Il quinto elemento: compie cent'anni la fragranza più venduta al mondo
Si dice che ogni 55 secondi una donna ne acquisti una boccetta. Chanel celebra il suo iconico N°5 con una collezione di alta gioielleria
di Vivienne Becker
4' di lettura
Pochi profumi e oggetti hanno la carica simbolica di Chanel N°5 www.chanel.com . Nato come l'essenza dello spirito di Gabrielle Chanel, è diventato un'icona culturale: è stato il profumo di Marilyn Monroe, evocando potere e seduzione; la sua inconfondibile boccetta di vetro è stata immortalata da Andy Warhol; resta ancora oggi il bestseller della casa di moda.
Nel 2021, N°5 compie cent'anni e, per celebrare questo traguardo, la maison ha creato una collezione di alta gioielleria che ad esso si ispira. Tra le due passioni di Chanel, c'è un'interessante sinergia: entrambi sono intimi e personali, si indossano a diretto contatto con la pelle, uniscono piacere e attrazione. Patrice Leguéreau, direttore di Chanel Fine Jewelry Creation Studio, sognava di creare una collezione a tema N°5 da quando ha cominciato a lavorare per la maison, nel 2009. «Sapevo che il 2021 sarebbe stato un'occasione unica per celebrare questo profumo. Con ogni nuova collezione di alta gioielleria voglio far conoscere il mondo Chanel, e la storia di N°5 è ricca di fascino».
Le origini sono avvolte nel mistero. Secondo la biografia scritta da Lisa Chaney, Coco Chanel: An Intimate Life, Chanel, in collaborazione con la sua amica Misia Sert, creò la boccetta di un'essenza che era in parte un cosmetico, in parte una fragranza, basata, a quanto pare, su una formula creata per Caterina de' Medici. Un'incursione nel mondo delle fragranze che avrebbe convinto Chanel a creare un signature scent, a quel tempo, regno esclusivo dei parfumeur.
Chanel fu, quindi, presentata a Ernest Beaux, il profumiere di origini russe che, nel 1920, creò N°5.
Per la sua prima fragranza, rifiutò di accontentarsi del tradizionale sentore monofloreale. Disse a Beaux che voleva «un profumo artificiale, costruito come un abito.
Sono una sarta. Non voglio le rose o i lillà che si trovano nella vallata, voglio una fragranza composita». Qualcosa che catturasse la complessità stratificata della donna moderna. Beaux si presentò con bouquet di diversi ingredienti floreali, a ognuno dei quali corrispondeva un numero. Si dice avesse avvisato Chanel del prezzo molto alto delle sue materie prime rare e preziose, soprattutto il gelsomino. Coco gli rispose di aggiungerne altre - voleva creare il profumo più costoso del mondo, rivoluzionare il settore delle fragranze, come aveva fatto con quello della moda e dei gioielli. Produrre un profumo che fosse l'accessorio perfetto per i suoi abiti ed esprimesse la sua visione del lusso contemporaneo. Tra le varie proposte, spiccava il numero cinque, composto da 80 ingredienti che includevano vetiver, gelsomino, sandalo e neroli.
Chanel era superstiziosa: 5 era il suo numero portafortuna, il simbolo alchemico dell'universo, così presentò la sua collezione il 5 maggio (il quinto mese dell'anno). Lo chiamò, semplicemente, N°5: il simbolo dell'eleganza e dell'understatement che prediligeva, l'opposto delle tradizionali fragranze dai nomi esotici. E, sia stato solo un colpo di fortuna oppure di genio, Chanel aveva trovato la formula vincente: N°5 è ancora oggi uno dei profumi più venduti al mondo. Ha aperto la strada alla divisione profumi e beauty che oggi rappresenta una parte importantissima del fatturato annuo di 12,27 miliardi di dollari della maison (dati 2019).
Quando ha iniziato il suo progetto, nell'estate del 2018, Leguéreau si è preso del tempo per assimilare la storia, andare a Grasse con Olivier Polge, profumiere di Chanel dal 2015, e riflettere sui possibili modi per tradurre una fragranza in gioielli. «Mi sono sentito libero di esplorare. All'inizio non ho pensato ai gioielli, solo alle sensazioni. Più entravo nel mistero di N°5, più trovavo ispirazione, cercando di interpretare che cosa evoca in me questa fragranza. È una creatura senza tempo. Io volevo proiettarla nel prossimo secolo».
Leguéreau c'è riuscito in cinque diversi “capitoli”, in cui ogni parure di gioielli rappresenta un elemento della storia di N°5. La silhouette architettonica della bottiglia - in netto contrasto con i flaconi figurativi di allora - è un simbolo ricorrente. Il profilo grafico del tappo, che rievoca quello ottagonale di Place Vendôme, è riproposto in diamanti, pietre preziose colorate e cristallo di rocca. È anche il punto focale del collier 55.55, il pezzo clou della collezione, incentrato su un diamante eccezionale, qualità Dflawless e tipo IIa (chimicamente il più puro, dalla straordinaria limpidezza), che ha il peso simbolico di 55,55 carati esatti. Non è in vendita e sarà conservato nell'archivio Chanel. Il choker Eternal N°5, invece, è composto da un filo di diamanti che si snoda intorno al collo fino ad arrivare al numero simbolo, che è anche una spilla staccabile. Ci sono poi i fiori, gli ingredienti della formula segreta: gelsomino, rosa di maggio e ylang ylang. È qui che Leguéreau ha trovato una corrispondenza con i temi cosmici della collezione di diamanti del 1932, che fu creata durante la Grande Depressione e segnò un dietrofront rispetto al rivoluzionario sostegno che Chanel aveva sempre dato alla bigiotteria.
Il gelsomino è rappresentato da una stella a cinque punte, la rosa di maggio dalla luna, il ylang ylang dal sole. Infine, il gruppo più astratto e stilizzato di gioielli rievoca il sillage - il soffio profumato che una donna lascia nella sua scia – di cui è protagonista il Diamond Sillage, simile a una costellazione. «Il colore è un aspetto molto importante», spiega Leguéreau. I diamanti bianchi rendono omaggio alla collezione del 1932, mentre una palette di pietre dai riflessi dorati - zaffiri e diamanti gialli, gemme con sfumature aranciate - rappresenta il profumo ambrato. Il collier Golden Burst, con il suo gusto barocco, cattura la tonalità con 350 carati di topazi imperiali. Pietre preziose come spinelli rossi e rubini alludono a un altro motivo ricorrente come la speciale Red Edition N°5 e il packaging del make-up della maison.
Forse, più di ogni altra cosa, Leguéreau desidera trasmettere la libertà che Chanel considerava il lusso più grande e il massimo segno di modernità. «Gabrielle Chanel era una visionaria e noi abbiamo l'occasione di interpretare quello che lei immaginò. Sapeva che il suo stile incarnava il futuro. Noi proseguiamo quello che lei ha cominciato».
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