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Spesa e inflazione, allo zucchero il record degli aumenti: +42,3% in un anno

Il rincaro dello zucchero nei supermercati non impatta molto sulle famiglie (9 kg l’acquisto medio annuo), ma aiuta i produttori che ritenevano le quotazioni troppo basse

di Manuela Soressi

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3' di lettura

Lo zucchero è il prodotto che ha subìto il maggior aumento di prezzo nella Gdo: +42,3% nell’anno finito ad agosto 2023, stima NielsenIQ. Un rincaro che impatta poco sullo scontrino della spesa, dato che l’acquisto medio per famiglia è solo di 9 kg annui, ma che soddisfa i produttori, perché migliora quotazioni considerate troppo basse: in Europa il prezzo all’ingrosso è di 900 euro a tonnellata, negli Usa è di 1.600 dollari.

«Per sostenere la filiera bieticola europea, che è da anni in sofferenza, e metterla al riparo dalle speculazioni e dalla concorrenza globale low cost servirebbe un sistema di protezione comunitario sul modello di quello applicato dagli Stati Uniti», commenta Claudio Gallerani, presidente di Coprob-Italia Zuccheri, il solo produttore di zucchero rimasto in Italia, che soddisfa il 13% del fabbisogno nazionale.

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Coprob unico produttore italiano di zucchero

Dopo decenni di espansione, infatti, la riforma del settore avviata dalla Ue nel 2006 ha azzerato questo comparto. E così, da più piccolo dei tanti competitor nazionali del settore, Coprob si è trovata a rimanerne l’unico. E ha dovuto cambiare pelle, trasformandosi da produttore agricolo a impresa industriale (e per questo l’anno scorso è partito un progetto di formazione manageriale per i soci). Oggi ha una produzione media annua di 200mila tonnellate, due stabilimenti, il consumer brand Italia Zuccheri che è secondo solo a Eridania (marchio storico passato nel 2016 ai francesi di Cristal Union) e fattura 187 milioni di fatturato (269 milioni con la Italia Zuccheri Commerciale).

«Nonostante gli anni difficili abbiamo sempre tenuto duro perché non siamo un’azienda padronale ma una cooperativa, con 4mila bieticoltori distribuiti in sette regioni (cui si aggiungono 2.500 conferenti esterni, ndr), a cui garantiamo un’equa e sostenibile remunerazione e un impegno costante per innovare e sostenere la filiera e dare valore allo zucchero made in Italy», sottolinea Gallerani. Lo attesta il lancio di Nostrano, il primo zucchero grezzo di barbabietola italiana, la risposta brevettata made in Italy a quello di canna. Lo conferma l’avvio della filiera biologica, oggi estesa a 1.500 dei 25mila ettari totali, e di quella a lotta integrata certificata Sqnf (Sistema di qualità nazionale di produzione integrata). Attualmente coinvolgono il 75% della produzione ma arriveranno al 100% entro il 2025.

Produzione di zucchero specializzata e sostenibile

L’anno scorso, poi, è stata lanciata una gamma di zuccheri destinati ai professionisti della pasticceria e della gelateria; un nuovo segmento di mercato che si affianca alle forniture industriali, cui Coprob deve il 70% delle vendite. Un business in crescita giacché la sovranità alimentare fa aumentare domanda di zucchero di filiera 100% italiana.

L’altro grande cantiere aperto è quello della sostenibilità. La barbabietola da zucchero parte già bene di suo, perché “nutre” i terreni preparandoli alla rotazione colturale (con ottimi risultati sulla qualità dei cereali, ad esempio) e assorbe quantità importanti di anidride carbonica. Ma ora deve fare i conti con il cambiamento climatico, molto problematico per questa coltura che teme il caldo. I fronti d’intervento sono tanti: innovazione varietale con test continuativi con le aziende sementiere nordeuropee, precision farming (come il cobot a energia solare che sarchia e semina) e nuove pratiche agricole, come la semina differenziata, anticipata in autunno.

Anche il processo industriale è stato ripensato in un’ottica di circolarità. Così oggi della barbabietola non si butta via più nulla: l’acqua contenuta nelle radici viene recuperata e usata in stabilimento, il melasso è destinato alla produzione di lieviti e all’alimentazione dei bovini e delle api. Le calci sono usate come ammendante e fertilizzante biologico, mentre dalle polpe esauste si ottiene energia elettrica. Ed, entro il 2025, anche biometano.

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