Sotto lo scacco del Covid il Giro d’Italia si riscatta (con una impresa di Peter Sagan)
Doveva essere il Giro della “rinascita” ma per ora prevale l’incertezza, sperando che né un meteo inclemente né la minaccia della pandemia facciano saltare il banco prima del tempo
di Dario Ceccarelli
4' di lettura
Non sai più come prenderlo, questo Giro d’Italia. Da una parte è fragile e precario, tenuto sotto scacco dai nuovi casi di positività (alla fine 15 ritiri in una volta sola!) ma allo stesso tempo capace di scodellarti una tappa di rara bellezza vinta da un marziano, Peter Sagan, che dopo una fuga di circa 120 chilometri taglia in solitaria il traguardo di Tortoreto ancora bagnato da una pioggia rognosa che infierisce per buona parte del percorso.
Non si sa da dove cominciare, si diceva. Non si sa perchè l’impresa del tre volte campione del mondo, a secco dalla quinta tappa del Tour 2019, è stupenda per classe e caparbietà. Così come restano scolpiti altri episodi di una corsa densa di emozioni (il terzo posto della maglia rosa, Joao Almeida; la formidabile rimonta tra i big di Domenica Pozzovivo, 37 anni, rimasto indietro per un problema meccanico), episodi che distraggono dalla costante preoccupazione di un Giro appeso a un filo. Quello della Pandemia, che poi cresce dovunque (in questo senso il Giro d’Italia è di nuovo perfetta fotografia del Paese) e quello di un meteo che non promette nulla di buono per le montagne dell’ultima settimana.
La decima tappa segnata dal covid
E’ un Giro così, che come i salmoni risale contro corrente tra forze ostili e contrarie che non concedono tregua neppure nel giorno del riposo (lunedi 12 ottobre) destinato ai controlli anticovid. Martedì mattina, prima della decima tappa (Lanciano-Tortoreto), arrivano i risultati dei 571 test. Risultati che non sono buoni. Due corridori - l’olandese Kruijswiik della Jumbo Visma e l’australiano Matthews del Team Sunweb - risultano positivi. Ma oltre ai due corridori (subito ritirati) anche sei membri dello staff (quattro della Mitchelton Scott, uno del Team Ag2r e uno della Ineos) vengono trovati positivi e affidati ai medici delle rispettive squadre che ne dispongono l’isolamento.
“Lasciamo il giro per senso di responsabilità sociale”, hanno subito comunicato i dirigenti della Mitchelton seguiti da quelli della Jumbo Visma, la formazione olandese di Kruijswijk che occupava l’undicesima posizione della classifica generale a un minuto e 24” dalla maglia rosa Almeida. Il ritiro di tutta la Jumbo lascia però sorpresa la carovana. Per un corridore contagiato, vanno via tutti. Spiegazione dei maligni: Senza l’uomo di punta, Kruijswijk, cosa vanno avanti a fare? Vero, ma anche ritirarsi tutti, a metà corsa, non è né sportivo né elegante. Un brutto colpo per il Giro che, sempre per il covid, aveva già perso il britannico Simon Yates. Un colpo che, naturalmente, mette in dubbio la credibilità della corsa, privata, e depotenziata, di protagonisti che avrebbero potuto ambire al podio e, comunque, con la loro presenza condizionarne l’andamento.
Un clima pesante
Il direttore della corsa, Mauro Vegni, sconfortato ma ancora combattivo e deciso a non mollare, riassume così la situazione: “Noi facciamo il massimo. Tutte le squadre coinvolte sono state di nuovo controllate prima della partenza. Il nostro sforzo è quello di tenere sotto controllo la situazione e chiusa la nostra bolla. Nel prossimo giorno di riposo sottoporremo tutti a nuovi tamponi. Più di così non possiamo fare…” .
Brutta aria, insomma. Da cui neppure la bolla riesce a proteggere. Per questo, in una giornata così avversa, colpisce che sia scaturita una tappa tanto intensa ed emozionante. A partire dal numero di Peter Sagan che, dopo tanti secondi posti, centra la sua 114esima vittoria in carriera. Dodici quelle al Tour , quattro quelle alla Vuelta. “Finalmente sono tornato al successo” spiega Sagan. “Ma sono contento perchè sono tornato alla mia maniera, facendo spettacolo, divertendo i miei tifosi. Ho conquistato tanti secondi e terzi posti, ma vincere è un’altra cosa. Mi succede sempre così: quando non mi intestardisco troppo, la vittoria arriva da sola”. Se lo dice Sagan gli crediamo. Probabilmente voleva dire che desiderare troppo vincere rischia di mandarti mentalmente fuori giri. Giusto. E non succede solo nel ciclismo.
Ma non c’è stato solo Sagan
Dicevamo di Domenico Pozzovivo, corridore sempre più bionico. Non solo fora in discesa quando mancano circa 20 chilometri e rientra come se fosse andato al bar. Ma ripresi i big prova anche ad attaccare. A 37 anni lascia indietro i ventenni. Adesso Pozzovivo è quarto, davanti a Nibali, a circa un minuto dalla maglia rosa. Che dire? Un altro fenomeno. Anche la maglia rosa, Joao Almeida, 22 anni di leggerezza, batte un colpo nel finale tentando di anticipare gli altri favoriti. Arriva terzo e conquista l’abbuono. Almeida sembrava arrivato per caso alla maglia rosa, invece è già passata una settimana. In un giro senza padroni, il portoghese entra di diritto tra i favoriti. E sarà meglio che Vincenzo Nibali non lo trascuri come invece fece nel 2019 con Carapaz.
Ultima, ma non ultima: uno dei maggiori rivali di Nibali, il danese Fuglsang, a 10 km dall’arrivo, per una foratura, perde più di un minuto. Pura sfortuna che favorisce Vincenzo. Non si faccia troppe illusioni, però. Il danese è un osso duro, e questo Giro non si sa dove va a parare.
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