Il rilancio di Milano passa anche da quello della nuova Beic
di Antonio Padoa Schioppa
3' di lettura
La gestazione è stata davvero molto lunga. Ma ora il Governo ha approvato il progetto della Fondazione Beic e del Comune di Milano: verrà finalmente costruita quella grande Biblioteca multimediale del Duemila che all’Italia ancora manca. Una biblioteca innovativa sul modello, ulteriormente aggiornato, delle nuove grandi Biblioteche nate negli ultimi vent’anni in molti Paesi europei e non solo. Le caratteristiche comuni di questi modelli sono molteplici: un vasto settore di volumi a vista, con libero accesso ai classici e alle opere fondamentali del sapere umanistico e scientifico italiano, europeo e mondiale; un’importante componente digitale sia di nuova produzione che di collegamenti agevolati con le grandi reti e con i tesori digitali non accessibili privatamente se non per abbonamento; una serie di servizi al pubblico e di accessi multimediali alle opere musicali, alle grandi collezioni di pittura, ai film, alla stampa quotidiana e periodica; un’ampia sezione puntualmente aggiornata di accesso alle maggiori novità librarie italiane e straniere; lo spazio per iniziative di studio, di incentivazione e di comunicazione legate alla cultura, al libro e alla stampa nelle sue diverse componenti. Una struttura, dunque, che unisca le caratteristiche una public library moderna con quelle richieste da ricerche interdisciplinari cui le biblioteche universitarie rispondono in misura necessariamente parziale.
La nuova Biblioteca incorporerà il ricco e prezioso patrimonio bibliografico della Biblioteca civica Sormani e si doterà di decine di migliaia di opere della cultura europea e mondiale, specie quelle pubblicate negli scorsi decenni e oggi generalmente assenti dalle biblioteche pubbliche italiane le quali, anche quando presenti, sono disperse tra sedi lontane e difficilmente accessibili. La sezione digitale si avvarrà, sviluppandola ulteriormente, della Biblioteca digitale creata nel corso di un decennio dalla Fondazione Beic, ormai ricca di 100mila record distribuiti in venti collezioni che coprono tutti i maggiori rami del sapere, già oggi liberamente accessibili in rete (www.beic.it), ma certo necessitanti di ulteriore sviluppo e di costante aggiornamento, in sinergia coerente con la futura Biblioteca fisica. Il Progetto biblioteconomico originario della Beic è stato in questi mesi sviluppato per i necessari aggiornamenti da un qualificato gruppo di lavoro (presieduto da Giovanni Solimine) istituito dalla Fondazione Beic (oggi presieduta da Francesco Tronca) e dal Comune di Milano presente con il direttore della Sormani e dei servizi bibliotecari milanesi Stefano Parise.
L’edificio dovrà essere interamente riprogettato per adeguarlo alle recenti normative antisismiche, energetiche e impiantistiche. Anche per limitare per quanto possibile la spesa, esso sarà meno ampio rispetto a quello del Progetto a suo tempo bandito dal Comune di Milano, vinto dall’architetto Peter Wilson.
La sede è quella a ciò formalmente destinata sin dal 2001 dal Comune, al centro di un’area verde dello Scalo Porta Vittoria. Un suo spostamento, recentemente ventilato, che la confini ai margini di quest’area, costituirebbe una indubbia perdita di prestigio e di programmazione urbanistica per un monumento di rilevanza nazionale e internazionale, il primo di queste proporzioni progettato a Milano per la cultura dai tempi della Triennale degli Anni Trenta. Il sindaco Sala ha recentemente annunciato che la Biblioteca costituisce un obiettivo fondamentale del suo programma di qualificazione italiana ed europea di Milano, anche in vista delle Olimpiadi del 2026. Il ministro Franceschini, che la ha selezionata a livello nazionale ed europeo, ha definito la futura Biblioteca «un grande hub della cultura».
Ma le difficoltà non mancano, sarebbe strano che così non fosse. La cifra stanziata dal governo per la Beic è di soli 101 milioni di euro, adeguata per la costruzione dell’edificio, ma certamente non per la costituzione di un consistente nucleo del nuovo patrimonio librario e digitale di grandi opere italiane e straniere, né per le indispensabili, sofisticate apparecchiature e attività di approntamento catalografico e digitale. E questo richiede la presenza attiva, già in fase preparatoria, di un nucleo di bibliotecari anche e soprattutto giovani, senza i quali l’alta qualità del patrimonio librario e digitale e l’attivazione dei servizi innovativi della futura biblioteca saranno obiettivi irraggiungibili. Occorrerà pertanto disporre tempestivamente di altre risorse pubbliche e anche private, già da ora precisamente quantificabili. La via sembra comunque ormai aperta. Nella tradizione delle grandi Biblioteche storiche di Milano e dell’Italia, la nuova Biblioteca europea non potrà e non dovrà sfigurare.
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