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Il rifugio perduto dei titoli di Stato: non proteggono più dai cali di Borsa

L’azione delle Banche centrali ha ridotto l’efficacia dei portafogli bilanciati. Ora il rendimento del Bund a 10 anni dovrebbe scendere a -2% per compensare un -10% dei listini azionari

di Maximilian Cellino

2' di lettura

C'erano una volta i titoli di Stato che offrivano un rifugio sicuro ai risparmiatori, una valida protezione in caso di tempeste che coinvolgessero la Borsa e quindi da inserire in un portafoglio in primo luogo per bilanciare i rischi azionari. L'anomalia dei tassi zero (o addirittura negativi) dei bond, che gli esperti chiamano anche «repressione finanziaria», ha però spazzato via anche questa certezza.

Lo dimostra il fatto che per compensare un calo del 10% degli indici azionari (evento tutt'altro che raro) un titolo di Stato decennale Usa dovrebbe quasi azzerare il proprio rendimento, mentre al Bund tedesco sarebbe richiesto di scendere addirittura a quasi -2 per cento: impensabile probabilmente, anche in caso di profonda recessione.

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I capital gain potrebbero non essere sufficienti a compensare la repressione finanziaria che rende negativi i tassi dei Bond

Quando la rivalutazione del capitale non copre i tassi negativi
Ma non è tutto: chi compra adesso un'obbligazione con tasso negativo (in pratica paga il debitore per prestare denaro) lo fa puntando su un'ulteriore riduzione del rendimento, in modo da rivenderla in futuro a un prezzo più elevato e realizzare quindi un guadagno in conto capitale. «Il problema - spiega Ludovic Colin, capo del team Global Flexible Investment di Vontobel Asset Management - è che a certi livelli i capital gain potrebbero non essere sufficienti a compensare la repressione finanziaria che rende negativi i tassi dei Bond».

Difficile fare denaro con i bond nell’era della repressione finanziaria
Vontobel avverte per esempio che, anche se il tasso del titolo a due anni tedesco si riducesse nei prossimi 12 mesi di ulteriori 50 centesimi rispetto ai livelli attuali , il rendimento total return (che comprende cioè la rivalutazione del capitale e le cedole incassate) rimarrebbe negativo per lo 0,1 per cento. L'investitore europeo avrebbe quindi perso denaro in questo arco temporale, e la stessa scena si ripeterebbe con acquisti di titoli di Stato Usa, britannici o giapponesi in caso di copertura del rischio cambio. Tempi comunque difficili per chi cerca di fare denaro sui titoli di Stato: un mercato ormai condizionato dai paradossi creati dalle Banche centrali.

Riproduzione riservata ©
  • Maximilian CellinoRedattore

    Luogo: Milano

    Lingue parlate: italiano, inglese, tedesco

    Argomenti: Mercati finanziari, politiche monetarie, risparmio gestito, investimenti, fonti alternative di finanziamento, regolamento del sistema finanziario

    Premi: Premio State Street 2017 per il giornalista dell'anno - Categoria Innovazione

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