichetta omonima (che produce 170 milioni di bottiglie di vino, 30 milioni solo di Prosecco), confluita di recente in Mondo del vino –. Abbiamo deciso ieri insieme alcuni dei principali industriali del Prosecco di aumentare ad aprile e maggio i listini a tutti i nostri clienti. È la prima volta che accade: un ritocco dei prezzi a metà anno non è mai successo prima. E non ne possiamo fare a meno perché in queste condizioni rischiamo il default. Le vetrerie ci hanno applicato un rincaro dei prezzi delle bottiglie del 15% dall'1 aprile dopo un aumento di un altro 15% a gennaio. Quindi siamo a un più 30% in quattro mesi solo per i vetro».

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Un aspetto sul quale tra l'altro non ci sono margini di manovra. Gli spumanti, infatti, a differenza degli altri vini non possono optare per bottiglie più leggere e quindi meno costose perché le bollicine hanno bisogno di uno spessore del vetro significativo per mantenere la pressione.«Aumenti a doppia cifra – aggiunge Botter che è anche consigliere dell'Unione italiana vini – sono attesi per le gabbiette di ferro, le capsule, i tappi Stelvin (per produrli occorre l'alluminio in questo momento introvabile). Siamo costretti ad aumentare i prezzi immaginiamo almeno 10-12, forse 15 centesimi a bottiglia. Che al pubblico si tradurrà in un aumento del 5-6%. Sarà una bella battaglia con le insegne della grande distribuzione ma non abbiamo altra scelta. Richiamo di fallire».

Il Prosecco si sta facendo portavoce di un sentiment che riguarda in maniera trasversale tutto il mondo del vino e che è emerso ieri con forza dal tavolo commerciale internazionale dell'Unione italiana vini che ha riunito oltre 70 aziende del settore. «Le imprese del vetro – spiegano all'Unione italiana vini – stanno inviando lettere commerciali in cui non garantiscono più la certezza della fornitura annunciando modifiche unilaterali ai contratti in essere e in scadenza a fine anno, comunicando ulteriori aumenti nell'ordine del 15% in aggiunta al +15% di fine 2021. Lo stesso vale per le forniture di carta, cartoni, gabbiette di alluminio per gli spumanti. Un ulteriore costo aggiuntivo, con il forte rischio di shortage (ovvero carenza ndr), cui si sommano gli enormi aumenti delle tariffe energetiche che il settore non può più assorbire. È inevitabile – secondo Uiv – che le aziende del vino ricorrano ad aumenti dei listini che però rischiano di catapultare fuori mercato il vino italiano nel mondo, in particolare nel segmento “popular”. Resta fondamentale riuscire a fare squadra con il mondo della distribuzione per cercare di ridurre per quanto possibile il peso sul consumatore finale e allo stesso tempo evitare che tutto il peso della contingenza ricada sulle spalle delle imprese del vino».


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