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Il rischio crisi spaventa ma non frena l’imprenditoria italiana

Secondo uno studio di Ey, per il 65% delle aziende la situazione è momentanea e con effetti meno negativi rispetto al passato

di Raoul de Forcade

(Adobestock)

2' di lettura

Recessione economica e crisi d’impresa continuano ad essere un campanello d’allarme per quasi nove imprenditori su dieci (87%), tuttavia, due su tre (65%) ritengono che sarà una crisi momentanea e con effetti meno negativi rispetto al passato. È quanto emerge da un’indagine di Ey Private, condotta lo scorso marzo su 100 aziende.

Tra gli investimenti necessari, per far fronte all’attuale contesto complesso e volatile, chiarisce il report, le aziende italiane puntano su talento e competenze (25%), tecnologie digitali (23%) e sostenibilità (37%).

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Pnrr troppo complicato

Il Pnrr, poi, rappresenta una forte leva per gli imprenditori, ma il 42% ritiene necessario semplificare l’accesso alle misure, in quanto gli investimenti in tecnologia legati al Piano non hanno avuto lo slancio atteso.

I numeri sono stati illustrati in occasione dell’apertura delle candidature per la XXVI edizione del premio L’imprenditore dell’anno, ideato da Ey e rivolto a chi è alla guida di aziende attive da almeno tre anni, con sede legale in Italia e con un fatturato pari o superiore a 40 milioni di euro.

«Da 26 anni - afferma il responsabile Italia del premio, Enrico Lenzi - questo riconoscimento celebra le grandi storie delle imprese del nostro Paese. Proprio il fattore umano è uno degli elementi maggiormente messi in evidenza dagli imprenditori intervistati».

Italia resiliente

Nonostante l’attuale momento storico, afferma Paolo Zocchi, private leader di Ey in Italia, «sia influenzato da eventi straordinari, l’Italia si mostra resiliente e l’imprenditoria del nostro Paese continua a registrare successi marcando una costante crescita».

Per il 34% degli imprenditori intervistati, prosegue Zocchi, «il segreto di questo successo italiano risiede nella forte flessibilità dimostrata dalle nostre risorse nel trovare velocemente soluzioni innovative».

Secondo l’indagine, Industria 4.0 e digitalizzazione aziendale sono tra le priorità degli imprenditori: il 25% ritiene fondamentale la formazione in materie digitali per colmare lo skill gap; il 24% vorrebbe ripensare i processi produttivi in ottica sempre più digitale e interconnessa.

Necessario attrarre talenti

Per gli imprenditori è, inoltre, necessario attrarre talenti attraverso percorsi di carriera basati sulla meritocrazia (37%) e ambienti di lavoro inclusivi (28%) che prevedano nuovi programmi di welfare per tutti i dipendenti.

Analogamente, una comunicazione centrata sui valori aziendali e temi quali la sostenibilità, gender equality e valorizzazione delle diversità è ritenuta una leva di attrazione soprattutto per le nuove generazioni.

Oltre alla flessibilità, circa la metà degli intervistati sostiene che la forza e la possibilità di riconoscere il brand made in Italy, unitamente alla capacità di rivedere il business model con efficienza e rapidità, siano elementi cruciali per poter competere a livello internazionale.

Pubblico indietro sul digitale

Per quanto riguarda l’innovazione digitale, gli investimenti privati in data management, in Italia, sono in crescita ma il Paese sconta arretratezza nelle competenze e nei servizi digitali della pubblica amministrazione.

In particolare, il 26% delle aziende ritiene prioritario investire in data analytics a supporto dei processi decisionali strategici, in un percorso di implementazione di strategie soprattutto commerciali data driven, ovvero basate sui dati.

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